Ai funerali di Mons. Lorenzo Rosada
Madonna dell’Orto, 14 novembre 2007
Quando, sabato mattina, Don Lorenzo ha concelebrato con il nostro Patriarca, con me e tanti confratelli sacerdoti ai funerali di Mons. Giuseppe Visentin, eravamo ben lontani dal pensare che, proprio il giorno dopo, anche lui sarebbe ritornato alla casa del Padre e ci avrebbe lasciato. Era rettore di San Giacometto di Rialto e domenica vi stava andando per celebrare l’Eucaristia: il Signore lo ha chiamato alla divina liturgia del cielo.
Così ha voluto Colui la cui mano provvida guida la nostra storia personale e quella della Chiesa: ci sostiene la certezza che Lui è Padre e ci ama. E questo ci conforta nella nostra fatica a capire le sue strade.
Proprio il giorno prima della morte, Mons. Rosada, un veneziano dei Tolentini, aveva tagliato il traguardo degli ottantadue anni, prete da cinquant’otto.
Quando agli inizi del 1979 arrivai a Venezia come Patriarca, lo trovai Direttore dell’Ufficio Missionario e della pastorale scolastica e insegnante di lettere al Liceo classico Foscarini. Precedentemente era stato vicario a San Simeon, insegnante e vicerettore del Seminario, Assistente diocesano dei Giovani di Azione Cattolica e parroco a San Moisé.
Aveva ereditato da Mons. Bosa, suo grande amico, l’amore alle missioni: con loro due visitai più volte i nostri missionari in Kenya. Don Lorenzo tutti i giorni, anche quando la deambulazione gli era ormai diventata faticosa, arrivava in ufficio, sempre grande nell’aiutare e diligente nel mantenere con i missionari rapporti personali, anche solo per lettera, perché si sentissero pensati dalla loro Chiesa.
Nel 1984 lo nominai Direttore della Casa Card. Piazza che accoglie, tra gli altri, dei confratelli anziani: un ufficio di grande valore umano ed ecclesiale che don Lorenzo ha sempre amato e nel quale ha profuso il meglio del suo buon cuore, camminando a fianco dei confratelli con la serena bonomia che gli era congeniale.
Era un buon prete, attaccato alla sua Chiesa e al Patriarca; un prete colto, amante della tradizione veneziana e anche della buona compagnia; lieto quando poteva preparare a Casa Card. Piazza incontri o festicciole per i Confratelli. Il pezzo forte era l’organizzazione del pranzo che il nostro Patriarca offre ogni anno ai preti anziani del Patriarcato per gli auguri di Natale: in quell’occasione si prendeva lui stesso cura dei particolari, perché il pranzo fosse di qualità e il tutto riuscisse fraterno e gioioso.
Ottimista per temperamento, comunicava la gioia di un cuore semplice, attento alle relazioni, diligente nel ricordare le ricorrenze che amava sottolineare con qualche gesto di ricordo, anche piccolo, che però diceva attenzione.
Don Lorenzo aveva il culto dell’amicizia e della convivialità. Amava il bello, la musica, l’arte, orgoglioso di presentare e far godere agli altri le cose pregiate che riusciva ad ottenere, come il suo bel presepio napoletano a cui ogni anno aggiungeva un personaggio.
Rimarrà nel ricordo di tutti come un prete dal cuore buono, un veneziano orgoglioso di esserlo, amante della sua Chiesa, dei suoi confratelli e delle tante cose belle e buone che il Signore ci ha donato.