Messaggio del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia
Domenica 1 marzo 2020 – Prima Domenica del Tempo di Quaresima
Carissimi,
“Sine dominico non possumus – Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore”: questa frase – che ha accompagnato la testimonianza, fino al martirio, di 49 cristiani di Abitene (l’attuale Tunisia) oltre 1700 anni fa – diventa attualissima per noi oggi.
Ferisce il cuore dei pastori, delle comunità e di tutti i fedeli il non poter celebrare insieme – per un atto di responsabilità civica e di attenzione alle esigenze della collettività e del bene comune, secondo le disposizioni al momento vigenti e finché non interverranno nuove indicazioni – la Santa Messa in questa prima Domenica di Quaresima, nonostante reiterati e purtroppo inutili tentativi effettuati in dialogo con le pubbliche autorità anche nazionali.
Le odierne circostanze ci costringono a sperimentare che cosa vuol dire per la Chiesa essere privata del suo bene e atto supremo: l’incontro con Gesù, nostro Signore, unico Salvatore, il Crocifisso Risorto, il Vivente che è realmente presente in mezzo a noi nell’Eucaristia, lievito di carità fraterna per le nostre vite.
Con questo messaggio desidero innanzitutto confermare nella fede tutti i fedeli della nostra amata Chiesa che è in Venezia, invitando a vivere con più speranza e carità questo singolare (e del tutto inusuale) “giorno del Signore” che ci è dato di vivere senza la celebrazione comune dell’Eucaristia.
Questo forzato e imprevisto digiuno ci faccia apprezzare la grandezza del dono eucaristico che oggi non possiamo celebrare, ricevere e gustare pienamente – se non in forma di comunione spirituale, utilizzando le opportunità offerte dagli attuali mezzi di comunicazione – ma che costituisce e rimane sempre il centro, la fonte e il culmine della vita e della comunità cristiana.
Auspico che, comunque, tutti possano ricavare – personalmente e nelle case, in piccolissimi gruppi con familiari e amici – opportuni momenti di raccoglimento e preghiera. L’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, detta per noi oggi, ritorni così al centro della nostra attenzione ed azione. Ci accompagni sempre la certezza che il Signore Gesù ci ha affidato: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Ricordo, infine, che la domenica – giorno del Signore – è santificata non solo con la celebrazione eucaristica nell’incontro liturgico ma anche, in stretta continuità, con gesti semplici e concreti di carità, a favore dei poveri e dei sofferenti, segno autentico ed evidente della presenza di Cristo risorto in mezzo a noi.
Rilevo quindi che, nella situazione attuale di impossibilità a partecipare alla celebrazione eucaristica, a norma del can. 1248 § 2 del Codice di Diritto Canonico, si realizza la grave causa che esonera dal precetto festivo impegnando ad assolverlo negli opportuni modi sopra ricordati.
Il suono delle campane che dalle nostre chiese e dai nostri campanili si propagherà oggi nelle nostre terre vuol essere un grande grido di speranza e un segno pubblico, umile e forte, della nostra volontà d’essere – nonostante tutto – fedeli al Signore e perciò pronti a riprendere il cammino, come cittadini e credenti, così da affrontare il futuro con ritrovata fiducia senza cedere a paura o allarmismi e stringendoci gli uni agli altri.
Come Vescovo sono oggi più che mai particolarmente vicino ai nostri carissimi sacerdoti e diaconi, alle persone consacrate e a tutti Voi carissimi fedeli laici della nostra Chiesa.
Attraverso l’intercessione materna di Maria innalzo un’accorata preghiera per i malati, per i loro familiari e per tutti coloro che sono impegnati sul fronte amministrativo e sanitario, in particolare i medici e gli infermieri.
Vi benedico tutti di cuore nel nome del Signore Gesù Cristo, il Risorto, Colui che è, che era e che viene!
+ Francesco Moraglia
Patriarca di Venezia
Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto