BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO
MESSA IN COENA DOMINI
Es 12,1-8.11-14; Sal 115; 1Cor 11,23-26; Gv 13,1-15
OMELIA DI S.E.R. CARD. ANGELO SCOLA, PATRIARCA DI VENEZIA
Venezia, 24 marzo 2005
1. «Nella notte in cui veniva tradito il Signore Gesù prese del pane’ lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo, che è per voi’» (1Cor 11,23-24). Mistero abissale di una libertà veramente sovrana, quella di Gesù. Mentre veniva consegnato per essere messo a morte si consegna a noi. In questo scambio inaudito e ineguale l’amore di Cristo cambia la storia. Durante l’Ultima Cena Gesù, inventando il gesto più geniale di tutta l’umanità, ha mutato la natura della memoria.
La memoria non è più solo ricordo, per quanto intenso, di fatti carichi di imperituro significato. Così fu per il popolo degli Ebrei: «Questo giorno sarà per voi un memoriale’ di generazione in generazione lo celebrerete come un rito solenne» (Es 12, 14). Il rito della cena pasquale ebraica è consegnato alle generazioni perché custodiscano nel tempo il ricordo incancellabile dell’evento della loro liberazione.
Nell’Eucaristia la memoria non è solo ricordo, ma è l’attualizzarsi dell’opera per eccellenza: la morte e la risurrezione del Verbum caro.
2. Nella drammatica consapevolezza della sua ora («sapendo che era giunta la sua ora» (Gv 13, 1) ‘ l’ora del tradimento -, Gesù investe il gesto più semplice e necessario dell’umana esperienza ‘ il mangiare ed il bere ‘ della più totale offerta d’amore. Quella di cui solo Dio è capace. Prende il pane ed il calice di vino, si identifica con essi («questo è il mio corpo’ questo è il calice del mio sangue»), si offre ai Suoi in cibo e bevanda.
Questa sera, festa dell’istituzione dell’Eucaristia noi, qui ed ora, veniamo trascinati nel profondo delle viscere misericordiose di Dio. Nonostante la nostra pochezza, attraverso il sacramento siamo afferrati dal Mistero vivente.
3. La memoria intesa come l’accadere qui ed ora della morte-risurrezione di Gesù esalta così al massimo grado la nostra libertà. Lo coglie, con la consueta perspicacia, Agostino quando scrive: «O sacramento dell’amore di Dio! ‘ Chi vuole vivere ha dove vivere, ha di chi vivere. Si accosti, creda, sia unito al corpo di Cristo per divenire vivo» («O sacramentum pietatis!’ Qui vult vivere, habet ubi vivat, habet unde vivat. Accedat, credat, incorporetur ut vivificetur», In Io. Ev. tr. 26, 13).
«Fate questo in memoria di me». Partecipare con umile devozione alla mensa eucaristica diventa allora il gesto più espressivo della persona. Infatti ogni aspetto della nostra vita trova qui la possibilità di compiersi. L’esistenza cristiana, dice il Papa, ha una forma eucaristica (Lettera ai Sacerdoti per il Giovedì Santo 2005).
4. Il memoriale della Pasqua è il cemento che fa dei nostri Fratelli maggiori ebrei un popolo. La memoria eucaristica fa di noi cristiani una ‘realtà etnica sui generis’ diceva Paolo VI. Dall’Eucaristia la comunione infatti investe come criterio di vita nuova tutta quanta la comunità cristiana. I cristiani non sono degli individui, ma sono persone di comunione. Avendo in comune Gesù Cristo tendono a mettere in comune tutto di se stessi. Le comunità parrocchiali diventano in tal modo luoghi concreti di bellezza, di bontà e di verità. I cristiani possono dire ad ogni uomo che incontrano: ‘Vieni da noi e vedi; prendi parte come Pietro e gli apostoli alla vita stessa di Gesù’.
5. In ogni sacrificio eucaristico che continuamente viene riproposto ad ogni latitudine e longitudine, il sacerdote suggella la consacrazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo con le solenni parole: «Per voi e per tutti». «Il corpo e il sangue di Cristo sono dati per la salvezza dell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini. È una salvezza integrale e al tempo stesso universale, perché non c’è uomo che, a meno di un libero atto di rifiuto, sia escluso dalla potenza salvifica del sangue di Cristo’» (Lettera ai sacerdoti 2005, 2). L’Eucaristia, attraverso il cristiano e la comunità, è per il bene di tutti i fratelli uomini. Di tutti indistintamente.
6. Della potenza salvifica dell’Eucaristia noi siamo chiamati ad essere testimoni. Come? Mettendoci all’umile sequela del nostro Salvatore. Imitandone l’esempio. Il rito della lavanda dei piedi ce lo ricorderà fra poco. «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi» (Gv 13, 15).
«Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: che vi amiate a vicenda, come io ho amato voi» (Gv, 13, 34, Canto al Vangelo). Ma è evidente che di questa immedesimazione, che implica una ‘misura senza misura’ nell’amare, noi saremmo del tutto incapaci. Non illudiamoci: l’amore non è la nostra commossa generosità. Lo riceviamo in dono dallo Spirito del Signore risorto attraverso l’Eucaristia. Dove non brilla la logica del sacramento non c’è vero e definitivo amore. Per questo accostarsi al corpo e al sangue di Cristo domanda penitenza. Il sacramento dell’Eucaristia è indisgiungibile dal sacramento della Penitenza. Non a caso Paolo ci supplica: «Lasciatevi riconciliare con Dio».
7. Per riconoscere la gratuità abissale del dono eucaristico dobbiamo avere la paziente umiltà di lasciarci educare attraverso gesti concreti. Il principale fra questi è la partecipazione fedele all’Eucaristia domenicale. Ma dovrebbe rinascere tra noi l’usanza di frequentare l’Eucaristia anche qualche giorno feriale. Così come dobbiamo rinnovare con fede la pratica dell’Adorazione Eucaristica. Riprendiamo anche un gesto caro alla fede semplice ma robusta dei nostri padri e delle nostre madri: la visita al Santissimo Sacramento.
8. «’Ave, verum corpus natum de Maria Virgine, / vere passum, immolatum, in cruce pro homine!’. Dice il Papa nella Ecclesia de Eucharistia: «Qui c’è il tesoro della Chiesa, il cuore del mondo, il pegno del traguardo a cui ciascun uomo, anche inconsapevolmente, anela» (59). Vero corpo e vero sangue, vero cibo e vera bevanda perché nato da Maria Vergine nella storia, perché ha patito, si è immolato sulla croce. E tutto questo in nostro favore.
Eucaristia in Coena Domini: memoria vivente di Gesù Cristo presente qui ed ora. Come mendìchi supplichiamo il Padre di essere degni di tanto mistero. Amen.