Omelia del giorno di Natale (25 dicembre 2000)
 Pronunciata in basilica di San Marco
25-12-2000

Carissimi,
Buon Natale a tutti!

1. La liturgia dà voce alla nostra festa: ‘Prorompete in canti di gioia…perché il Signore ha consolato il suo popolo’ (1^ lett.)
‘Egli ha manifestato la sua salvezza’
e si è ricordato del suo amore’
Tutti i confini della terra hanno veduto
la salvezza del nostro Dio” (Salmo 97)

La ragione di questa gioia ci è stata svelata nella celebrazione della notte appena passata. Ha proclamato il Vangelo: ‘Mentre Giuseppe e Maria si trovavano a Betlemme per il censimento, si compirono per Maria i giorni del parto. Ella diede alla luce il suo primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo’ (Cfr Lc 2,7).
Quel bambino è il figlio di Dio fatto uomo: fatto uomo per rivelarci il vero volto di Dio; se volete, il cuore del Padre.

2. Di fatto Dio si era già rivelato agli antichi padri mediante parole umane. Dio è troppo grande e troppo alto perché noi lo possiamo vedere così come Egli è.
Quando venne il tempo stabilito ‘ l’abbiamo ascoltato nella seconda lettura ‘ Dio ci ha parlato nel Figlio.
Dire ‘nel Figlio’, vuol dire in Gesù: cioè nella ‘carne’ di Gesù. E’ l’annunzio grande del Vangelo di Giovanni che noi abbiamo appena ascoltato: ‘Il Verbo è divenuto carne e ha messo la tenda in noi’.
Il Figlio di Dio, in tutto uguale al Padre, ‘abita’ nella ‘carne’, cioè nell’umanità concrita corpo; è la ‘persona’ di Gesù. Dire che il Figlio di Dio, in tutto uguale al Padre, abita in Gesù, è dire che Gesù, in tutto quello che dice e fa, ci rivela il Padre: ci parla di Lui, ce lo narra.
Per questo l’evangelista, dopo aver affermato ‘il Verbo è divenuto carne’, commenta: ‘ E noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e verità’.

3. Il brano di Giovanni che abbiamo ascoltato è una contemplazione del mistero del Natale: uno scambio fra Dio e l’uomo che ci riempie di stupore.
L’uomo non perde nulla della sua umanità, ma in quest’umanità è Dio che agisce ed ogni fibra, ogni istante, ogni parola di Gesù è del Figlio e rivela il Padre.
Ma anche Dio non perde nulla della sua divinità: ma tutto ciò che il figlio è e vuole rivelarci di sé, lo fa attraverso l’umanità di Gesù. Si, uno scambio stupendo, che Dio solo può fare.
A Natale, quando Maria dà alla luce Gesù, questo mistero nascosto nel cuore di Dio viene rivelato all’uomo.
E mentre viene rivelato, viene anche annunziato l’epilogo di questo mistero stupendo: la Pasqua. Il Figlio di Dio si fa uomo, per potersi offrire sulla croce. Dice infatti Giovanni, nel testo che abbiamo ascoltato, che ‘i suoi non l’hanno accolto’.
Dentro queste parole c’è la croce; ma la croce, nella storia del Figlio di Dio, non è pensabile senza la Risurrezione.

4. Dalla contemplazione di questo mistero del Natale, vorrei trarre alcune brevissime conclusioni.

4.1 Di fronte all’evento di Betlemme bisogna inginocchiarsi nell’adorazione ispirata dalla fede.
La fede è dono di Dio, da chiedere nella preghiera. La fede non ce la diamo noi, non è frutto della commozione o del ragionamento: si crede per grazia.
La grazia si chiede a Dio pregando, ringraziando e benedicendo.
4.2 Il Natale ci svela che Dio è presente nella storia dell’uomo: in tutti i tempi, in molti modi, accanto ad ogni uomo, senza alcuna distinzione, per salvare.
Dio vuol salvare, perché ama. Questa è la verità che come arco avvolge tutta la storia: Dio è amore, il Natale ce lo svela: Gesù è venuto non per condannare, ma per salvare.
All’unica condizione che noi apriamo il cuore. Ma Egli bussa, instancabilmente e con ineffabile dolcezza bussa, perché gli apriamo.

4.3 Che consegna ci fa Dio Padre dandoci suo Figlio come fratello?
La consegna è che noi ci sentiamo solidali con ogni uomo, come lo è Gesù. Il mistero del Natale è il fondamento della solidarietà di un credente con tutti gli uomini, senza nessuna esclusione: esso è il gesto con cui Dio, abbracciando il Figlio, abbraccia tutti gli uomini. Posso io rifiutare uno che il Padre abbraccia insieme a me?
La solidarietà, il rifiuto dell’esclusione, la scelta etica della sobrietà a fronte della miseria di tanta parte dell’umanità, la vicinanza alle famiglie gravate da ammalati, da disabili, da ex-manicomiali, l’accompagnamento affettuoso degli ammalati conclamati di AIDS, l’assistenza degli anziani, specie non autosufficienti, hanno le loro radici nella grotta di Betlemme.
Consegna del Natale è anche la pace fra gli uomini: noi oggi sentiamo la violenza che si consuma nella Terra Santa e a Betlemme come una negazione del Natale. La solidarietà e la pace sono la vera grotta di Betlemme, dove abita Gesù bambino.

4.4 E chiudo dicendo che l’ultima parola di Dio su ogni uomo ‘ sulla nostra storia ‘ è l’Amore. Perché Dio è Amore. E dove c’è Amore, lì c’è Dio.

Buon Natale a tutti.