"La nuova creatura e il fascino della comunione": istruzione ai sacerdoti e ai diaconi della diocesi per l'inizio dell'anno pastorale (Venezia, 4 ottobre 2007)
04-10-2007

Basilica di San Marco Evangelista

ISTRUZIONE AI PRESBITERI E AI DIACONI
DEL PATRIARCA CARD. ANGELO SCOLA

IN OCCASIONE DELL’INCONTRO SPIRITUALE PER L’INIZIO DELL’ANNO PASTORALE

Venezia, 4 ottobre 2007
Nella Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia

La nuova creatura ed il fascino della comunione

1. Ciò che conta è essere ‘nuova creatura’

«Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura» (Gal 6, 15). Alla fine della Lettera ai Galati Paolo dà il criterio sintetico per risolvere la diatriba che è alla origine del suo intervento apostolico. È possibile per i Galati riprendere con rinnovato vigore il cammino della fede, iniziato con la conversione ed il battesimo, solo se si risolvono a fissare lo sguardo sull’evento del Crocifisso che, con la Sua morte e Risurrezione, ha vinto il male ed ha generato la nuova creatura. L’Apostolo invita i suoi figli di Galazia all’unico, ragionevole atteggiamento morale proprio dell’uomo in quanto creatura finita: la ripresa.
Così è per noi oggi.
La ripresa domanda il celebre ‘spirito di fanciullo’ (ce lo ha ricordato Santa Teresa del Bambin Gesù il 1 ottobre, ce lo propone con forza oggi Francesco d’Assisi). Il segreto del «se non diventerete come i bambini» (Mt 18, 3) mi pare ben interpretato da questa affermazione di G. K. Chesterton: «Il fascino dei bambini consiste nel fatto che per ognuno di loro comincia tutto dal principio e l’universo viene di nuovo messo sotto processo».
Nuova creatura. L’espressione ‘ utilizzata, secondo gli studiosi, in ambito apocalittico, anche se la sua promessa viene annunciata dai profeti (cfr. Is 43, 19, 65, 17; Ger, 32, 22) ‘ individua con chiarezza un doppio elemento di continuità e di discontinuità che occorre mantenere sempre in stretta unità.
Da una parte l’apostolo parla della novità introdotta dal mistero pasquale. Il riferimento, come è noto, è alla morte e resurrezione di Gesù Cristo che costituisce la vittoria sul mondo. Il mondo è stato inchiodato alla croce, perché ogni realtà di peccato e di male è stata assunta dal Signore e crocifissa con Lui per essere redenta . Il riferimento alla croce del Signore dice con chiarezza il punto di discontinuità oggettiva tra la vecchia e nuova creatura, ma l’incontro con Cristo nella comunità cristiana chiama ognuno di noi ad una conversione (metanoia) radicale (discontinuità nel soggetto).
D’altra parte se è vero che la vittoria sul mondo instaurata dalla croce e resurrezione di Cristo dà origine ad una ‘nuova’ creatura, tuttavia lo stesso permanere del termine creatura nel testo di Galati dice altrettanto chiaramente che è questa creatura ad essere rinnovata e redenta, non un’altra. È l’elemento di continuità. L’incontro con Cristo non produce un’altra creatura, ma una nuova creatura, cioè una novità radicale nella stessa creatura. La nuova creatura è il compimento e la verità piena dell’uomo creato.
Come potremmo sommariamente descrivere i connotati di questa nuova creatura, se non attraverso il lavoro, gli affetti, il riposo? Il cristiano, nuova creatura, ha in comune e condivide con tutti i fratelli uomini anzitutto questi tratti essenziali dell’esistenza ma, per il dono dello Spirito, li vive secondo una rinnovata modalità. Con questi termini abbiamo voluto identificare, fin dall’Istruzione al clero del 2 ottobre 2003 , gli elementi fondamentali propri all’esperienza elementare di ogni uomo e di ogni donna, di ogni creatura appunto. Il IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana di Verona, fin dai documenti preparatori, ha confermato la bontà di questa scelta proponendo alle Chiese in Italia di chinarsi sugli ambiti dell’umana esistenza: la vita affettiva e la famiglia, il lavoro e la festa, l’educazione e la cultura, le condizioni di povertà e di sofferenza, la responsabilità della vita sociale e politica. Come si può intuire tra gli ambiti di Verona e quelli identificati nel nostro cammino vi è una sostanziale identità; infatti, aggiungendo quelli della cultura, della sofferenza, della vita sociale e politica il Convegno di Verona non fa altro che specificare ulteriormente il contesto sociale e storico in cui gli uomini si trovano ad amare e a lavorare.
Pertanto la ripresa della fede a cui i Galati sono richiamati, e attraverso di loro anche noi oggi, consiste nel riconoscere che l’incontro con il Crocifisso, la reale appartenenza al Suo Corpo che è la Chiesa, generando l’esperienza di una nuova creatura, fa vivere affetti, lavoro e riposo in modo radicalmente nuovo. C’è continuità con l’esperienza umana elementare, ma d’altra parte la potenza della croce-risurrezione produce una discontinuità con il modo puramente naturale di vivere tale esperienza.
Da questa novità parte quella rigenerazione del popolo di Dio di cui oggi tanto sentiamo il bisogno e che sta al centro di tutta la nostra pastorale ed in particolar modo della Visita Pastorale. Attraverso il consolidarsi della libera appartenenza ecclesiale nel Sacramento e nella Parola di Dio, l’educazione al pensiero di Cristo, l’educazione al gratuito, vivendo le dimensioni del mondo, ogni battezzato del nostro Patriarcato può fare l’esperienza liberante e concreta della ‘nuova creatura’: uomo tra gli uomini e, nello stesso tempo, per grazia, uomo nuovo in Cristo Gesù.

2. «’ come io per il mondo»

(il testo integrale è in allegato)