Intervento del Patriarca durante la visita alla Scuola Dalmata dei Ss. Giorgio e Trifone (Venezia, 30 settembre 2022)
30-09-2022

Visita alla Scuola Dalmata dei Ss. Giorgio e Trifone

(Venezia, 30 settembre 2022)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Saluto tutti e ringrazio il Guardian Grande per l’invito e per l’excursus storico con cui ha rappresentato la vostra gloriosa storia.

Se, come è stato ricordato, sono il primo Patriarca che visita la Scuola Dalmata di Venezia, allora questa è una data importante da non dimenticare.

Abbiamo un importante elemento in comune, l’anno 1451: l’inizio della vostra presenza a Venezia e il trasferimento del Patriarcato di Grado a Venezia. San Lorenzo Giustiniani diventa il primo Patriarca di Venezia quando è ormai quasi settantenne e dopo essere stato per più di vent’anni Vescovo di Olivolo / Castello.

È bello, allora, ricordare che oggi ci incontriamo avendo – come Patriarcato di Venezia e Scuola Dalmata – questa data in comune.

Riprendo quanto ha detto il Guardian Grande, ossia la dimensione spirituale dell’appartenenza. L’uomo vive nel tempo e nello spazio – sarebbe impossibile vivere prescindendo da tali dimensioni – ma non è costretto in modo assoluto dalla spazialità e dalla temporalità. L’uomo è fatto anche d’interiorità, di cultura; l’uomo, infatti, è l’essere vivente in cui la natura si pone in modo culturale.

La storia, la cultura, la memoria, i sentimenti, l’affettività, la facoltà estetica sono realtà che – in taluni momenti – diventano più importanti di un’appartenenza fisico-geografica; posso essere in un luogo ed avere una storia che mi lega ad esso e non averne consapevolezza.

Perché dico questo? Perché lontani dalla bella terra dalmata, ormai da 70/80 anni causa l’esodo, siete chiamati ad esprimere e a tenere desta, nell’oggi, una storia per il tramite della cultura. Non possiamo vivere in modo consapevole il presente ed avere un futuro se non si ha una storia, ma bisogna che la storia s’incarni nell’oggi e diventi il nostro oggi.

La storia è costruita da Dio che, in genere, si serve delle “minoranze creative” e tra voi non manca chi – per attività, professionalità e preparazione – può essere una piccola “punta di diamante” nel compito di riuscire ad entrare nella cultura contemporanea, con l’originalità della propria storia.

Già venire in questa piccola chiesa – che è un vero gioiello – dice qualcosa di significativo riguardo una realtà – come la vostra – che, di certo, non si rifà ai grandi numeri.

La missione che avete è importante, anche se c’è il problema di cui ha parlato il Guardian Grande circa il ricambio generazionale che, nel vostro caso, deve fare anche i conti con una lontananza “temporale” crescente rispetto alla vita trascorsa nella terra dalmata dai vostri genitori, nonni e bisnonni.

Ma la vostra storia e tradizioni devono essere tramandate ai giovani. Certo, ci sono difficoltà, ma il ricambio generazionale è problematico dovunque; non c’è aggregazione ecclesiale, anche vivace, che non avverta difficoltà a trasmettere i valori in cui crede ai più giovani. La cultura in cui viviamo oggi è fatta più di contatti che di incontri, più di numeri e codici che di relazioni e riflessioni ponderate.

Trasmettiamo, allora, ai nostri giovani gli strumenti per essere all’altezza delle richieste di una società e di una cultura sempre più tecno-scientifica e, quanto più la cultura diventa tale, tanto più ha bisogno di essere profondamente umanistica, filosofica e teologica.

Sarà decisivo un vostro impegno forte in tale ambito, incaricando qualche membro della Scuola, una sorta di mission nei confronti dei giovani che auspichiamo possano diventare in modo convinto futuri Confratelli e Consorelle della Scuola. Si tratta di parlare loro in modo adatto ed investendo in questo ambito così che scoprano – pur essendo espressione della modernità – tutto quello che è stato e che vuole continuare a essere la cultura dalmata in questa terra veneziana che l’ha accolta e che ha bisogno del contributo di tale storia e cultura.