Intervento scritto in occasione della celebrazione in Veneto del 150° di istituzione della Corte dei Conti (Venezia, 16 novembre 2012)
16-11-2012

CELEBRAZIONE NELLA REGIONE VENETO

DEL 150° ANNIVERSARIO DELL’ISTITUZIONE

DELLA CORTE DEI CONTI

 

 

 

Venezia, 16 novembre 2012

 

 

Signor Presidente,

 

Le sono particolarmente grato del cortese invito. Non potendo partecipare di persona mi rendo presente, come Ella mi ha chiesto, attraverso questo scritto. 

 

Il centocinquantesimo anniversario dell’istituzione della Corte dei Conti richiama alla mente, nell’attuale contesto sociale e culturale, il progressivo e necessario riconoscimento di un’effettiva ed efficace vigilanza, anche istituzionale, in vista di una corretta gestione delle risorse pubbliche e del superamento di una prospettiva meramente tecnicistica della cosa pubblica.

 

E’ infatti auspicabile, innanzitutto a livello culturale, un ripensamento di quanto fino ad ora non pochi hanno considerato nel mondo finanziario, economico e del mercato del lavoro come intoccabile, ossia il puro profitto.

 

E’ necessario, in particolare, un ripensamento propositivo in ordine ad un welfare che si deve misurare con le nuove problematiche della globalizzazione che caratterizzano e in futuro caratterizzeranno sempre più la vita quotidiana del cittadino.

 

A tale ripensamento molti ‘soggetti’ avvertono il dovere di dare il loro contributo e, fra essi, la Chiesa che, con il suo insegnamento sociale, propone una visione della persona, di società, di bene comune.

 

L’impegno è quello di contribuire a mettere a fuoco – nel difficile oggi – i fondamenti della polis, considerando l’uomo secondo la totalità delle sue dimensioni – spirito, anima e corpo – e non solo a partire dalla sua dimensione economica, quell’homo oeconomicus che spesso si è imposto – in termini di consumismo e individualismo – con conseguenze che hanno finito per indicare ai giovani, per tanti versi così fragili e vulnerabili, modelli più che discutibili.

 

La dottrina sociale della Chiesa desidera porsi come spazio di confronto e dialogo nella società civile, soprattutto per il raggiungimento di un bene comune oggi più che mai essenziale.

 

 L’attuale perdurante crisi finanziaria ed economica chiede a tutti di vigilare affinché il tessuto sociale non sia ulteriormente lacerato. Guai, infatti, se la crisi da finanziaria ed economica si mutasse in crisi sociale.

 

Urge quella saggezza antropologica e culturale che ispiri, attraverso un nuovo orizzonte di senso, il buon vivere delle persone e delle comunità. In questo la dottrina sociale della Chiesa è da sempre impegnata e – in termini di vera e autentica laicità – propone una riflessione che, a partire dalla fede e dalla ragione, sia attenta al bene comune, ai diritti della persona e alle relazioni tra gli uomini in un corretto rapporto con i beni, non ultimo l’uso del denaro soprattutto se pubblico.

 

Tutti sono chiamati a dare il loro contributo e, fra essi, la Chiesa avverte tale responsabilità, sentendosi impegnata a offrire il suo contributo alla comunità civile, e lo fa proponendo, soprattutto ai giovani, quei valori personali e sociali che, con troppa disinvoltura, sono stati messi da parte mentre costituiscono una vera possibilità di rinnovamento. L’impegno educativo delle nuove generazioni è fondamentale sia per la comunità ecclesiale sia civile.

 

Si tratta di riaffermare il primato della persona, l’attenzione al bene comune attraverso i principi della solidarietà, della sussidiarietà e, non ultimo, della destinazione universale dei beni.

 

In tale prospettiva va recuperato l’intrinseco legame fra etica ed economia, secondo l’intuizione che – un secolo fa – caratterizzava la riflessione del grande economista veneto Giuseppe Toniolo annoverato recentemente, dalla Chiesa, tra i suoi beati e il cui insegnamento oggi è particolarmente attuale.

 

E’ necessario, quindi, pensare ad un’economia, ad una politica e ad una società civile come espressioni di un bene comune che non sia vuota parola ma reale traduzione di scelte sociali ed economiche conseguenti.

 

La lezione del Toniolo – il rapporto che profondamente lega etica ed economia – è oggi attualissima. Il nostro tempo, infatti, è chiamato a compiere scelte coraggiose, senza tentennamenti, per trovare risposta alle domande che la realtà quotidiana ci pone innanzi anche in modo drammatico. E bisogna offrire un orizzonte di senso rinnovato per una comune convivenza che lavoratori, famiglie e società stanno vivendo con crescente disagio.

 

L’augurio che rivolgo alla Corte dei Conti – che oggi celebra il suo centocinquantesimo di istituzione – è di esercitare sempre le sue funzioni con quella lungimiranza e saggezza che non possono mancare alla nostra generazione, ponendo sempre al centro di tutto la persona, il cittadino, il bene comune e non il profitto considerato fine a se stesso con le sue inevitabili e debordanti derive.

 

 

                                                                            + Francesco Moraglia, patriarca