Omelia alla Festa della Famiglia (20 gennaio 2002)
Basilica di S. Marco, domenica 20 gennaio
20-01-2002

FESTA DELLA FAMIGLIA
San Marco, 20 gennaio 2002
(II Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Is 49, 3.5-6; 1Cor 1,1-3; Gv )

Carissimi Sposi,

1. siete convenuti in San Marco per la festa della famiglia; con voi ci sono molti vostri figli piccoli. Sono presenti anche alcuni parroci.
Vi saluto tutti.
Con voi saluto tutte le famiglie del nostro territorio, in particolare quelle che sono in difficoltà o sono provate dalla sofferenza. In questo momento io le presento al Signore: con voi pregando e intercedendo per loro.

Voi lo sapete: è l’ultima volta che io presiedo la celebrazione della festa della famiglia. Essa è sempre stata per me un momento di grande consolazione. L’impegno a favore del matrimonio cristiano e della famiglia, è stato un assillo costante del mio ministero.
Oggi io benedico il Signore perché, grazie all’impegno di molti – in particolare della Commissione per la pastorale del Matrimonio e della Famiglia e del suo Direttore, don Silvio – la sensibilità della nostra Chiesa su questo grande dono di Dio è maturata e largamente condivisa. Una strada ormai è aperta; su di essa il Signore viene nel mondo, e noi dobbiamo andargli incontro.
Io però, pur avendo poco tempo a mia disposizione, non voglio privarvi d’una attenzione forte alla Parola di Dio. Voi me ne fate sentire l’urgenza anche nella richiesta rivolta a me di consegnarvi solennemente la Bibbia, perché sia il centro della vostra vita.

2. Il Vangelo di oggi ci mette di fronte a due figure: Gesù, all’inizio del suo ministero, e Giovanni Battista, che gli rende la sua testimonianza.
Gesù si è già fatto battezzare da Giovanni. Con quel gesto ha voluto esprimere la missione ricevuta dal Padre di farsi solidale con l’umanità peccatrice, prendendola sulle proprie spalle: Lui, l’innocente che non conosceva il peccato. Giovanni ha visto lo Spirito discendere su Gesù e ha udito le parole del Padre che lo ha proclamato suo Figlio: “Questo è mio figlio, il prediletto”.

Ora Giovanni lo vede
di nuovo e non può trattenersi dal proclamare: “Ecco l’agnello di Dio, che porta (e toglie) il peccato del mondo”!
Io vorrei soffermarmi su questa testimonianza per sottolinearne la potenza: qui c’è tutto il mistero e la missione di Gesù. Egli è l’agnello, cioè la pasqua del mondo, il passaggio dal peccato a Dio, dalla lontananza da Dio alla filiazione adottiva. Guardando all’agnello che porta il nostro peccato il Padre ci salva.

Cari sposi, io vi domando: Gesù è presente nella vostra vita?
Ditemi: si può vivere da sposi cristiani senza la grazia di Gesù; se non posiamo con totale fiducia lo sguardi su di lui; se non gli tendiamo la mano come gli apostoli nel lago in tempesta: “Signore, se tu non ci salvi, noi affondiamo”?
Nella vita di uno sposo cristiano la fede nella divina persona di Gesù “vivo davanti a me”, nostro fratello, nostro buon samaritano, nostro compagni di fatica’è tutto.
Ma ce ne ricordiamo?
Lo preghiamo?
La domenica, alla Messa ci andiamo con la voglia di incontrarlo, in quel modo assolutamente unico e singolare che è l’Eucaristia?

3. Vorrei riflettere con voi anche sul contrasto che c’è fra l’Agnello – umile, mite, debole – e il peccato, il dramma del male presente nella storia.
Due mondi, in un contrasto irriducibile.
Di fronte alla strapotenza del male, Dio pone l’Agnello, cioè Gesù Crocifisso. Ma questo Crocifisso, questo sconfitto porta su di sé tutto il peccato e il dolore del mondo, per amore. E l’amore vince.
Perché l’amore viene da Dio, è vita divina: Dio è amore.
Pensiamo a quanto male c’è nel mondo: alla guerra, alle violenze, alle gravissime ingiustizie, al divario scandaloso fra popoli poveri e popoli ricchi’. Pensiamo al male morale che dilaga come un fiume limaccioso. Pensiamo alla violenza contro la vita innocente, talora ancora nel seno materno. Pensiamo a quanti muoiono a causa di attentati terroristici e della guerra.
Ma il mondo è sfuggito dalle mani di Dio?
No. Il mondo non è sfuggito dalle mani di Dio. Se l
a libertà dell’uomo impazzisce nel rifiuto di Dio, l’Agnello ama, porta tutto l’uomo peccatore. Dio in Gesù – Agnello ama questo mondo folle e bussa alla porta della sua libertà, perché si lasci salvare.

Cari sposi, voi partecipate a questo mistero dell’Agnello, voi siete nel mondo il segno dell’Amore che ama ostinatamente, guai se non ci fosse. Il mondo sarebbe spaventosamente povero.
Per questo talora sentite nella vostra stessa vita la violenza dello scontro fra l’Agnello e il peccato
Però – lo dovete credere – in voi c’è la grazia dell’Agnello immolato: lui vi vuole salvi e vincitori. Non abbiate paura: lasciate vivere l’Agnello di Dio, Cristo crocifisso, nella vostra vita.

4. Un’ultima cosa vorrei dirvi: grazie al vostro matrimonio, anche voi siete nel mondo, assieme a Gesù, l’Agnello che porta la debolezza dei vostri figli, di tante coppie in difficoltà; talora dell’altro coniuge.
Ricordatevi: o il mondo si lascia salvare dal matrimonio come Dio lo ha voluto, o il mondo si dissolve.
Nel matrimonio e nella famiglia il mondi si salva o si rovina.

Cari sposi: il signore vi chiama a questa missione, che è il vostro servizio, il vostro ministero di salvezza. Amandovi, donandovi l’un l’altro e donando la vita, amando la vostra famiglia voi celebrate nella vita quotidiana quella Pasqua di Gesù che salva il mondo.
La celebrate non in gesti straordinari, ma nella vita di tutti i giorni, la più umile e nascosta.
In tal modo voi dilatate a tutta la settimana l’Eucaristia della domenica e ne fate di voi stessi un sacrificio spirituale, lode vivente. Una Messa che continua tutta la settimana.

5. Cari sposi, congedandomi da voi io vi dico due cose in cui credo profondamente:

5.1 Voi, col matrimonio, siete tutti chiamati alla santità. Ma non cercatela in chissà quali cose. Dio voi lo incontrate e lo onorate nella vita di tutti i giorni.
Anzi, Gesù stesso abita la vostra vita. Come in Gesù, che era solo un bambino, c’era Dio, così nella vostra vita, che
è la vita ordinaria di due sposi – con le vostra gioie e le vostre croci, le vostre esuberanze e le vostre stanchezze, le vostre consolazioni e le vostre arrabbiature, col vostro temperamento -c’è Dio.
E sappiate che Dio stesso vi aiuterà a vivere distaccati dal peccato.

5.2 Voi avete una missione: di fronte alla famiglia così bistrattata dal mondo, di fronte ai coniugi in difficoltà, voi, nel silenzio del mistero della Chiesa, siete l’Agnello che porta il peccato del mondo. E, in Gesù e con lui, la vostra fedeltà intercede e salva.
Ripeto: non facendo chissà quali cose, ma vivendo la vostra vita di coniugi, di genitori, di cittadini.
Ricuperando ogni giorno nella preghiera e, quando è necessario, nel sacramento della penitenza, la vostra santità; nutrendola di Eucaristia e Parola di Dio.

Cari sposi, il vostro patriarca, in nome di Dio, vi chiama alla santità e alla missione.
Vi scongiura di avere fiducia nella grazia che vi è data. Dio è con voi, ogni giorno: per darvi forza, per perdonarvi, per darvi la forza del perdono reciproco, per spingervi al dono del vostro amore santo agli altri, perché vedendovi credano che l’amore cristiano è bello ed è possibile, e così diano lode a Dio.