Omelia al pellegrinaggio diocesano dei Ragazzi a Roma nella S. Messa domenicale a S. Andrea della Valle (21 aprile 2013)
21-04-2013
 

Pellegrinaggio diocesano dei Ragazzi a Roma

S. Messa domenicale a S. Andrea della Valle (Roma, 21 aprile 2013)

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia[1]

 

 

 

 

‘Che cosa sarà del mio futuro?’. Questa domanda io me la sono sentita porre al termine del primo momento del nostro pellegrinaggio da uno di voi ed, anzi, avrei piacere di poterlo incontrare di nuovo perché non saprei come rintracciarlo…

‘Che cosa sarà del mio futuro?’. È la domanda affascinante, è la domanda più bella che un vescovo, un sacerdote, un battezzato, possa sentirsi porre dopo un’altra domanda che viene prima di questa: ‘Dimmi chi è Gesù’!

Ma nella domanda ‘Che cosa sarà il mio futuro?’, posta in quella circostanza, era implicita anche l’altra: ‘Che cosa vuole da me Gesù?’.

‘Che cosa sarà del mio futuro? Che cosa sarà il mio futuro?’. Questa è la grande consegna che il pellegrinaggio diocesano nell’Anno della Fede dei ragazzi e delle ragazze della cresima di Venezia vi lascia.

Siete – siamo – venuti a Roma, la città di Pietro e di Paolo. E allora facciamo attenzione, perché questi due apostoli – questi due innamorati del Signore, questi uomini che l’hanno seguito fino alla fine – ci dicono qualcosa di particolare per rispondere alla domanda ‘Che cosa sarà il mio futuro?’.

Dio può entrare ed entra nella vita di un uomo, di una donna, di voi ragazzi, in modi diversi. Nella vita di Pietro è entrato nel modo più soffice e morbido possibile. Pietro – lo sapete – aveva un fratello, Andrea (è quello che vedete alle mie spalle). Andrea, con Giovanni, incontra Gesù ed il Battista dice ad Andrea e a Giovanni: è Lui quello che deve venire, è Lui che vi può dare la felicità.

Perché Gesù non è quello che ci toglie qualcosa – come alcuni adulti ci fanno credere -, è colui che ci dà tutto, se lo seguiamo. E ci rende felici. E noi preti dovremmo dirvelo di più, con la vita nostra e anche con l’annuncio.

Gesù entra nella vita di Pietro nel modo più soffice possibile perché Andrea torna a casa e gli dice: guarda, Pietro, abbiamo trovato il Messia! Pietro, che è un entusiasta, vuole andare a vedere e Gesù, che non ha bisogno del parere degli uomini per sapere quello che deve fare, lo guarda e gli dice: Simone, tu ti chiamerai Pietro. Un modo molto soffice e molto morbido. Dio entra nella vita di Pietro attraverso dei fatti ordinari.

Ma Roma è anche la città di Paolo: abbiamo ascoltato la conversione di Paolo. Dio entra nella vita di quest’uomo intelligente, volitivo, determinato, che aveva fatto una scelta radicale contro quella nuova via, contro Gesù. Gesù entra nella sua vita facendolo cadere, buttandolo nelle tenebre dell’oscurità, e gli parla: perché mi perseguiti? Ma chi sei tu?

Allora, ragazzi: nella vostra vita Dio sa come entrare, a Dio non manca la fantasia. E proprio la fantasia, che è soprattutto della vostra età, vi deve aiutare a rispondere e a capire la fantasia di Dio. Dio – è la seconda consegna di questo pellegrinaggio – entra, chiede di entrare nella vostra vita.

Ma ritorniamo alla domanda iniziale del vostro coetaneo: ‘Patriarca, che cosa sarà il mio futuro?’. Io gli ho risposto: ‘Quello che tu vorrai!’. Si, quello che tu vorrai.

Dio bussa alla nostra porta. Ed allora qui viene in mente – a voi e a me – l’episodio del giovane ricco. Un giovane – che aveva un pochino più dell’età media vostra, ma poco di più – va da Gesù e gli dice: Maestro, cosa devo fare per avere la vita eterna. Guarda: devi fare questo’  E lui: Maestro, ma io questo già lo faccio da quando sono bambino’     

Ed allora Gesù – e questo punto è importante – lo fissò negli occhi, lo amò, e gli disse: ‘Se vuoi, seguimi!’. Sono tre paroline dirompenti: ‘Se vuoi, seguimi’.

La prima: devi essere una persona libera, devi liberarti dalle cose che ti legano. Attenzione: chi vi dice ‘sei ancora troppo piccolo, a queste cose penserai dopo, adesso pensa a divertirti, a vivere il quotidiano” non vi dice la cosa bella e, soprattutto, non vi dice la cosa vera.

Vedete, noi cristiani abbiamo due esempi: sono davvero ‘gli esempi’. La Madonna, Maria di Nazareth, è stata visitata da Dio che aveva quattordici / quindici anni, la vostra età. Non ha detto: sono ancora piccola, ci penserò dopo, adesso devo fare quello che fanno le altre adolescenti di Nazareth… Il Vangelo di Luca ci dice anzi che Maria – con passo frettoloso – andò dalla cugina Elisabetta. Era il segno di Dio! Tua cugina ha concepito un figlio, pur essendo vecchia, e questo è il sesto mese per lei che dicevano sterile’

E l’altro esempio, ancora più grande di questo, è Gesù al Tempio che parla tra i dottori. Giuseppe e Maria l’hanno perso e, quando Maria dice ‘Perché ci hai fatto questo?’ e lui risponde ‘Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?’, Gesù aveva dodici anni.

Ragazzi, il buon giorno si vede dal mattino. Voi siete al mattino della vostra vita e siete il mattino della Chiesa. Questa è la terza consegna del nostro / vostro pellegrinaggio della fede.



[1] Il testo – non rivisto dall’autore – riporta la trascrizione dell’omelia pronunciata dal Patriarca in tale occasione e mantiene volutamente il carattere colloquiale e il tono del ‘parlato’ che lo ha contraddistinto.