Intervento sul tema "Il cuore e la grazia. Dieci anni di convegni sull'attualità di sant'Agostino" (Padova, 27 novembre 2007)
27-11-2007

Aula Magna dell’Università – Palazzo del Bo – Padova

 

 

Il cuore e la grazia

 

Dieci anni di convegni sull’attualità di sant’Agostino

 

Padova, 27 novembre 2007

Card. Angelo Scola

Patriarca di Venezia

1. Umiltà: la via maestra

 

 

Qualche mese fa, durante la celebrazione eucaristica presso gli Orti dell’Almo Collegio Borromeo di Pavia, Sua Santità Benedetto XVI ‘ il cui legame con sant’Agostino è ben noto come traspare nel suo magistero ‘ ripercorrendo il cammino di conversione del santo vescovo, ne identificò l’ultima e definitiva tappa con queste parole: «Agostino aveva appreso un ultimo grado di umiltà – non soltanto l’umiltà di inserire il suo grande pensiero nella fede umile della Chiesa, non solo l’umiltà di tradurre le sue grandi conoscenze nella semplicità dell’annuncio, ma anche l’umiltà di riconoscere che a lui stesso e all’intera Chiesa peregrinante era ed è continuamente necessaria la bontà misericordiosa di un Dio che perdona ogni giorno. E noi – aggiungeva – ci rendiamo simili a Cristo, l’unico Perfetto, nella misura più grande possibile, quando diventiamo come Lui persone di misericordia»[1].

 

Il riferimento del Papa all’umiltà di Agostino ci conduce direttamente al nucleo dell’insegnamento del Vescovo di Ippona su ‘il cuore e la grazia‘. Infatti la parola umiltà ben esprime sinteticamente quanto accade nell’uomo che, per pura grazia, incontra la misericordia vivente di Dio. Giustamente scrive don Giacomo Tantardini nel volume che presentiamo questa sera: «Agostino dice che solo nell’incontro tra il cuore, cioè l’interiorità, e la grazia, cioè la presenza del Signore, l’interiorità ritorna se stessa, il cuore ritorna cuore, cioè ritorna a essere cuore di bambino (‘) L’umiltà di Gesù è la virtù che possiamo imitare. Non possiamo imitare il Suo fare i miracoli, però il Suo essere mite, il Suo essere piccolo e umile lo possiamo imitare tutti»[2].

 

 

2. Volontà e grazia: una lectio agostiniana

 

 

Dall’immenso patrimonio delle opere di sant’Agostino, ho scelto una ‘pagina’ del De libero arbitrio per ‘leggerla’ questa sera insieme a voi.

 

Come è noto l’origine di questo dialogo è una discussione avvenuta a Roma tra l’autunno del 387 – Agostino era stato battezzato a Milano da sant’Ambrogio nella Veglia Pasquale di quell’anno, tra il 24 e il 25 aprile – e l’estate del 388[3]. L’opera fu ultimata in Africa dopo l’ordinazione sacerdotale dell’autore nei primi mesi del 391. Divenuto vescovo coadiutore di Ippona per volontà del suo vescovo Valerio nel 395 (secondo alcuni nel 396), Agostino spedì i tre libri dell’opera a Paolino di Nola (poeta cristiano e vescovo, 355-431)[4].

 

Il dialogo si apre con la domanda di Evodio ad Agostino: «Dic mihi, quaeso te, utrum Deus non sit auctor mali? / Dimmi, ti prego, se Dio non è principio del male» (I, 1, 1). Il tema, quindi, non è direttamente la libertà dell’uomo, ma la responsabilità di Dio nei confronti del male. A dire del Madec, infatti, «il dialogo potrebbe benissimo avere il titolo dell’opera di Leibniz: ‘Saggi di teodicea sulla bontà di Dio, la libertà dell’uomo e l’origine del male’»[5]. Nel dialogo tra Evodio ed Agostino emerge la domanda che, in modo più o meno esplicito, in forma più o meno acuta, abita il cuore di ogni uomo di ogni tempo: perché il male? Un interrogativo che rivela tutta la sua capacità di ferire la nostra umanità se formulato ancora più concretamente: perché mi trovo a compiere il male?

 

Già dall’ouverture si vede bene che un autore è un ‘classico’ – e Agostino lo è in modo sovraeminente – perché la sua lettura incontra immediatamente le domande profonde del lettore di ogni epoca, bruciando di schianto ogni lontananza di tempo e di cultura.

 

Ma c’è un’altra ragione che mi ha spinto questa sera a scegliere di leggere con voi un brano del De libero arbitrio. ….
(Il testo integrale dell’intervento è reperibile nell’allegato) 

[1] Benedetto XVI, Celebrazione dell’Eucaristia. Orti dell’Almo Collegio Borromeo, Pavia 22 aprile 2007.

[2] G. Tantardini, Il cuore e la grazia in Sant’Agostino. Distinzione e corrispondenza, Città Nuova, Roma 2006, 343-344.

[3] Cfr. D. Gentili, Introduzione, in Dialoghi II. Opere di Sant’Agostino III/2, Città Nuova, Roma 1976, 137-151.

[4] Cfr. Epistula 31, 4.7.

 

[5] G. Madec, Saint Augustin et la philosophie. Notes critiques, Paris 1996, 61.