Omelia alla Messa per la Mostra del Cinema (1 settembre 2002)

 Basilica di San Marco, domenica 1 settembre 2002, ore 11.00. Scarica in allegato i testi in italiano e in inglese e le foto
01-09-2002

Basilica Patriarcale di San Marco Venezia, 1 settembre 2002
SANTA MESSA TRASMESSA IN DIRETTA SU RAI 1

XXII Domenica del Tempo Ordinario
Ger 20,7-9; Sal 62; Rm 12,1-2; Mt 16, 21-27
OMELIA DEL PATRIARCA S. E. MONS. ANGELO SCOLA

1. «Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà». Non ci è difficile immaginare lo sconcerto che questa sentenza, proclamata da Gesù con inequivocabile chiarezza, avrà suscitato nei suoi discepoli. Anche noi, dopo 2000 anni, abbiamo la stessa loro reazione di sorpresa per non dire di scandalo. Perché correre il rischio di perdersi in nome di una semplice promessa di felicità futura?
Eppure basterebbe guardare con lealtà alla nostra esperienza per riconoscere nelle parole di Gesù una verità che ci è, in un certo senso, familiare. Tutti noi vi percepiamo la legge che permette al desiderio di felicità che abita il nostro cuore di attuarsi. Fin da bambini, ogni bisogno ci spinge a domandare soddisfazione all?altro con cui siamo obiettivamente in rapporto (la madre, il padre e – più tardi – l?amico, la sposa, lo sposo…). Così veniamo introdotti nell?esperienza dell?amore che trasforma il bisogno in desiderio. Il nostro io si desta, si muove e si compie solo per l?irresistibile attrattiva di un tu. Ma in questo sporgerci verso l?altro inevitabilmente perdiamo qualcosa di noi stessi.
L?altro, infatti, è sempre diverso da me. Ultimamente non lo posso manipolare, dominare, possedere. È, per l?appunto, un altro. Perché il mio volto si compia devo accettare il posto dell?altro.
L?affermazione di Gesù – «chi perde la propria vita la ritrova» – ci svela la strada maestra – per questo ho parlato di legge – che porta alla soddisfazione del desiderio. Chi ama conosce bene questa strana, positiva forma di rinuncia.

2. Se noi ora avessimo il tempo di percorrere i mosaici custoditi ed ammirati da secoli in questa fulgida basilica, incontrerem

mo una delle più imponenti documenta

zioni di questa singolare legge del desiderio. Cosa vi si narra? La vicenda storica di Gesù Cristo e dei suoi amici, da Adamo fino a San Marco ed oltre. Nelle diverse scene, rappresentate lungo le navate e sulle cupole, si susseguono numerosi attori – protagonisti di primo piano o semplici comparse – per raccontarci come, nella loro esperienza umana, hanno vissuto la legge del ?perdersi per ritrovarsi?.
Ma ascoltiamo direttamente Gesù, attraverso il brano del Vangelo di oggi: «Se qualcuno vorrà venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». ?Voler andare dietro?, ?seguire?. Questi verbi descrivono la fisionomia concreta di un?amicizia, in cui l?esigente legge del desiderio perde ogni sapore astratto e formale. Assume il volto di una persona, amabile e amata: Gesù di Nazareth, che ha dato la Sua vita per noi e ci invita a seguirLo e a stare con Lui. Il Suo amore indomabile ci libera da ogni timore. Egli ci ripete: «Non abbiate paura. Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.» Sempre – perfino nella prova drammatica della malattia e della morte, quando il perdersi sembra avere il sopravvento – noi viviamo la speranza certa di ritrovarci nell?abbandono fiducioso al Suo abbraccio.

3. L?arte del cinema, in un certo senso, riprende ed amplifica la straordinaria potenza narrativa dei mosaici marciani. Anch?essa infatti racconta, attraverso l?immagine, l?umana avventura. Anzi, grazie alle risorse strabilianti dell?era digitale, il cinema può condurre lo spettatore ad una inedita immedesimazione con l?antico eppure sempre nuovo dramma dell?uomo. Il cinema, quando è autentica forma d?arte, ci aiuta a capirci.
Ma, anche per gli uomini del cinema, vale la legge del desiderio: ?perdersi per ritrovarsi?. Per toccare le corde più profonde della libertà degli spettatori, essi devono rischiare la propria libertà con la promessa di Infinito che la realtà, gli uomini e le loro vicende sempre racchi
ud
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o. Né la fuga nel puro
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tu
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e, né il fermarsi all?ingombrante apparenza, infatti, sanno com-muovere. E alla fine decretano anche l?insuccesso di un film. Il segno distintivo dei grandi dello spettacolo sta invece in quell?autentica capacità critica che Paolo sintetizza nella Seconda Lettura di oggi: «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi».
Seguire Gesù significa accettare di essere trasformati per poter imboccare la strada della soddisfazione del desiderio, proprio ed altrui. Non ci invitano a questo l?audacia e la forza del leone di San Marco?

Homily of the Patriarch His Excellency Mgsr. Angelo Scola

1. ?For whoever would save his life will lose it, and whoever loses his life for my sake will find it..? It?s not difficult to imagine how disconcerting this pronouncement, proclaimed by Jesus with unequivocal clarity, must have been for his disciples. We too, after 2000 years, are surprised, if not scandalised by it. Why should one run the risk of losing oneself for the sake of a simple promise of future happiness?
And yet, it would be enough to take a sincere look at our own experience in order to recognise in Jesus? words a truth that is, in a certain sense, familiar to us. We all perceive the law the allows the desire for happiness that dwells in our hearts to be enacted. Right from our infancy, our every need pushes us to ask whoever we are objectively in a relationship with for satisfaction (our mother, father and ? later on ? our friends, wife or husband?). Thus we are introduced to the experience of love which transforms our need into desire. Our I awakens, moves, and is fulfilled only by the irresistible attraction of a you. But in this leaning towards the other, we inevitably lose something of ourselves.
Indeed, the other is always different to me. Ultimately, I cannot manipulate, dominate or possess him or her. The other is, precisely, an other. For my countenance, my inner self to be fulfilled, I must accept
the other?s place.

Je
sus?
sta
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nt ? ?whoever loses his life will find it? reveals to us the way to go ? this is why I spoke of a law ? which leads to the satisfaction of desire. Whoever loves knows well this strange, positive form of renunciation.

2. If we now had the time to look carefully at all the mosaics, carefully tended and admired for centuries in this splendid basilica, we would meet one of the most imposing documentations of this singular law of desire. What is narrated in these mosaics? The historical recount of Jesus Christ and his friends, from Adam to St Mark and beyond. In its various scenes, depicted in the nave and the cupolas, one actor after another ? whether leading lights or simply ?extras? ? tell us how, in their human experience, they have lived the law of ?losing oneself in order to find oneself?.
But let us listen directly to Jesus, through today?s Gospel: ?Whoever would come after me, let him deny himself, take up his cross and follow me?. ?Come after?, follow. These verbs describe the concrete physiognomy of a friendship, in which the demanding law of desire loses any abstract or formal taste it may have had. It assumes the form and face of a person, a lovable and loved person: Jesus of Nazareth, who gave His life for us and invites us to follow Him and stay with Him. His indomitable love frees us from any fear. He repeats to us: ?Be not afraid, I am with you every day, until the end of the world.? Always ? even in the dramatic trial of illness and death, when losing oneself seems to have the upper hand ? we live the certain hope of finding ourselves by entrusting ourselves to His embrace.

3. The art of cinema, in a certain sense, takes up and amplifies the extraordinary narrative power of the basilica?s mosaics. Through images, it too recounts the human adventure. Or rather, thanks to the amazing resources of the digital age, cinema can lead the spectator to an unheard of identification with the age-old yet ever-new drama in
man?s lif
e. Whe
n it i
s a ge
nuine
art form, cinema helps us to understand ourselves.
But the law of desire – ?losing oneself in order to find oneself? – holds true for those who work in cinema too. In order to touch the deepest strings of the spectator?s freedom, they must risk involving their freedom with the promise made by the Infinite, which is held within reality, men and women and all their human matters. Neither the flight into the purely virtual, nor stopping at the cumbersome appearance of things can move the spectator. And, in the end, they declare the lack of success of a film. The distinctive mark of the great in the world of show-business lies in the authentic critical capacity summed up by Paul in the Second Reading today: ?Do not be conformed to this world but be transformed by the renewal of your mind?.
Following Jesus means accepting to be transformed so as to be able to go down the path of the satisfaction of desire, both one?s own and that of others. Do the boldness and the strength of the lion of St. Mark not invite us to this?

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