Omelia ai funerali di mons. Luigi Cucco (Venezia, 4 giugno 2005)
04-06-2005

Ai funerali di Mons. Luigi Cucco

 

S. Maria del Giglio, 4 giugno 2005

 

 

 

Mons. Luigi Cucco ci ha lasciato ed è tornato alla Casa del Padre. E’ morto la notte del 31 maggio, festa mariana della Visitazione. Egli era devotissimo della Madonna. Amo pensare che la Madre di Gesù gli sia andata incontro, come un giorno era accorsa dalla cugina Elisabetta, e abbia intonato con lui il ‘Magnificat’ per il dono d’una fede che ormai si apriva alla gloria.

 

Don Luigi è stato un sacerdote esemplare, un servitore umile e fedelissimo della sua Chiesa. Ha iniziato il suo ministero come vicario parrocchiale a S. Maria del Giglio, nel 1946, accanto a Mons. Marco Tessaro, che lo aveva carissimo. I ‘giovani di allora’ ricordano quanto egli stesse volentieri con loro, con semplicità e dedizione, partecipando alla loro vita, divertendosi anche con loro, come quando uscivano insieme in barca.

 

Per moltissimi anni svolse un compito, silenzioso ma importante, in Curia patriarcale, nel segno della più grande fedeltà e della discrezione. Contestualmente, per alcuni anni, prestò servizio anche nell’economato del Seminario patriarcale.

 

Da 1957 al 2002 fu Vicario di San Fantin dove, nell’umiltà e nel silenzio, sgranando Rosari, svolse un servizio preziosissimo alle persone più diverse, rendendosi disponibile per chi entrando in chiesa, desiderasse parlare e, soprattutto, per il sacramento della Riconciliazione.

 

Trascorse gli ultimissimi anni nell’accogliente ‘Casa Card. Piazza’, in compagnia di altri confratelli anziani, circondato dall’affetto dei Responsabili e del Personale.

 

 

Abbiamo ascoltato la proclamazione delle Beatitudini (Mt 5,1-12). Esse ci hanno delineato la figura dell’uomo e della donna del Vangelo, di quelle persone umili e semplici che, per appoggio, hanno Dio solo. E lui, proprio per questo, si prende cura gelosa di loro. Nell’insieme delle Beatitudini noi vediamo tratteggiato il volto di Gesù, che le ha realizzate, vivendole ogni giorno nella fedeltà più assoluta.

 

In questa luce prende valore anche la vita di Don Luigi, una persona molto silenziosa e mite, che lavorava per il Signore.

 

 

La prima lettura, tratta dal libro della Sapienza (Sap 3,1-9), ci ha aperto le grandi prospettive della speranza per chi vive di fede: ‘Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà..Esse sono nella pace’Dio ha provato (i giusti) e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiolo e li ha graditi come un olocausto. Nel giorno del giudizio risplenderanno”.

 

 

Nella lettera alla comunità cristiana di Roma (Rm 5,5-11), l’apostolo Paolo ha sottolineato che ‘a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto’Ma Dio dimostra il suo amore per noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui’.

 

 

Sono i grandi orizzonti aperti a noi dalla fede. Mons Luigi, per quasi sessant’anni, ha celebrato questa fede nell’Eucaristia quotidiana e, con semplicità, l’ha annunziata nella predicazione. Ora il servo, buono e fedele, è entrato nella gloria del suo Signore: così noi speriamo.

 

Ripensando a quest’umile figura di prete, all’assiduità silenziosa al suo dovere in ufficio e nella sua chiesa di San Fantin, da lui tanto amata, io mi sento rinviato al ‘Gesù di Nazaret’ e alla gran parte della sua esistenza vissuta nel silenzio d’un lavoro tra i più umili e insignificanti (‘insignificante’ se pensiamo alla missione a cui era destinato dalla volontà del Padre).

 

La vita di Gesù a Nazaret è un mistero, che però custodisce la grandezza di tante esistenze consumate nel compimento del loro dovere, senza risonanze, senza clamori, lampade che bruciano, giorno dopo giorno, l’olio delle fedeltà ai loro compiti, nell’obbedienza a Dio e nel servizio dei fratelli. Questo riferimento a Nazaret dà rilievo alla persona di Don Luigi. E per questo mi è parso bello il gesto del Patriarca che, a Natale, ha evidenziato il senso ‘esemplare’ d’una vita silenziosa e fedele, conferendo a don Luigi un riconoscimento che ha voluto significare il Sì della Chiesa alla sua vita.

 

A noi ora rimane il compito di ringraziare il Signore che suscita, nella trama della nostra comunità, esemplari figure di servi di Dio, che incarnano quella ‘santità nella vita ordinaria’ alla quale tutti siamo chiamati per grazia.

 

 

Ora è tempo che ci congediamo da Don Luigi, affidandolo all’infinita bontà di Dio Padre, alla festosa accoglienza di Gesù, che lo introduca in Paradiso, e alla Vergine Maria che egli ha tanto amato.

 

A lui chiediamo di intercedere per noi: per il Patriarca, per i confratelli, per il Seminario, per le tante persone incontrate nel suo ministero a San Fantin.

 

 

Ai nipoti e pronipoti vadano le nostre condoglianze più sincere. A quanti lo hanno assistito con amore, specialmente nei suoi ultimi anni segnati dalla fragilità della salute – a Casa Card. Piazza, in particolare – vada il ringraziamento di tutta la Chiesa di Venezia.