"Lo Studium Generale Marcianum: una risorsa per tutti": intervento del Gran Cancelliere card. Angelo Scola al Dies academicus (Venezia, 16 aprile 2008)
16-04-2008

Studium Generale Marcianum

 

 

Dies Academicus 2008

 

Venezia, 16 aprile 2008

 

 

Lo Studium Generale Marcianum

 

una risorsa per tutti

 

 

Angelo Card. Scola

 

Patriarca di Venezia

 

Gran Cancelliere dello Studium Generale Marcianum

 

 

 

 

Eminenza ed Eccellenza Reverendissima,

 

Gentili Autorità Civili e Militari,

 

Magnifici Rettori,

 

Chiarissimi Professori, Cari Studenti,

 

Signore e Signori,

 

 

 

1. Per un’istituzione della natura dello Studium Generale Marcianum il Dies Academicus rappresenta un’occasione privilegiata ai fini di considerare gli orizzonti aperti e i passi compiuti dal percorso di ricerca, di insegnamento e di studio che in essa si svolgono.

 

 

2. Quest’anno un dato si impone: la nascita della Fondazione Studium Generale Marcianum per la promozione di studi e ricerche. Si tratta di una Fondazione regolata dalla legislazione italiana. È l’esito di una precisa scelta compiuta dal Patriarcato di dare allo Studium Generale Marcianum una fisionomia civile coinvolgendo nella sua gestione, quali soci fondatori e sostenitori, persone giuridiche (istituzioni pubbliche e private) e persone fisiche. L’ingegner Giovanni Mazzacurati, presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Studium Generale Marcianum, ne darà brevemente conto nel suo intervento.

 

Mi permetto però di dire una parola sulle ragioni che ci hanno spinto a compiere questa scelta, a prima vista singolare e certo inedita nell’ambito delle istituzioni pedagogiche, accademiche e di ricerca di tipo ecclesiastico.

 

La Fondazione ha visto la luce dopo un’attenta considerazione della nuova configurazione che va assumendo, nell’epoca post-secolare, la società civile in Europa in generale e nel nostro Paese in particolare. La nostra è una società plurale in cui convivono molteplici concezioni di vita destinate ad aumentare in forza di quel fenomeno di mescolamento (‘meticciato’) di civiltà e di culture sul quale mi sono soffermato in altre occasioni. È una società democratica basata su procedure pattuite che esige il concorso delle diverse posizioni per l’affermarsi di una vita buona aperta e dinamica, indispensabile per la convivenza civile. L’enorme mole di informazioni contrastanti che ogni giorno ci raggiunge produce una sorta di costante ‘rumore di fondo’ che disturba il processo di maturazione di un giudizio condiviso. Mentre solo la tensione ad un giudizio comune può fare di persone e corpi intermedi così diversi un unico popolo, capace di progettare un futuro verso il quale muoversi insieme. Al contrario un tasso di conflittualità ogni giorno più elevato favorisce la tentazione di una reattività immediata e mai sufficientemente meditata. E con il risultato di rendere il quadro complessivo ancora più confuso e conflittuale.

 

Si fa quindi sempre più urgente il bisogno di luoghi di pensiero, di elaborazione culturale, di ricerca, di insegnamento e di educazione in cui poter recuperare uno sguardo più distaccato e insieme sim-patetico sulla realtà, a partire dal quale operare un confronto con tutti.

 

La fisionomia dello Studium Generale Marcianum, nell’articolazione delle realtà che lo costituiscono, intende rispondere a queste esigenze. Come è noto tre sono i poli in cui si articola:

 

– il polo pedagogico (la Fondazione Giovanni Paolo I);

 

– il polo accademico (l’Istituto di Diritto Canonico San Pio X che presto diventerà Facoltà, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Lorenzo Giustiniani della Facoltà Teologica del Triveneto, il Master in Scienze Sociali in collaborazione con la SDA Bocconi);

 

– il polo di ricerca (il Centro Oasis; il Progetto di Formazione e Ricerca Uomo-Polis-Economia che in connessione con il Programma di Dottorato Europeo ‘La società plurale‘ in collaborazione con l’Universidad CEU Cardenal Herrera di Valencia punta a diventare un’Alta Scuola; lo Studium Cattolico Veneziano).

 

I tre poli, pur nella loro necessaria articolazione, configurano un soggetto unitario. Ecco la preziosa novità dello Studium Generale Marcianum: non la somma di enti diversi, ma un’unità sinfonica che si costruisce valorizzando fino in fondo le risorse di tutte le realtà che vi prendono parte a partire da una visione comune, quella cristiana, aperta ad un confronto a 360°. Il Marcianum vuol essere, col suo volto, di tutti e per tutti coloro che desiderano coinvolgersi rispettosamente con il suo progetto.

 

Così concepito lo Studium Generale Marcianum rivela il suo carattere pubblico che con naturalezza si concepisce come un luogo teso a mettere a frutto il grande valore pratico ‘ troppo spesso sottovalutato – del ‘vivere insieme’, per cui siamo inevitabilmente chiamati, al di là delle diverse concezioni di vita, a condividere beni materiali e spirituali.

 

Da qui la scelta ‘laica’ di dar vita alla Fondazione Studium Generale Marcianum. Ponendosi con questa sua nuova fisionomia giuridica il Marcianum vuol favorire, nel libero confronto, la virtù sociale della filia (amicizia socio-civile). Non c’è, a mio avviso, un’altra strada per costruire e per edificare una vita buona amministrata da un buon governo in una democrazia plurale e che si vuole procedurale come la nostra.

 

La filia infatti è il cemento dell’inevitabile ininterrotto racconto teso al reciproco riconoscimento imposto dalla natura relazionale di ogni soggetto, personale e sociale, il quale è nello stesso tempo se stesso e altro rispetto ad ogni altro. I contenuti del racconto e del riconoscimento a livello della polis debbono essere i beni spirituali e materiali dell’intera società civile, tenuti il più organicamente possibile in unità.

 

Queste in estrema sintesi le ragioni per cui il Patriarcato di Venezia, tramite la Fondazione Patriarca Agostini, insieme ad alcuni qualificati soggetti laici della società civile, ha inteso promuovere la Fondazione Studium Generale Marcianum per la Promozione di Studi e Ricerche, istituzione che vuol inserirsi a pieno titolo nel novero delle iniziative che costituiscono un presupposto per l’innovazione e il futuro del Paese.

 

 

3. Quotidianamente e giustamente a più livelli della società civile veneziana di terra e di mare emerge con toni decisi, qualche volta anche polemici, la preoccupazione per il futuro della nostra singolare città. Ovviamente la comunità cristiana, che intende vivere da protagonista le vicende dell’umana avventura, partecipa di questa preoccupazione ed è chiamata a farsene carico, soprattutto in questi anni di Visita Pastorale, secondo la sua peculiare fisionomia e compito.

 

In altre sedi ho parlato in proposito di un grande travaglio antropologico che attraversa la vita della nostra città.

 

Ogni giorno, ormai senza più sostanziale differenza tra stagione e stagione, la città è visitata da una folla quasi incontenibile. A queste condizioni Venezia non può affrontare la sua vocazione di città dell’umanità con le sole sue forze, anche se deve reggerla a partire dalle sue forze. E, nel contesto dell’attuale civiltà plurale, il ruolo di Venezia non è certo meno decisivo di quello di altre pur importantissime città nel mondo.

 

Come possiamo dunque affrontare l’attuale e per molti aspetti drammatico ‘travaglio antropologico’ (categoria più compiuta ed adeguata di quella pur evidente di crisi demografica) in cui versa la nostra città, soprattutto quella lagunare? Vorrei in questa sede accennare al contributo che un’istituzione quale lo Studium Generale Marcianum può offrire in tal senso.

 

Qual è l’aspetto più preoccupante di quello che ho chiamato travaglio antropologico? Lo identifico con l’espressione utilizzata in un’assemblea della Visita Pastorale da una ragazza veneziana. Un’espressione che mi sembra particolarmente incisiva. Essa diceva che il rischio, soprattutto per chi vive nella città lagunare, è la caduta della voglia di vita. Per riprendere il tema della seconda grande Enciclica di Benedetto XVI si potrebbe parlare di un affievolirsi della speranza. Perché, come osserva acutamente Rémy Brague, «non solo la speranza si proietta verso il futuro; essa produce il futuro’ La speranza è necessaria perché continuino ad esserci uomini su questa terra» (Eredità e futuro dell’Occidente. Le diverse culture e il cristianesimo: una convivenza nuova, Incontro al Centro Culturale di Milano, 28 gennaio 2008). Per un concorso di cause, di cui molte assai note e macroscopiche, di natura strutturale (ma non solo), nella nostra città è particolarmente grave il rischio dello smarrimento della prospettiva in cui collocare la propria concreta e quotidiana esistenza.

 

Così ogni elemento ordinario e straordinario che rende problematica una città come la nostra, in qualche modo ogni giorno ‘messa in vetrina’, si trasforma in una sorta di vulnus diretto inferto ad ogni singolo abitante e a tutta la comunità. Intacca in maniera sorda la prospettiva del futuro, il senso delle relazioni, il gusto della solidarietà, la capacità di edificare la cosa pubblica, spegne lentamente la voglia di vivere e finisce per inaridire il presente, facendoci vivere il passato più come una zavorra che come una risorsa.

 

È fuori dubbio che una delle vie maestre per rispondere a questo, a tratti doloroso, stato di cose, sia un’energica e compiuta proposta educativa. Una proposta che scaturisca dalla coltivazione stabile e paziente della catena delle generazioni a partire da una visione culturale riferita ad un’esperienza viva della realtà.

 

Il Marcianum è nato per rispondere a questa esigenza che è parte essenziale della missione della Chiesa, la quale è per sua natura soggetto educativo stabile («Erunt semper docibiles Dei», Gv 6, 45). In qualità di istituzione pedagogica, accademica e di ricerca ‘ luogo pertanto di elaborazione di pensiero e di cultura ‘ il Marcianum intende prendersi cura della catena delle generazioni a partire dalla primissima infanzia. Ed intende farlo entrando nel coro delle altre istituzioni scolastiche, universitarie, di ricerca e di cultura operanti a Venezia per contribuire a quella pluriformità nell’unità autentica ricchezza della nostra città e del nostro territorio.

 

Il tentativo messo in moto quattro anni fa ha cominciato a dare qualche frutto anche fisicamente percepibile a chi guardi con attenzione alla vita della nostra Venezia. La relazione del Presidente del Consiglio Scientifico darà conto in dettaglio delle attività pedagogiche, accademiche, scientifiche, culturali ed editoriali in corso nonché dei rapporti nazionali ed internazionali con altre istituzioni scolastiche, universitarie e di ricerca nati in questi anni.

 

Io mi limito ad accennare al perché ho parlato di ‘qualche frutto fisicamente percepibile’. Le attività dello Studium Generale Marcianum hanno cominciato a ridare vita alla Punta della Dogana, emblematico sito della nostra città. Infatti la grande e secolare tradizione tenuta in vita dal Seminario patriarcale e dalla splendida Basilica della Salute sta trovando nuova fioritura nel fatto che allo Studium Generale Marcianum ogni giorno affluiscono circa 600 persone ‘ non consideriamo qui i membri di terraferma – tra studenti di ogni livello (scuole e istituti universitari), ricercatori e docenti, e personale addetto. Inoltre – ed è un altro dato significativo – insieme ad una larga maggioranza di veneziani ed italiani sono presenti persone di 24 nazionalità diverse: europee (Italia, Spagna, Gran Bretagna, Polonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Slovacca, Croazia, Romania, Bosnia, Ucraina, Ungheria), americane (Brasile ed Argentina), africane (Nigeria, Cameroun, Costa d’Avorio, Kenya, Congo Brazaville e Gabon) e asiatiche (Filippine). E tutte queste persone – mi preme sottolinearlo con forza – sono presenti in modo stabile. Non sono visitatori occasionali, ma contribuiscono a rigenerare il tessuto antropologico e sociale della nostra città a partire da due coordinate fondamentali che la caratterizzano: la cultura e l’internazionalità.

 

Lo Studium Generale Marcianum, soprattutto attraverso il Centro Oasis, sta nei fatti valorizzando il ruolo di Venezia come città delle religioni. Ed oggi le religioni sono chiamate a ripensare la loro soggettività pubblica per non cedere al fondamentalismo ma, al contrario, per potenziare, come è nella loro possibilità, una vita democratica autenticamente laica.

 

Né voglio tacere il dato che, a restauri ultimati, non più solo la Basilica della Salute, ma il Museo del Seminario (che possiede circa 500 pezzi di straordinario valore), la celebre Biblioteca antica, quella moderna ed altri ampi spazi del sito saranno aperti al pubblico.

 

Mi sembra pertanto che la bontà di questa Istituzione non possa sfuggire a nessuno. E l’attenzione delle autorità civili ne è chiara conferma.

 

Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente gli attori della Legge speciale e la Regione Veneto per la lungimiranza con cui hanno favorito i restauri della Basilica della Salute, del Palazzo del Seminario Patriarcale e del Patriarchio.

 

 

4. Jacques Maritain, in una celebre opera sull’educazione, afferma: ««La cosa più importante nell’educazione non è un ‘affare’ di educazione’ L‘esperienza, che è un frutto incomunicabile della sofferenza e della memoria, e attraverso la quale si compie la formazione dell’uomo, non può essere insegnata in nessuna scuola e in nessun corso» (J. Maritain, Per una filosofia dell’educazione, La Scuola, Brescia 2001, 86-87). In qualità di Gran Cancelliere intendo richiamare questo paradosso inquietante ed appassionante a quanti partecipano dell’intrapresa dello Studium Generale Marcianum, perché siano umili servitori della libertà di ognuno e grati al Signore Gesù che di essa si è preso cura rendendoci «liberi davvero» (Gv 8, 36).