Intervento del Patriarca durante il pellegrinaggio diocesano dei giovani alla Madonna della Salute (Venezia, 20 novembre 2022)
20-11-2022

Pellegrinaggio diocesano dei giovani alla Madonna della Salute

(Venezia, 20 novembre 2022)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

Carissimi,

siete venuti numerosi in pellegrinaggio alla Madonna della Salute. Grazie!

Una domanda semplice, ma doverosa: quale motivo vi ha condotti qui? Quante cose, nella vita, facciamo per convinzione, quante per abitudine, quante solamente perché gli altri le fanno…

Il beato Carlo Acutis era solito dire: Dio ci crea come “originali” ma noi spesso finiamo per essere solamente “fotocopie”.

Quante volte, in una giornata, rischiamo di diventare fotocopie sbiadite, invece che originali… Faccio o non faccio una cosa… se gli altri la fanno o non la fanno… Che tristezza! E la mia libertà, a cui così tanto tengo, dove va a finire? La libertà è saper osare, è assumersi responsabilità, è rischiare!

Quando siamo chiamati a scegliere, a venire allo scoperto, allora ci accorgiamo di avere mille padroni: gli amici, i compagni di classe, il proprio ragazzo, la propria ragazza, i social… Quanto pesa su di me il giudizio degli altri? Gli altri sono i miei padroni? Di volta in volta, li temo, li sfuggo, li cerco, li evito, li amo, li detesto… C’è qualcuno di cui mi fido e a cui oso dire chi realmente sono senza ipocrisia?

Non si può chiedere a nessuno di rispondere ad una chiamata se manca la conoscenza e la fiducia in quella persona. Ma quando Dio chiama fa sempre una promessa che non riguarda qualcosa ma Lui stesso, come per il figlio maggiore della parabola del padre misericordioso (cfr. Lc 15,31).

Ma Dio mi interessa? Certo, ho bisogno di tante cose… Di Dio avverto il bisogno? Se sì… fino a che punto, quando e perché?

Dire “sì” come Maria di Nazareth vuol dire non frapporre indugio ed iniziare una vita nuova. Senza Dio, tutto nella vita – i pensieri, gli affetti, i legami – tutto diventa temporaneo, fragile e debole.

Anche parlare non è facile, a meno che non si usi il vocabolario del politicamente corretto. Anche il silenzio può essere scomodo o comodo. Non parlare, spesso, è una tentazione per non esporci (chi me lo fa fare?) e questo silenzio talora lo giustifichiamo come riservatezza o rispetto dell’altro mentre, invece, è paura o scelta di non mettersi in gioco!

E poi, addirittura, parlare di Gesù è come tirare in ballo un compagno di strada scomodo che ci mette in difficoltà con gli amici, a scuola, sul lavoro… Eppure Gesù è l’uomo dei “sì” più veri e più intensi; quei “sì” che ti fanno camminare a testa alta e stimare anche dai lontani.

Gesù, però, prima di chiederti qualcosa chiede d’entrare nella tua vita: questo è il punto! Incontrare Gesù, sì, incontrarlo! La fede è, come per i due discepoli di Emmaus, camminare con Lui lungo la strada.

Gesù non è un progetto sociale, non è il politicamente corretto, non si identifica con una marcia che scandisce temi magari politicamente corretti, e targata secondo gli schemi del pensiero unico dominante. La fede, invece, è incontrare una persona che è “politicamente scorretta”, che mi cambia e mi converte.

Ma quando posso dire d’aver incontrato Gesù? In che modo lo so? È la mia vita a dirmelo, quando cambia il rapporto con sé stessi.

Dio è presente in Gesù risorto; è Lui il misterioso pellegrino che cammina con i tristi discepoli di Emmaus, così presi da sé stessi da non riuscire ad accorgersi che c’è Gesù al loro fianco, almeno fino a quando è Lui stesso a “svegliarli”. A qualunque età possiamo incontrare Gesù!

Più il mondo è opaco, più è ipocrita o ideologizzato, più vive per il denaro e sul denaro, più idolatra e persegue il successo, più commercia in armi e, più, in realtà, ha bisogno di persone che pensino, parlino e vivano in modo diverso.

Mai come oggi il mondo ha avuto e ha bisogno di santi – uomini e donne – che non si accontentano dell’esistente ma sanno guardare oltre! E, come diceva proprio oggi Papa Francesco all’Angelus, c’è tanto bisogno di «giovani veramente “trasgressivi”, non conformisti, che non siano schiavi di un cellulare, ma cambino il mondo come Maria, portando Gesù agli altri, prendendosi cura degli altri!» (Papa Francesco, Angelus del 20 novembre 2022 ad Asti).

Carlo Acutis, un giovane di quindici anni, aveva tutto dalla vita: bellezza, intelligenza, una famiglia radicata nella Milano che conta e tanti hobby tra cui l’informatica; godeva anche della salute, un bene però che gli sarà tolto in pochissimi giorni…

Quando apprende che gli rimane poco da vivere – a causa di una leucemia fulminante – accetta e offre la vita per la Chiesa e il Papa… Una sua frase è un progetto di vita: “Trova Dio e troverai il senso della tua vita”.

Ricerchiamo – e giustamente – il benessere, la salute fisica, l’armonia psicosomatica, la nostra autorealizzazione, la stima degli altri ma… sappiamo ancora cercare e praticare il bene, la giustizia, la verità, la carità?

Ci preoccupiamo di tante cose ma… ci interroghiamo sulla salvezza? Vogliamo conoscere tutto ma… ci interessa la sapienza del vivere?

Contattiamo sui social decine di persone ogni giorno ma… di chi siamo amici sinceri e leali?

Camminiamo ma… in quale direzione? Sappiamo dove stiamo andando? Siamo già sazi eppure il gusto di assaporare l’abbiamo ancora…

Come Carlo Acutis, allora, costruiamoci nella giornata alcuni spazi per incontrare Gesù eucaristico ed alcuni spazi da donare per ascoltare e incontrare gli altri; adottiamo qualche povero, pratichiamo qualche gesto di gratuità, interpelliamoci su cosa siamo veramente chiamati a fare.

Maria di Nazareth ha detto il suo “sì” quando aveva quindici anni!