Santa Pasqua 2019
Carissimi,
celebrare la Pasqua è il dono grande di questi giorni: è l’evento che ha cambiato la storia e chiede d’essere riconosciuto, accolto e vissuto personalmente e comunitariamente; è la meta verso cui è incamminata la storia della salvezza.
Il sepolcro vuoto di Gesù risplende, per ogni uomo e in ogni tempo, come segno che Dio è più forte del peccato e della morte. Il giorno della risurrezione diventa la prima domenica della storia, in attesa solo della domenica senza tramonto quando, nel suo Cristo, “Dio sarà tutto in tutti” (cfr. 1 Cor 15,28).
Cristo è risorto ed è la rivelazione definitiva di Dio, è la pienezza dei tempi e del tempo; in Lui tutta la storia acquista un senso nuovo, un nuovo contenuto e nuovo spessore. La logica della Pasqua è “vincere soccombendo”, perché Gesù vince innalzato sulla croce. E ciò trasfigura le scelte, i pensieri, gli atteggiamenti e le azioni di ogni giorno.
Se crediamo in Cristo risorto – Signore della vita, Vincitore della morte e di tutti i mali e le ingiustizie -, dobbiamo operare come discepoli e testimoni della risurrezione in ogni ambito di vita. Questo, per noi, cosa comporta?
Vivere la Pasqua nel quotidiano chiede d’essere, innanzitutto, persone di speranza e di coraggio, capaci di vincere la paura e le insicurezze. Come fece Giuseppe d’Arimatea (cfr. Mc 15,44) che andò da Pilato per chiedere il corpo di Gesù e offrigli degna sepoltura mentre i discepoli erano fuggiti. Il dono dello Spirito Santo – lo Spirito del Risorto, riversato su di loro a Pentecoste e anche su di noi, credenti di oggi, in tante occasioni di grazia – diventerà riscatto e liberazione dalla paura e renderà i discepoli liberi di annunciare il Vangelo con amore e verità. L’apostolo Pietro sarà il primo a sperimentare tale trasformazione.
Credere alla risurrezione di Gesù significa far sì che l’ultima parola non sia affidata agli uomini – alle loro menzogne, calunnie e ingiustizie – ma all’Amore e alla Verità che vengono dall’alto: “Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3, 1-2).
Noi viviamo immersi nelle contraddizioni di un’umanità “già” redenta ma “non ancora” giunta alla piena salvezza, un’umanità alla ricerca di se stessa e che comunque, sia pure lentamente, si accorge come con le sue sole forze non possa venire a capo di questioni fondamentali come verità e giustizia e bene comune.
Lo dimostrano anche alcuni fatti che hanno riguardato direttamente il nostro territorio e che, forse, non si pensava potessero accadere e verificarsi tra noi con tale intensità e persistenza; mi riferisco, in particolare, a vicende e situazioni che hanno scoperchiato la presenza di un potere di tipo mafioso incline alla sopraffazione e alla violenza per raggiungere i propri interessi e diffuso al punto da potersi (o volersi) sostituire ai poteri legittimamente costituiti.
Se il Maligno agisce, di solito, intimorendo e intimidendo, guardiamo allora in questa Pasqua ai tanti testimoni fedeli che, dai primi tempi della Chiesa fino ad oggi, con coraggio hanno saputo vincere la paura per dire e fare ciò che era – e noi aggiungiamo è – opportuno dire e fare per il bene di tutti, instaurando relazioni nuove e pacificate tra le persone, nella comunità dei credenti e nella società civile.
“Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità” (1 Cor 5, 7-8). Con l’aiuto di Maria Santissima, madre di Gesù e madre nostra, impegniamoci a far lievitare evangelicamente gli ambienti dove viviamo e operiamo!
Auguro a tutti una Santa Pasqua: Gesù è veramente risorto, alleluia!
Francesco, patriarca