Atto di dedicazione a Giovanni Paolo I della sala della biblioteca “Benedetto XVI”
che ospita la biblioteca personale del Papa Beato
(Venezia / Biblioteca “Benedetto XVI”, 17 maggio 2024)
Intervento del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia
Eminenze, Eccellenze, Stimate Autorità, Signore e Signori,
ci troviamo nel complesso della Salute e gli spazi sono quelli del Seminario Patriarcale, luogo simbolo della Chiesa di Venezia; siamo esattamente nella biblioteca dedicata a Benedetto XVI che la inaugurò durante la sua visita a Venezia nel maggio del 2011.
Oggi una sala di questa biblioteca viene intitolata ad un’altra figura cara ai veneziani: il Beato Albino Luciani – Papa Giovanni Paolo I, già nostro amato Patriarca. Si tratta di uno spazio destinato ad accogliere la sua biblioteca personale che è stata riunita, al momento in modo parziale, attraverso una ricognizione dei libri che gli sono appartenuti. L’opera è in via di realizzazione da parte della Fondazione Vaticana “Giovanni Paolo I” che si è fatta carico anche di portarla a compimento.
Prima di procedere con la preghiera e la benedizione, un breve pensiero per ricordare la figura del Beato Luciani, dando rilievo ad un aspetto spesso disatteso ma che, invece, gli appartiene pienamente. Mi riferisco alle ampie letture di Albino Luciani, al suo desiderio di approfondimento, alla sua disposizione per lo studio e ai suoi richiami in tal senso spesso rivolti a preti, catechisti e non solo.
Albino Luciani non fu solo umile, ma anche uomo intelligente e colto. In lui, però, l’intelligenza e la cultura non erano un “vezzo” e neppure qualcosa di fine a se stesso, ma il suo intimo sentire con cui si confrontava all’interno dei differenti contesti pastorali per annunciare il Vangelo e per riuscire a parlare con le donne e gli uomini del suo tempo.
Senza dimenticare la saggia e garbata ironia che traspare anche dalle sue lettere. Se oggi fosse qui, forse riprenderebbe, col suo amabile sorriso, una delle amate battute di Mark Twain, a cui ha indirizzato una sua lettera.
La battuta è “quella sul valore dei libri. È un valore inestimabile – ha Ella risposto ad una ragazzina, che l’aveva interpellata – ma vario. Un libro legato in pelle è eccellente per affilare il rasoio; un libro piccolo, conciso – come lo sanno scrivere i francesi – serve a meraviglia per la gamba più corta di un tavolino; un libro grosso come un vocabolario è un ottimo proiettile per tirare ai gatti; e finalmente un atlante, coi fogli larghi, ha la carta più adatta per aggiustare i vetri” (Albino Luciani – Giovanni Paolo I, Illustrissimi. Lettere immaginarie – Edizione critica a cura di Stefania Falasca, Padova 2023, p. 19).
Ho scelto questo passo perché in esso si evidenzia, attraverso una fine ironia, la sintesi tra intelligenza e umiltà che Luciani esprime anche quando parla dei libri che in quegli anni, prima del digitale, erano la forma colta e ordinaria di trasmissione del sapere.
Posso, però, assicurare che lo scopo della biblioteca e dello spazio che raccoglie i testi appartenuti al Beato Albino Luciani – Giovanni Paolo I, è differente da quello indicato nella battuta di Mark Twain sul valore dei libri.
La santità è fatta anche di sapiente ironia come, tra gli altri, ci insegnano Tommaso Moro, Filippo Neri e Benedetto XIV, già cardinale Prospero Lambertini. Albino Luciani, quindi, entra in tale novero.