Intervento durante la Marcia e preghiera ecumenica per la pace nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (Venezia, 24 gennaio 2015)
24-01-2015
nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
Intervento del Patriarca mons. Francesco Moraglia
abbiamo ascoltato il Vangelo del Signore risorto che – come prima cosa – reca ai suoi l’annuncio della pace. Essere discepoli del Signore risorto vuol dire, infatti, essere uomini e donne di pace.
Abbiamo camminato per le vie della nostra città e abbiamo incontrato molti che, forse, in modo indifferente hanno guardato il nostro corteo che cantava, pregava e recava delle luci nella notte che ormai avanzava. Un segno, un simbolo. 
La guerra inizia dal nostro cuore, inizia dalle nostre parole, inizia dal nostro sguardo, inizia dal nostro tono di voce. Molte volte pensiamo che la guerra sia una cosa che riguarda i popoli, le nazioni, le cancellerie dei governi ed è vero… Ma la guerra inizia anche quando c’è uno sguardo sulla società che non è capace di fratellanza.
La pace nasce da un’economia giusta perché la pace non è l’assenza della guerra; siamo nel 50° anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II e la costituzione pastorale Gaudium et spes ci ricorda che “la pace non è semplice assenza della guerra” (n. 78) ma l’opera della giustizia. Non posso pretendere un mondo in pace intorno a me se non lavoro quotidianamente per la giustizia.
La pace è un grande impegno che ci chiede due cose: la preghiera personale e delle nostre chiese e poi l’accettare di rimboccarsi le maniche, di essere voci al di fuori del coro, ma sempre con uno sguardo, un tono e dei contenuti che siano espressione di un cuore in pace.
A tutti auguriamo l’incontro col Signore e, prima di tutto, chiediamo questo dono per ciascuno di noi.