Venezia, 28 ottobre 2020
Esprimo la mia vicinanza a quanti sono impegnati ed operano, con differenti compiti e mansioni, nel Teatro La Fenice di Venezia – realtà che ho avuto la gioia di incontrare e conoscere nel gennaio scorso durante la mia Visita pastorale – e alle loro famiglie.
Questo prestigioso ente lirico, cuore della cultura veneziana, condivide con altre realtà del nostro territorio le gravi sofferenze conseguenti il tempo della pandemia e così diventa “icona” di una crisi che tutti ci riguarda.
Penso anche a coloro che vivono e lavorano nell’ambito del turismo, della ristorazione, delle realtà alberghiere e più in generale nei settori della cultura e dello spettacolo. Dietro a tali realtà non vi sono soltanto dei numeri ma persone, famiglie, attività commerciali spesso piccole ma profondamente radicate nel nostro territorio.
Confido e chiedo che la politica – chiamata oggi a compiere scelte delicatissime – sappia trovare le soluzioni più adeguate e soprattutto eque e così venire incontro alle legittime aspettative e alle tante sofferenze. Unicamente “insieme”, con coraggio, determinazione, intelligenza, sarà possibile ripartire.
L’uomo ha bisogno anche di “cibo spirituale”; la cultura, la musica e il teatro non sono semplici svaghi o fughe dalla realtà. Come ebbe modo di dire san Paolo VI: «La musica è la più immateriale e arcana espressione d’arte, che può avvicinare l’anima fino ai confini delle più alte esperienze spirituali e ha la sua grande parola da dire anche davanti al mondo di oggi (…) il compito tremendo e affascinante d’interpretarne le aspirazioni, le inquietudini, il brivido di Assoluto…».
+ Francesco Moraglia
Patriarca di Venezia