Omelia ai funerali di don Sergio Pennacchio (Chiesa dei Tolentini / Venezia, 15 gennaio 2013)
15-01-2013

Funerali di don Sergio Pennacchio (Chiesa dei Tolentini / Venezia, 15 gennaio 2013)

 

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia

 

 

 

 

Don Sergio ha chiuso la sua esistenza terrena silenziosamente, come nel silenzio aveva trascorso la sua vita. Persona riservata, quasi schiva, era un sacerdote profondamente radicato nella preghiera. Amava la preghiera e in particolare amava la preghiera mariana del Santo Rosario tanto che – mi è stato detto dal Patriarca emerito – era solito recitare ogni giorno il Rosario completo. A suo tempo questa naturale riservatezza l’aveva portato, almeno inizialmente, a pensare di non accettare l’ufficio di parroco ai Tolentini e solo l’insistenza e l’incoraggiamento del Vescovo lo convinsero poi ad accettare.

 

Insieme alla preghiera una sua spiccata caratteristica era, infatti, proprio la riservatezza che però non gli impedì di essere amato dai suoi parrocchiani sia quando svolse il ministero di ‘cappellano’ – e lo fu per oltre 20 anni – sia nei successivi 17 anni come parroco della medesima comunità parrocchiale. Da giovane fu anche assistente dei fanciulli di Azione cattolica e poi delle giovani di Ac. Poi, quando i settori maschile e femminile vennero riuniti, don Sergio si dedicò al ministero in parrocchia. Terminato il servizio di parroco, continuò a celebrare e a svolgere il ministero nella chiesa di S. Rocco.

 

In questa chiesa ‘ che lo ha visto per tanti anni annunciare la Parola di Dio e amministrare i sacramenti, soprattutto celebrare l’Eucaristia – lo affidiamo alla misericordia del Padre. Don Sergio, nella fedeltà al ministero sacerdotale, ha interpretato – perché lo sentiva più suo – il ruolo di Maria che sta in silenzio ai piedi di Gesù. In silenzio, in atteggiamento di preghiera. Meno avvertiva, invece, come suo il ruolo di Marta.

 

Compito essenziale nella Chiesa è quello dell’orante, colui che intercede per le persone che gli sono state affidate. E don Sergio ci ricorda che il compito primo del pastore è, appunto, quello di pregare. Il sacerdote è chiamato, ovviamente, a fare anche altro ma, sempre, iniziando dalla preghiera. È nella preghiera, infatti, che ha inizio il nostro ministero e in tal modo esso non si identifica mai con le nostre azioni. Attraverso la preghiera il sacerdote dà spazio, nella sua vita e nel suo ministero, all’unico sacerdote: Cristo.

 

Don Sergio con la sua scelta – la preghiera – ci ricorda come i discepoli del Signore siano stati da Lui scelti innanzitutto perché stessero con Lui e poi per essere mandati. Don Sergio, che oggi affidiamo alla misericordia del Padre, ci ha ricordato il valore della preghiera nella nostra vita di preti. Ogni atto del nostro ministero sia sempre radicato nella preghiera. Carissimo don Sergio, dal cielo porta la nostra Chiesa e ciascuno di noi nella tua preghiera.