Ai funerali di Don Giovanni Ghezzo
Caorle, 30 dicembre 2005
Fratelli e sorelle carissimi,
nel nostro cuore risuonano ancora le parole degli angeli che annunziano ai pastori la grande gioia della nascita del Salvatore, e oggi ci raccogliamo per consegnare al Signore don Giovanni Grezzo, per 34 anni parroco di Cà Cottoni, che il Signore ha chiamato a sé da questa vita la mattina di martedì, festa di S. Giovanni, l’apostolo prediletto dal Signore e suo protettore.
Letta nella fede, la morte di Don Giovanni non poteva avvenire in un periodo più interpretativo della sua esistenza. Una vita, la sua, nel segno della semplicità, dell’umiltà, della povertà gioiosa. Ci viene spontaneo dire: il clima di Betlemme ha avvolto tutta la sua vita. Ordinato nel 1940 dal Patriarca cardinale Piazza, per 14 anni ha svolto il ministero al Lido e nel centro storico di Venezia, poi, per 34 anni è stato parroco a Cà Cottoni. Io vi feci due volte la Visita Pastorale: quanto ho ammirato Don Giovanni nella sua gioiosa semplicità e nella povertà delle sue condizioni di vita! Egli accompagnava una comunità che andava via via assottigliandosi numericamente: era sereno, totalmente dedito a quanti rimanevano della sua gente, condividendo con la sua comunità il travaglio della trasformazione del territorio dalla mezzadria all’agricoltura industrializzata.
Va ricordato un altro aspetto del ministero di Don Giovanni, di cui io stesso sono testimone: quando mi accadeva di venire a Caorle, per la celebrazione delle feste più solenni, ve lo trovavo sempre, generosamente disponibile ad aiutare le parrocchie vicine, soprattutto per il ministero della riconciliazione.
Quando lasciò la parrocchia, ormai ridotta a poche persone, si ritirò presso la Casa del Clero di Treviso, accolto e accudito con amore veramente fraterno e, così, nella serenità e nella gioia, si andò preparando all’incontro con il Signore. Aveva da qualche mese tagliato il traguardo dei 91 anni!
2 E’ bello ascoltare, sulla salma di questo sacerdote, esemplare nella fedeltà ai suoi compiti sempre molto umili, le parole di Gesù: ‘Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti perché erediteranno la terra” (Mt 5,1-12). La beatitudine dei poveri in spirito, dei miti e degli umili avvolge la vita di don Giovanni in un sudario di somiglianza con il divino Maestro che ci apre il cuore alla speranza che egli ora sieda accanto a lui in paradiso.
Le parole di Giobbe ci hanno spalancato, al di là della morte, la certezza della risurrezione: ‘Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà distrutta…vedrò Dio. Io lo vedrò, e i miei occhi lo contempleranno non da straniero’ (Gb 19,23-27).
L’apostolo Paolo ha proclamato l’amore gratuito di Dio che è sempre ‘prima’ di ogni nostro merito: ‘Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi’ (Rm 5,5-11).
3. Don Giovanni è stato un sacerdote di fede: la fede semplice di chi è consegnato nelle mani di Dio. Nel suo testamento spirituale, si ispira ai pensieri sulla morte di Papa Paolo VI e scrive: ‘ Signore Gesù, mi rivolgo a te, abbi pietà di me, rendimi degno di dirti con sincerità: Signore, dì all’anima mia : ‘io sono la tua salvezza’. Non permettere che io sia separato da te. Dammi il coraggio di dirti con i tuoi santi, innamorati di te: Signore, toglimi tutto, ma non togliermi te’.
Con questi sentimenti, che gli cantavano in cuore, don Giovanni, da vero credente e da sacerdote esemplare si è incamminato verso la morte.
Noi con fede lo affidiamo all’infinita misericordia del Padre. Pensando ai 65 anni di sacerdozio di don Giovanni, alla sua Eucaristia quotidiana per la salvezza del mondo, noi osiamo sperare che il Signore lo voglia accogliere nella sua gloria.
La Santa Madre di Gesù ‘ a Caorle amiamo dire: la Madonnina del mare ‘ lo accolga in paradiso, lo accompagni a Gesù e Gesù, festoso, lo accompagni al Padre. Anche gli angeli del Natale e quanti egli ha accompagnato nel suo ministero verso la Casa del Padre, gli facciano festa
Alla Casa del Clero di Treviso, presso cui Don Ghezzo è rimasto gli ultimi quindici anni della sua vita, e in particolare al Direttore don Giovanni Semenzato, che s’è preso fraterna cura di lui, vada la riconoscenza di tutto il presbiterio e dell’intera Chiesa di Venezia. A quanti gli hanno voluto bene e gli sono stati vicini vada il nostro grazie più sentito. Ai familiari le nostre condoglianze.
Siamo grati anche alla parrocchia di Carole che lo ha accolto in duomo per questa celebrazione di cristiano congelo: un gesto bello di riconoscenza verso un sacerdote sempre disponibile a servire anche questa comunità.
E tu, don Giovanni, ora prega per noi e aspettaci tutti con quell’accoglienza gioiosa che sempre ci riservavi quando ti incontravamo o ci telefonavamo.