Omelia ai funerali di don Ivano Bellin (Chirignago, 22 febbraio 2005)
22-02-2005

Omelia ai funerali di Don Ivano Bellin

 

Chirignago 22-II-05

 

(Gb 19,1.23-27; Rm 5,1-5; Mt 17,1-8)

 

 

 

Fratelli carissimi,

 

ci siamo raccolti in preghiera per affidare al Signore Don Ivano Bellin, che ci ha lasciati nelle prime ore di domenica scorsa: ci siamo convocati nella chiesa parrocchiale di Chirignago, dove Don Bellin è nato, è stato battezzato ed è cresciuto nella fede. Mentre noi tutti stiamo camminando verso la Pasqua, celebrazione della morte e risurrezione del Signore, proprio nella domenica della ‘Trasfigurazione’, Don Ivano è entrato nella nube gloriosa del Risorto, dopo essere passato attraverso la grande prova della sofferenza.

 

            Un prete esemplare e buono era Don Ivano: egli si incamminò al sacerdozio da adulto, dopo una battagliera militanza quale sindacalista dei ferrovieri. Ordinato dal Patriarca Carlo Agostini nel 1952, svolse il suo servizio pastorale prima come vicario parrocchiale a Gambarare, Treporti e Dese, poi come parroco a Castello di Caorle, per 13 anni a Campalto, e di nuovo a Castello, dove lo trovai all’inizio del mio servizio a Venezia; infine, dall”82 al ’94, nella parrocchia di Portegrandi.

 

            Egli è passato attraverso stagioni pastoralmente difficili sempre molto amato dalla gente per il temperamento mite e amabile: un prete zelante, segnato presto dalla precarietà della salute, tale da indurlo a lasciare il ministero attivo prima del tempo canonicamente stabilito.

 

 

            L’evento della Trasfigurazione, proclamato nel vangelo di domenica e riascoltato oggi, è il mistero che, in qualche modo, assume la vita di Don Ivano, come di ogni battezzato. In esso è risuonata la voce del Padre: ‘Questo è il mio figlio, l’amato: ascoltatelo’.

 

‘Ascoltare Gesù’ è la strada propria del discepolo; una strada che ci trasfigura ad immagine del Signore ‘ è questa è la nostra gloria, crescente ogni giorno, per sempre ‘ che però esige anche la fatica di seguirlo sulla via della croce, quella che porta Gerusalemme, dove si compirà la Pasqua del Signore. E’ ‘la strada stretta’ (Mt 7,14) dell’obbedienza alla Verità, cioè alla persona stessa del Signore Gesù: una fedeltà liberante, ma faticosa! Ci dice l’evangelista Luca che Gesù. nella sua trasfigurazione, ‘parlava con Mosé ed Elia della dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme’ (Lc 9,31): cioè della sua passione e morte.

 

            Il cammino di trasfigurazione, radicato nel nostro Battesimo, nutrito dall’Eucaristia e guidato dallo Spirito Santo, è partecipazione alla gloria del Figlio ‘ noi siamo figli di Dio nel Figlio Gesù ‘ ma è anche crocifissione di quanto in noi contraddice alla coerenza evangelica.

 

 

            Mi piace leggere nella prospettiva della trasfigurazione la vita di Don Ivano, un prete configurato a Cristo, buon pastore, nell’umiltà e mitezza della sua vita, nel compimento quotidiano del suo ‘servizio’ di pastore d’anime, vicino alla gente, aperto sempre alla comprensione e alla compassione. Un prete fedele alla sua preghiera, alla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, al Sacramento della Riconciliazione, finché  le condizioni di salute glielo hanno consentito.

 

            Ora egli riposa nella pace. Ora, a viso aperto, riflettendo come in uno specchia la gloria del Signore, è trasformato in quella medesima immagine di Gesù, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore (Cfr 2 Cor 3,18).

 

            Questa è la speranza che noi oggi vogliamo testimoniare.

 

 

            Abbiamo ascoltato il grido di Giobbe; ‘Io so che il mio Redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere’Dopo che questa mia carne sarà distrutta’io vedrò Dio.. e i miei occhi contempleranno il suo volto”.

 

            Al termine del cammino di trasfigurazione, passati attraverso la porta stretta della croce, noi vedremo il volto del Padre e quello di Gesù, che ci ha preceduti per prepararci il posto. Quante volte Don Ivano, nella preghiera del suo Breviario, ha detto: ‘Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore”. .E ancora: ‘Di te ha detto il mio cuore: ‘Cercate il suo volto’. Il tuo volto, Signore, io cerco: non nascondermi il tuo volto (Sl 27(26) 4 8-9).

 

            Noi sappiamo che la ‘speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato’. Infatti, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi’Da lui abbiamo ottenuto la riconciliazione..’ (cfr Rm5,1-5). Per questo chi crede, anche se è morto, vivrà

 

 

            Tra poco consegneremo alla terra il corpo mortale di Don Ivano in attesa della Risurrezione.

 

            Nella comunione dei Santi che tutti ci unisce, egli preghi il Padre per noi, per la parrocchia del suo Battesimo, per le comunità che ha servito con amore e che ora gli sono strette intorno nella preghiera, per tutti coloro con cui ha portato la croce della malattia e della solitudine.

 

            Interceda per la sua Chiesa, per il Patriarca, per il Seminario; chieda al Signore la benedizione delle vocazioni sacerdotali, da noi tanto invocate.

 

            E ottenga a tutti noi di camminare con impegno di vera conversione verso la Pasqua, che è tutta la nostra speranza.

 

            Al fratello e ai parenti vadano le nostre più sentite condoglianze; a quanti gli hanno voluto bene e gli sono stati vicini nell’ultima lunga malattia, al Centro Nazaret che lo ha accolto e custodito, il più vivo ringraziamento di tutto il Presbiterio veneziano.