Omelia alla Messa di Capodanno 2001 (1 gennaio 2001)
 Celebrazione in Basilica di S. Marco
01-01-2001

Carissimi,

1. siamo entrati ormai nel nuovo anno e siamo qui per invocare la benedizione del Signore e la guida costante dello Spirito Santo.
La Chiesa inizia il nuovo anno celebrando la divina maternità di Maria, immergendoci quindi nel mistero del Figlio di Dio che si fa uomo, nostro fratello e nostro compagno di strada. In tal modo la Liturgia della Chiesa stende sui nostri giorni l’arcobaleno della speranza. Se il Figlio di Dio, abita la nostra storia, essa non è più una storia ‘perduta’, ma una ‘storia di salvezza’: noi però,mediante la fede, dobbiamo aprire il cuore ad accoglierla.

2. Nella prima lettura la parola del Signore ha proclamato la grande benedizione di Dio sul nostro nuovo anno: ‘Il Signore vi benedica e vi protegga, faccia brillare il suo volto su di voi e vi sia propizio, rivolga su di voi il suo sguardo e vi dia la pace’ ( Cfr Nm 6,22-27).
La seconda lettura (Gal 4, 4-7) ha proclamato l’evento dell’Incarnazione: quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che noi siamo figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nel nostro cuore lo Spirito di suo Figlio che grida ‘Abbà, padre’.
Il Vangelo è la continuazione dell’annuncio della notte di Natale e proclama la gioia dei pastori che trovano Gesù, con Maria e Giuseppe, proprio come avevano detto gli angeli. E poi se ne tornano a casa glorificando e lodando Dio.Proclama anche il silenzio di Maria che serbava nel suo cuore tutto quanto accadeva, meditandolo; proclama infine il rito della circoncisione con cui Gesù viene iscritto nel suo popolo, nello stesso tempo gli viene imposto il nome che indica la sua missione di salvatore.

3. Nella luce della parola di Dio possiamo fare alcune riflessioni capaci di orientare l’anno che ci sta dinanzi, che è anche l’inizio di un nuovo millennio.

3.1 Nella benedizione, proclamata nella prima lettura, Dio ci promette la pace. La pace -Salom – è la pienezza dei beni propri del Messia, sempre presentato come il ‘Principe della pace’. L’apostolo Paolo, nella lettera ai cristiani di Efeso, afferma che Gesù ‘è lui stesso la pace’, venuto per demolire i muri che separavano gli uomini (Cfr Ef 2,14).
Oggi la Chiesa celebra in tutto il mondo ‘La giornata della pace’: una pace invocata, desiderata ardentemente da tutti, ma così lontana!
La mancanza di pace ci ferisce sempre; ma quando la violenza attraversa proprio la terra di Gesù noi avvertiamo di essere personalmente coinvolti. La preghiera del salmo: ‘Domandate pace per Gerusalemme’ attraversa il cuore di tutti i credenti. La guerra in Terra Santa è anche una nostra sconfitta.
Penso anche alle lotte tribali e alle violenze fondamentaliste che si consumano in Africa e agli odi violenti ed efferati contro le comunità cristiane nell’estremo oriente.
La causa della pace deve diventare una delle nostre convinzioni più condivise nelle sue ragioni e nella prassi: a cominciare dalla nostra vita in famiglia, per trasmettersi in cerchi sempre più larghi e con l’impegno di tutti, all’intera convivenza civile: ciascuno con le proprie possibilità e responsabilità.

3.2 L’Incarnazione del Figlio di Dio e la sua presenza nella storia dell’uomo, accanto ad ogni uomo, sono anche il fondamento d’una esigenza etica di solidarietà che, come cristiani, non possiamo eludere. Senza solidarietà non c’è pace. Senza solidarietà le differenze diventano abissi di incomprensione e di odio che spesso sfociano nella guerra.
Qui si colloca, fra le molte implicanze, l’urgenza d’una nuova cultura di fronte al problema dei flussi migratori: un problema da noi mai conosciuto nelle proporzioni con cui oggi si presenta; un problema che non si può moralmente accantonare, che richiede un forte e saggio impegno legislativo che regoli i flussi in modo da poterli integrare in una convivenza civile solidale.
Ma anche questo esige da tutti, e specialmente da noi cristiani, una cultura dell’accoglienza e della solidarietà ‘ Gesù a Betlemme non venne accolto ‘ e insieme l’intelligenza delle differenze e la coscienza forte della propria identità civile e religiosa, per non cadere nell’indifferenza rispetto al proprio patrimonio di fede e di civiltà.

3.3 Infine il dovere della solidarietà che, per un credente, trova cogenti motivazioni anche nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, ci pone di fronte alla realtà d’una grande parte dell’umanità che si trova in condizioni di inammissibile povertà, senza trascurare i poveri che vivono accanto a noi e in mezzo a noi.
Coi mezzi della comunicazione di oggi non si può più dire: noi non sapevamo! Questo – se vogliamo onorare il Vangelo – non può non influire sul nostro stile di vita: certi sprechi e dissipazioni del denaro non sono compatibili con le esigenze della nostra partecipazione all’Eucaristia. Chi condivide il pane eucaristico, deve condividere anche il pane terreno. Il ‘mettere un posto di più a tavola’ non è solo uno slogan, ma é un modo autentico di concepire la nostra vita cristiana.

4. Facendo questi richiami, a cui ci invita con forza il Santo Padre nel messaggio per ‘La giornata della pace’, io non intendo rattristare il nostro inizio d’anno,ma spalancare i cuori alla bellezza del pensare e del vivere sulla misura con cui è vissuto il Figlio di Dio fatto uomo. Gesù è venuto ad annunziare che il ‘Regno di Dio è in mezzo a noi’: esso è la buona novella che ogni uomo è Figlio di Dio, da lui perdutamente amato e, proprio per questo, è anche nostro fratello: la comunione, la solidarietà, la condivisione, prima di essere doveri, sono la somiglianza con Dio in noi, partecipazione alla sua stessa vita.
La Santa Madre di Gesù ci aiuti a vivere come veri discepoli di Gesù e ce ne ottenga il gusto e la gioia.

Buon Anno a tutti!