Intervento - testimonianza ai funerali di don Luigi Meggiato (Oriago, 11 dicembre 2007)
11-12-2007

Ai funerali di Don Luigi Meggiato

 

S. Pietro di Oriago 11.XII.07

 

 

Volentieri, per la lunga consuetudine che ci ha legato nel ministero, rendo la mia testimonianza su Don Luigi, davanti alla nostra Chiesa, prima di congedarci dal suo corpo mortale.

 

Sento di dovervela proporre a partire dal suo esodo da questa terra, che oserei chiamare, con umile trepidazione, il vertice della Santa Montagna della sua vita: la conformazione al Signore crocifisso e glorioso.

 

Vorrei parlarne senza enfasi e col rispetto dovuto al mistero dell’azione di Dio nella vita delle persone. Io però ho percepito la sua fine come ‘un vertice’ che illumina tutto e ne sono stato profondamente edificato: per questo ne do lode al Signore e lo ringrazio, e ne rendo testimonianza davanti a tutti voi.

 

Don Luigi amava la vita. Nella malattia che lo ha aggredito nella pienezza delle forze, ha coraggiosamente lottato: chiedendo e richiedendo al Signore la grazia della guarigione, con grande speranza. Don Luigi voleva vivere.

 

Quando però via via è apparso sempre più chiaro che la sua strada, come quella di Gesù, volgeva verso Gerusalemme, egli si è lasciato prendere da Dio ‘ talora piangendo, ma certo con interiore mitezza ‘ e si è consegnato a Lui: figli di Dio sono coloro che si lasciano ammaestrare e condurre da Lui.

 

Sostenuto dall’affetto della sua comunità di Passarella e ad un certo punto, dalla provvida solidarietà fraterna e orante della comunità monastica di Marango, nell’ascolto della Parola di Dio e in una comunione sempre più intensa con il suo Signore, egli ha compiuto il suo cammino verso la croce con la dignità e la libertà d’un autentico figlio di Dio.

 

Una grazia grande, che getta luce su tutta la sua vita e da lui ricade su di noi.

 

Dotato d’una viva sensibilità sociale, partecipò con passione al travaglio culturale ed ecclesiale del dopo-Concilio: sorretto sempre da una grande umanità e dalla capacità di amare e di solidarizzare con la storia in cui la mano provvida di Dio immergeva la sua vita.

 

Dotato d’un felice temperamento, buono e aperto alle relazioni, ovunque è passato nel suo ministero ‘ha voluto bene e si è fatto voler bene’: così nel lungo servizio a San Nicolò dei Mendicoli (dal 1971 all’87), a S. Michele di Marghera, a S. Gaetano di Caorle, ad Altino e, dall’inizio del 2001, a Passarella di Jesolo, la comunità che lo ha accompagnato e gli ha riscaldato il cuore nel suo ultimo tratto di strada.

 

Sempre partecipe del travaglio dell’uomo d’oggi nei rapporti con la fede cristiana, aveva la passione dell’annunzio e della testimonianza evangelica da portare anche negli spazi più estranei all’azione abituale della Chiesa. Da questa passione missionaria, credo, è maturata, fin dai suoi primi anni di sacerdozio, l’opzione dell’inserimento effettivo nel mondo del lavoro: un impegno che lui accompagnò sempre con la presenza pastorale in una comunità.

 

Nel congedarci da questo fratello buono e mite, un vero uomo di comunità, aperto ai problemi del suo tempo, sento il dovere di ringraziare, a nome della nostra Chiesa, quanti, sacerdoti, consacrati e laici, lo hanno sostenuto e accompagnato nel cammino della sua sofferenza e, negli ultimi suoi giorni, lo hanno sorretto con la preghiera e con commovente vicinanza fraterna, nella fatica degli ultimi passi verso l’incontro con il Signore, il Crocifisso risuscitato.

 

Ai fratelli e a tutti i suoi congiunti le condoglianze più sentite dell’intera nostra Chiesa.