Omelia al Funerale di Don LUIGI SCATTOLIN
Parrocchia di Tessera, 21 marzo 2007
(Gb 19,23-27; Rm 5,5-11; Lc 23,44-24,8)
Don Luigi Scattolin, il prete più anziano del nostro Patriarcato, è ritornato alla Casa del Padre.
Di origini veneziane, si trasferì in giovane età in Francia. Venne ordinato sacerdote nella diocesi di Albì nel cui seminario insegnò dal 1941 al 53, quando rientrò a Venezia. Qui svolse il ministero pastorale a Chirignago e Zelarino e, per qualche tempo, fu anche insegnante di lettere nel Seminario minore di Fietta. Nel 1957 venne nominato parroco di Ca’ Noghera. Sei anno dopo, per ragioni di salute, si ritirò a Tessera, presso la sua famiglia e vi condusse una vita molto riservata, partecipando però sempre, finché le condizioni di salute glielo hanno consentito, con generosa disponibilità alla vita della parrocchia. Negli ultimi anni, il declino delle forze lo ha bloccato in casa.
Ora Don Luigi, purificato dalla sofferenza, riposa nelle braccia del Padre. Noi siamo qui per affidargli questo suo servitore, umile e fedele, perché lo accolga nella sua pace.
La Chiesa sta camminando verso la Pasqua: il mistero che illumina con la luce delle Risurrezione anche l’oscurità della morte. Canta il prefazio dei defunti: ‘Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta ma trasformata. E se si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata una abitazione eterna nel cielo‘.
La fede nella vita al di là della morte è la grazia della Pasqua: Gesù, morendo sulla croce, insieme al peccato ha vinto la morte che ne è il sigillo e, risorgendo, ha donato, a coloro che credono, la possibilità della partecipazione alla stessa vita divina che non ha fine.
Il cero acceso, collocato accanto alla bara, è il simbolo di Cristo risorto e l’acqua, con cui aspergeremo la bara, è il ricordo di quel Battesimo che ci fa partecipi della Pasqua del Signore.
Le parole di Giobbe che la liturgia ci ha fatto ascoltare (Gb 19,23-27) hanno proclamato la nostra fede: ‘Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere. Dopo che questa mia carne sarà distrutta io vedrò Dio. Sì, lo vedrò e i miei occhi lo contempleranno‘, come gli occhi di un figlio si fissano in quelli del padre.
E questo grazie proprio alla Pasqua di Cristo perché, come dice l’apostolo Paolo nella lettera ai Romani che abbiamo ascoltato ‘Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, lui è morto per noi’ (Rm 5,5-11).
Il Vangelo ha proclamato l’evento salvatore della morte e della risurrezione del Signore (Lc 23,44-24,8). E noi, dopo aver ascoltato le dolcissime parole di Gesù che, morendo si consegna nelle braccia del Padre: ‘Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito‘, abbiamo poi ascoltato le parole sconvolgenti dell’angelo che dice alla donne: ‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto!’.
Quante volte Don Luigi, nei suoi sessantacinque anni di sacerdozio, ha celebrato nell’Eucaristia il mistero della morte e risurrezione del Signore nutrendosi del suo corpo e del suo sangue!. Gesù ha detto: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (cioè partecipa fin da ora alla vita divina) e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve io mio sangue dimora in me e io in lui‘ (Gv 6, 54-56).
Il Vangelo ci ha parlato anche di Giuseppe d’Arimatea che chiese a Pilato il corpo di Gesù: ‘lo calò dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose nella tomba scavata nella roccia’.
Anche noi tra poco consegneremo alla tomba il corpo di Don Luigi nella certezza che, un giorno, anch’egli risorgerà, come proclamiamo nel credo apostolico: ‘Credo la risurrezione dei mori e la vita del mondo che verrà’. Proprio per questo il nostro commiato è pieno di pace.
La Santa Madre di Gesù, con gli angeli e i santi, gli venga incontro e lo accompagni a Gesù e Gesù al Padre.
Dal Paradiso, dove lo speriamo, Don Luigi interceda per noi: per il nostro Patriarca Angelo, la nostra Chiesa col suo Presbiterio e il nostro Seminario.
Ai parenti vadano le più sincere condoglianze di tutti noi. Un grazie sincero a chi si è preso cura di lui nella sua infermità. Alla Parrocchia di Tessera, in particolare a tutti i parroci che si sono succeduti e che gli hanno voluto bene, la riconoscenza del nostro Patriarca e di tutti i Confratelli.