Omelia ai funerali del vescovo di Bolzano - Bressanone mons. Wilhelm Egger (Bressanone, 21 agosto 2008)
21-08-2008

Celebrazione Eucaristica per le EsequiE di

 

S. E. Mons. Wilhelm Egger

 

Vescovo di Bolzano-Bressanone

 

 

Duomo di Bressanone, 21 agosto 2008

Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia

«Ora l’anima mia è turbata» (Vangelo: Gv 12, 27). Come evitare questa dolorosa esperienza, vissuta da Gesù stesso al Getsemani, di fronte alla morte che ha sottratto all’esistenza terrena il nostro carissimo fratello, il vescovo Wilhelm?

 

Era pieno di vita: dopo aver ricevuto il dono del soggiorno di Papa Benedetto comunicava a tutti la sua gioia incontenibile come quella di un bambino. Abbracciandolo, dopo l’Angelus di domenica 10, ho visto nel suo sguardo intenso riflettersi i sentimenti di tutti voi, del popolo di questa splendida terra. Vi ho letto dignità e magnanimità, frutti del vigore di una storia ricca, anche se non di rado travagliata, capace di fondere in unità popoli, tradizioni e culture diversi.

Eppure turbamento non è la parola definitiva per dire il peso che in questo momento opprime il nostro cuore; non esaurisce il senso del dolore che prova tutti noi, in special modo il fratello cappuccino, i familiari, i parenti, il popolo di Dio di questa Chiesa di Bolzano-Bressanone con il suo presbiterio.

 

Ce lo dice con forza l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: «Se siamo morti con Cristo crediamo che anche vivremo con lui» (2a Lettura: Rm 6, 8). Vivremo con Lui: Colui che risuscitato dai morti più non muore ce ne dà la certezza. è questa la vita di cui sta già in un qualche modo partecipando il nostro carissimo vescovo Wilhelm.

La gloria che Gesù chiede al Padre e che il Padre gli conferma (cfr. Gv 12, 28) è infatti questo essere permanentemente in Sua compagnia, nel cuore vivo della Santissima Trinità dove Gesù resuscitato e sua Madre Maria santissima già vivono nel Loro vero corpo. Dove sarà Lui, il Cristo risorto, sarà anche il suo servo (cfr. Vangelo: Gv 23,26).

«Eliminerà la morte per sempre, il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto» (1a Lettura: Is 25, 8). Carissimi, la promessa del profeta non è un’illusione consolatoria per esorcizzare l’angoscia della morte. Ridirci che rivedremo il nostro caro Vescovo e saremo sempre con lui, insieme al Signore risorto è la speranza certa che ora investe tutti i membri della Chiesa di Bolzano-Bressanone. Scaturisce dalla fede operosa che l’amato Vescovo ci ha insegnato, praticandola, con chiara ed avveduta consapevolezza, lungo tutto l’arco della sua vita.

 

Egli ha attuato compiutamente l’impegno assunto il giorno della sua ordinazione episcopale. Rispondendo al suo predecessore Mons. Gargitter che, secondo il rito di ordinazione, gli chiedeva: «Vuoi fratello carissimo adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli apostoli che noi ora trasmettiamo a te mediante l’imposizione delle mani con la grazia dello Spirito Santo?», l’ancora giovane vescovo Wilhelm promise: «Sì lo voglio». E lo disse ben consapevole della densità drammatica di quell’espressione «fino alla morte».

 

Non mancheranno le occasioni per ripercorre i tratti di tutto il suo ministero costantemente alimentato dall’approfondimento esistenziale della Parola di Dio e dall’amorevole cura pastorale del popolo santo che gli è stato affidato.

 

La morte ha sorpreso il nostro carissimo Vescovo ma non l’ha ghermito per sprofondarlo nel nulla. Questo ci insegna quindi la sua testimonianza di fede che aveva messo in conto l’impegno incondizionato, fino alla morte. Adesso allora tocca a noi rispondere, nella comunione con lui ormai passato all’altra riva, con la nostra fede operosa.

 

Ce lo richiama ancora, senza mezzi termini, san Paolo nella Lettera ai Romani e, in un certo senso, ci toglie ogni via di scampo. «Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (2a Lettura: Rm 6, 4).

Dalla ferita per questa improvvisa e prematura dipartita sgorghi quel sapere della fede a cui Paolo richiama i cristiani di Roma. La nostra esistenza è chiamata a cambiare in tutte le sue espressioni quotidiane. Ormai la resurrezione di Gesù ci domanda di camminare in una vita nuova. Se restiamo abbandonati alla potenza di Cristo, a cui vogliamo consegnare tutto di noi, non siamo più schiavi del peccato, possiamo non peccare.

Signore, vogliamo essere un’offerta viva a Te gradita. Il nostro amato Vescovo ci ha indicato la strada e la sua morte inattesa ha scavato nel nostro cuore una piaga che ci invita a far nostro quest’oggi il grande paradosso del Vangelo di Giovanni: «Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna» (Vangelo: Gv 12, 25).

Riusciremo, o Signore, a seguirTi in questa impresa, noi che ogni giorno facciamo di tutto per non perderla questa vita? Riusciremo a dedicarci ai nostri affetti matrimoniali e familiari, ad impegnarci nell’educazione dei nostri figli, ad affrontare il lavoro con intenso equilibrio nella luce dell’eterna resurrezione che già accoglie il nostro amato Vescovo? Sapremo mostrare a tutti i nostri fratelli uomini, in ogni ambiente dell’umana esistenza, il volto di donne e uomini convinti per fede che la morte non ha più potere su di loro?

L’intensa relazione di comunione che fin da ora possiamo intrattenere con il Vescovo Wilhelm, pregando per lui e chiedendo a lui di intercedere per noi, è una garanzia e un impegno. L’umanità di oggi, confusa e assetata, l’attende da noi.

Così il nostro lutto sin da ora, già lo sentiamo, può trasformarsi in gioia. Secondo la vertiginosa affermazione di san Paolo: «nel dolore lieti» (cfr 2Cor 6, 10). Amen.