Omelia ai funerali di don Luigi Breda (Carpenedo, 18 maggio 2006)
18-05-2006

Ai funerali di Don Luigi Breda
Carpenedo, 18 maggio 2006
(Sap 3,1-9; Rm 5,1-11; Gv 6,51-59)

La liturgia della Chiesa, in questi giorni e fino a Pentecoste, celebra l’evento della risurrezione del Signore Gesù, il crocifisso e, più volte al giorno, si rivolge alla sua Santa Madre invitandola a rallegrarsi perché quel Gesù che aveva portato in grembo, che era stato crocifisso e sepolto, è risorto, come lui stesso aveva predetto.
In questa fede nella risurrezione di Cristo, di cui il Battesimo ci rende partecipi, oggi celebriamo il cristiano congedo da don Luigi Breda, che il Signore ha chiamato a sé, la notte del 16 maggio.
Don Luigi, nativo di questa parrocchia di Carpenedo, è diventato prete nella Chiesa di Firenze nel 1966 e per dodici anni vi ha esercitato il ministero. Nel 1978 è rientrato a Venezia, per tre anni ha esercitato il ministero a Marango, poi è stato nominato parroco di Brian e vi è rimasto per 19 anni. In quegli anni la parrocchia è cresciuta grazie al turismo e si è sviluppata soprattutto nella zona di Porto Santa Margherita. Io ricordo l’affanno domenicale di Don Luigi per assicurare l’assistenza religiosa ai diverso nuclei in cui si andava articolando il territorio affidato alle sue cure pastorali.
Don Luigi era un prete esemplare e uno zelante pastore d’anime: la zona pastorale che gli era affidata, in continua evoluzione, non era facile. Inoltre egli ha dovuto sopportare gravi difficoltà di salute, e lo ha sempre fatto con mirabile fortezza cristiana. Dopo un breve periodo quale amministratore parrocchiale ad Altino, trascorse i suoi ultimi anni accanto a don Claudio, il nipote sacerdote al quale era molto affezionato. Ora riposa nella pace.

La Parola di Dio sostiene la nostra fede e la nostra speranza. Il libro della Sapienza ci assicura che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e che nessun tormento le toccherà’Essi sono nella pace. ‘In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiolo e li ha graditi come un olocausto. Nel giorno del loro giudizio risplenderanno”.
La lettera ai Romani che abbiamo appena ascoltato, ci ha assicurato che la speranza da noi riposta in Dio non ci delude, ‘perché l’amore di Dio è stato riversato noi nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato’. Ci annunzia poi la sconvolgente e consolante verità che l’amore con cui Dio ci ha amati e ci ha salvati in Cristo, precede ogni nostro merito, perché ‘mentre noi eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi’. Noi quindi siamo salvati dalla misericordia di Dio, gratuitamente salvati. A questa grazia però deve aprirsi la nostra libertà, accogliendola e lasciando che essa operi nella nostra vita.
Il Vangelo che abbiamo ascoltato è tratto dal discorso con cui Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani, ne ha spiegato il senso annunziando l’Eucaristia, cioè ‘il pane vivo, disceso dal cielo’, che è lo stesso corpo e sangue di Gesù, donati sulla croce per la nostra salvezza.
L’urgenza di Gesù perché mangiamo la sua carne e beviamo il suo sangue è pressante, nonostante l’incomprensione di quanti lo stanno ascoltando. Gesù insiste: ‘In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (ha in se la vita stessa di Dio) e io lo risusciterò nell’ultimo giorno’Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”
La comunione eucaristica è già partecipazione, nel sacramento, della vita stessa di Dio: un giorno essa fiorirà nella risurrezione di tutta la persona, anima a corpo.
E’ bello pensare che don Luigi, per quarant’anni ha celebrato quotidianamente l’Eucaristia: il Signore che è in lui lo ammetta ora al godimento della sua gloria.
‘Signore della vita e della morte, noi crediamo e speriamo che la vita di Don Luigi Breda è ora nascosta in te. Il suo volto, a cui è venuta meno la luce di questo mondo, sia illuminato per sempre dalla vera luce che ha in te la sorgente inesauribile e possa godere per sempre di te, che sei bontà inesauribile’.
La Santa Madre di Gesù, a cui don Luigi è ricorso nei momenti difficili della sua malattia, venerata nelle nostre comunità in questo mese di maggio, gli spalanchi le porte del Paradiso e lo accolga insieme agli angeli e ai santi.
Alla sorella, a don Claudio e gli altri parenti, le condoglianze più sentite del Patriarca, dell’intero presbiterio e mie personali.
E tu, don Luigi, riposa nella pace e intercedi per noi preso Dio Padre.