Meditazione / testimonianza sul ministero sacerdotale in occasione della Festa dei giubilei (Venezia, 4 giugno 2009)
05-06-2009

Festa dei Giubilei

 

(Seminario, 4 giugno 2009)

 

 

Meditazione sul ministero sacerdotale

 

(Card. Marco Cè)

 

 

1.Quando il nostro Patriarca mi ha proposto di dare una testimonianza  sul sacerdozio ministeriale, dando inizio, nel giorno dei Giubilei, all’anno sacerdotale indetto dal Papa nel centocinquantesimo anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, gli ho risposto che l’avrei fatto, ma dentro di me è scattata la paura.

 

Riflettendoci a poco a poco mi sono detto: mi si chiede di parlare a dei confratelli coi quali sto camminando da oltre trent’anni, servendo lo stesso Vangelo e la stessa Chiesa, dì quello che porti nel cuore.

 

Così non farò una lezione o una conferenza, ma umilmente vi renderò la mia testimonianza. Vi dirò cose che ci siamo detti tante volte, perché le amo e ho cercato di farle amare: hanno consolato me, spero abbiano consolato anche voi.

 

Amo pensare questo nostro incontro nella luce della Pentecoste appena celebrata: come quando nel cenacolo Maria con gli apostoli, sotto l’effusione dello Spirito santo, ricordavano le cose belle vissute con Gesù e benedicevano il Signore.

 

 

2.L’ispirazione circa il modo con cui potrei strutturare la mia testimonianza mi è venuta dalla visita del Papa al Monte Nebo, da cui Mosè contemplò ‘la terra promessa’, sapendo che in essa non sarebbe mai entrato.

 

Per me l’immagine del Papa che, come Mosè, spinge lo sguardo sulla terra promessa, è apparsa come un’icona della vita.

 

Ha detto il Papa: ‘Qui, sulle alture del monte Nebo, la memoria di Mosè ci invita a ‘innalzare gli occhi’ per abbracciare con gratitudine non soltanto le opere meravigliose di Dio nel passato, ma anche a guardare con fede e speranza al futuro che egli ha in serbo per noi e per il mondo intero. Come Mosè anche noi siamo stati chiamati per nome, invitati ad intraprendere un quotidiano esodo dal peccato e dalla schiavitù verso la vita e la libertà, e ci viene data una incrollabile promessa per guidare il nostro cammino’Da questa santa montagna Mosè orienta il nostro sguardo verso l’alto, verso il compimento di tutte le promesse di Dio in Cristo’ (O R, 10.V.09, p.5).

 

Su ‘Avvenire’ di quel giorno erano indicati i luoghi santi che il Papa poteva vedere dal Monte Nebo, quasi delineando le tappe della storia della salvezza.

 

Ecco: ‘innalzare gli occhi’ per abbracciare con gratitudine le opere meravigliose di Dio nel passato e guardare con fede e speranza al futuro che egli ha in serbo per noi e per il mondo intero’, è l’obiettivo che io mi propongo in questa conversazione fraterna con voi.

 

Ho pensato che anch’io, dalla montagna dei miei 61 anni di sacerdozio, potevo ‘innalzare gli occhi’ e contemplare ‘i luoghi santi’ che hanno condotto la mia vita, grazie all’infinita bontà di Dio: per credere all’amore che mi ha condotto e sperare per me e per la Chiesa.

 

I miei ‘luoghi santi’ sono alcuni testi evangelici di cui molte volte abbiamo parlato anche fra di noi, a sostegno della nostra vita: testi evangelici le cui parole ‘ anche una sola – sono diventate ‘grazia’ che ha fatto luce nella mia vita e spero anche nella vostra. Parole la cui verità è diventata consolazione dello Spirito Santo per continuare il cammino di fedeltà al Signore: ‘Lampada ai miei passi la tua Parola, o Signore, luce sul mio cammino’.

 

Amo chiamare questi testi ‘luoghi santi’ perché in essi la Parola, come nel grembo della Vergine, è diventata per me reale evento di grazia. Grazia di luce e di consolazione.

(il testo integrale è nel file allegato)