Omelia ai funerali del diacono Giuliano Pavon (Venezia, 15 dicembre 2012)
15-12-2012

Funerali del diacono Giuliano Pavon (Madonna dell’Orto / Venezia, 15 dicembre 2012)

 

Omelia del Patriarca mons. Francesco Moraglia

 

 

 

 

Il diacono Giuliano ha esercitato il suo ministero per 17 anni. E’ stato, infatti, ordinato il giorno di S. Martino del 1995 e da allora il suo servizio diaconale si è espresso con zelo crescente. Giuliano Pavon nell’esercizio del suo ministero ha voluto onorare l’impegno dell’ordinazione.

 

Insieme al dono dell’ordine (3° grado) era stato chiamato a vivere il sacramento del matrimonio: Giuliano era sposato con la signora Titti ed ha avuto la gioia di 2 figli, Francesco e Sergio. Aveva quindi ricevuto due doni: il sacramento dell’ordine (3° grado) e quello del matrimonio. E di entrambi era profondamente grato!

 

Ho avuto occasione di poterlo incontrare poche volte in questi mesi ma sono vivi in me soprattutto i colloqui che ho avuto con lui durante il tempo della malattia. In questi brevi ma intensi momenti, avvenuti in frangenti non facili e anche di grande sofferenza, ho colto come il diacono Giuliano fosse uomo di profonda fede, calato veramente nella realtà viva della Chiesa. Mi disse, tra l’altro, che offriva i suoi dolori per i seminaristi che, proprio in quei giorni, sarebbero entrati ufficialmente tra i candidati al sacerdozio ed avrebbero ricevuto i ministeri del lettorato e dell’accolitato.

 

Anche nel momento grande della sofferenza personale – in cui è facilissimo chiudersi in se stessi, nel proprio dolore o, tutt’al più, nella cerchia ristretta dei propri intimi – il diacono Giuliano ha mostrato tutto il suo amore e la sua disponibilità alla Chiesa. Questa sua attenzione ‘ delicatezza, ovviamente, non può essere frutto di improvvisazione ma è il risultato di un cammino, di un impegno e di un servizio.

 

Vorrei lasciare a tutti voi, ma soprattutto a chi era più vicino a Giuliano (la moglie Titti e i figli Francesco e Sergio), il ricordo di questo suo ‘sentire’ ecclesiale che era frutto di un grande amore per il Signore Gesù. E in modo particolarissimo siamo vicini alla signora Titti, a Francesco e a Sergio.

 

La morte è l’evento più drammatico della vita di una persona e anche il Vangelo appena letto – nella sua essenzialità e drammaticità – dice come pure per Gesù la morte ha assunto questa drammaticità: ” dando un forte grido, spirò’ (Mc 15,37). Il cristiano, però, sa che in quella morte ogni morte – e, quindi, anche quella del nostro carissimo Giuliano – attinge un significato nuovo di speranza e la certezza che la vita, per Lui e per noi, continua nell’attesa (‘avvento’) del nuovo incontro in quel giorno che non conoscerà fine, né lutti, né morte.

 

Con Gesù, per la prima volta, un uomo è riuscito a scappare alla morte. E così, veramente, con la morte di Gesù – con la sua morte-risurrezione – qualcosa di irreparabile è capitato anche alla nostra morte.