Omelia ai funerali di mons. Gino Spavento (Venezia, 22 marzo 2007)
22-03-2007

Omelia ai funerali di Mons GINO SPAVENTO

 

Basilica di San Marco, 22 marzo 2007

 

(Is 25,6.7-9; Rm 6,3-9; Lc 23, 44-46.50.52-53; 24, 1-6)

 

 

La luce di Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito’. Con queste parole di speranza molte volte, insieme con Mons Spavento, ho iniziato la celebrazione della Veglia Pasquale nell’atrio della nostra basilica cattedrale e poi, con lui e gli altri ministri, al canto del ‘Lumen Christi‘, sono entrato in San Marco per celebrare il cuore della fede cristiana: la risurrezione di Gesù di Nazaret, il Crocifisso!

 

Mi piace leggere in questa luce pasquale la vita e la morte di Mons. Spavento, un sacerdote esemplare, intelligente e appassionato, che nella sua lunga vita ha servito la Chiesa di Venezia con singolare dedizione, testimoniando una donazione al Signore senza riserve e piena di entusiasmo, un singolare amore ai confratelli che conosceva ad uno ad uno, un ardente zelo per il Regno di Dio.

 

Mons Spavento fu uno luminoso modello di prete della più bella tradizione veneziana, da ricordare e da imitare.

 

Ordinato sacerdote dal Patriarca Piazza 69 anni fa, è passato attraverso i più svariati e molteplici ministeri diocesani. La lunga serie dei compiti via via a lui affidati testimonia la sua straordinaria disponibilità a servire la Chiesa dovunque i Superiori lo chiamassero.

 

Fu per lunghi anni Vicerettore e Amministratore del Seminario Patriarcale e Rettore del Seminario Minore di Fietta: il Seminario gli rimarrà nel cuore come la realtà più cara di tutta la sua vita. Fu Segretario personale del Patriarca Agostini e, per qualche tempo, del Patriarca Roncalli. Svolse per due anni il ministero pastorale quale arciprete a S. Pietro di Castello. Fu Pro-Vicario e Vicario Generale del Patriarca Urbani e dei primi anni del Patriarca Luciani. Nel 1973 venne nominato Arcidiacono del Capitolo di San Marco e, in seguito, Delegato del Patriarca per la Basilica e ne curò con passione lo splendore e il culto. Fu tra i principali artefici di quell’opera provvida che porta il nome di Casa Card. Piazza e fu anche il primo Presidente dell’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero.

 

Non è questa però la sede per passare in rassegna i molteplici servizi da lui prestati: certo egli ha scritto molte pagine di storia di questa nostra Chiesa.

 

Non posso tuttavia tacere un aspetto che getta luce su tutta la sua vita. Per oltre sedici anni il Signore lo ha voluto immobile su una sedia a rotelle: una condizione da lui accettata con sereno abbandono alla volontà di Dio, mai perdendo l’interesse vivo per la sua Chiesa e per gli eventi che ne accompagnavano la vita.

 

Ora riposa nella pace.

 

 

E’ tempo però che io passi all’ascolto della Parola di Dio che abbiamo proclamato e che è il fondamento della nostra speranza.

 

Il profeta Isaia (Is 25,6.7-9) annunzia il banchetto pasquale imbandito dal Padre per coloro ai quali Gesù ha preparato il posto morendo sulla croce e risorgendo. Eliminata la morte per sempre, Dio stesso asciugherà le lacrime sul volto dei suoi figli. Mi vengono in mente le parole dell’Apocalisse: ‘Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro: essi saranno suo popolo ed egli sarà il ‘Dio-con-loro’. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate‘ (Ap 21,3-4).

 

L’apostolo Paolo, nella lettera ai cristiani di Roma (Rm 6,3-9), ha posto un fondamento sicuro per la nostra speranza: ‘Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più, la morte non ha più potere su di lui‘.

 

E’ il battesimo, dono della Pasqua di Cristo, che ci rende partecipi della morte e risurrezione del Signore. ‘Fratelli, ci dice ancora l’apostolo, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova’.

 

Il Vangelo ha proclamato il mistero della morte e risurrezione di Gesù, dono di vita e di speranza per tutti coloro che credono.

 

Nelle parole di Gesù: ‘Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito‘ possiamo leggere la sintesi della vita di Mons. Spavento, pensando alla ‘via crucis‘ che l’ha portata a compimento. E nelle parole dell’angelo: ‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo? E’ risorto, non è qui’ leggiamo il senso del nostro essere qui, commossi ma non scoraggiati, anzi col cuore traboccante di speranza pasquale. Noi non stiamo facendo dei riti scaramantici intorno a un morto, noi stiamo celebrando la nostra fede nella grazia pasquale: promessa di vita senza fine, da figli di Dio nel Figlio Gesù, morto e risorto.

 

Quante volte Mons. Spavento celebrando la divina liturgia in questa basilica, cuore della nostra Chiesa di Venezia, avrà percepito la presenza misteriosa dei santi raffigurati nei mosaici delle pareti e i divini misteri della passione e risurrezione dell’arcone che ci sovrasta si saranno come ravvivati, in una mirabile sinfonia che unisce realmente il Cielo alle celebrazioni liturgiche che si svolgono sull’altare.

 

E’ questa la grandezza del mistero che noi stiamo vivendo: la nostra liturgia è eco e sacramento della liturgia del Cielo.

 

Noi speriamo che Mons. Spavento ne sia già partecipe.

 

Ecco allora la nostra preghiera e il nostro canto: ‘In Paradiso ti accompagnino gli angeli, al tuo arrivo ti accolgano i martiri e ti conducano nella santa Gerusalmme’.

 

Ti accolga il coro degli angeli, e con Lazzaro povero in terra possa tu godere il riposo eterno nel cielo‘. Là tutta la corte celeste canta le parole del Signore risorto: ‘Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me anche se muore vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno‘.

 

 

‘Santa Nicopeia, Madre dolcissima di Gesù e di questa santa Chiesa, va incontro a questo figlio che ti ha amata e onorata: conducilo a Gesù e, tutti e due, conducetelo al Padre.’

 

 

E tu, fratello carissimo, che hai camminato e faticato con noi cercando il Regno di Dio e la sua giustizia, giunto in Paradiso, ricordati di noi. Prega per questa tua Chiesa, per il nostro Patriarca Angelo, per i tuoi fratelli presbiteri, per il Seminario che hai sempre amato, e sostienici tutti nel nostro cammino verso la Pasqua, perché ogni giorno con crescente verità, possiamo cantare l’Alleluja della nostra sicura speranza.

 

 

Ai parenti vadano le nostre più sincere condoglianze. A quanti nella sua lunga malattia, con assiduità e amore, lo hanno assistito e aiutato a portare la croce, ai figli di San Camillo che lo hanno fraternamente accolto nel suo ultimo tratto di strada, vada la più sentita riconoscenza dell’intera nostra Chiesa.