Intervento del Patriarca all'incontro introduttivo alla terza edizione del ciclo “Le parole della nostra Costituzione” organizzato dalla Fondazione Marcianum (Venezia / Palazzo Ferro Fini, 25 novembre 2022)
25-11-2022

Incontro introduttivo alla terza edizione del ciclo “Le parole della nostra Costituzione” organizzato dalla Fondazione Marcianum

(Venezia / Palazzo Ferro Fini, 25 novembre 2022)

Intervento del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Ringrazio i relatori che sono appena intervenuti ed anche il presidente del Marcianum; sono particolarmente contento che quest’anno il nuovo ciclo dedicato alle parole della nostra Costituzione inizi in questa prestigiosa sede.

La Carta Costituzionale – riflettevo mentre parlavano i relatori – è espressione di una cultura e, nello stesso tempo, è frutto di un nobile compromesso. Alla Costituente c’erano infatti Palmiro Togliatti e Umberto Terracini, espressioni della componente comunista-socialista, c’era Alcide De Gasperi, esponente del mondo e del pensiero cattolico insieme, a Fanfani, Dossetti, La Pira e Moro e c’era anche – quale firmatario in quanto presidente provvisorio della Repubblica italiana – un liberale e monarchico come Enrico De Nicola che aveva avuto un ruolo importante nella politica precedente l’epoca repubblicana.

La nostra Carta Costituzionale è stata firmata e controfirmata da persone che indicavano proprio queste culture differenti e che, però, sono state capaci di un virtuoso compromesso. Togliatti, in un intervento del 1946 (la Carta Costituzionale viene “chiusa” l’anno dopo, nel 1947), osservava: “Un regime politico, economico e sociale è tanto più progredito quanto più garantisce lo sviluppo della personalità umana. Io e l’onorevole Dossetti – esponente del movimento cattolico – potremmo dissentire nel definire la personalità umana; però ammetto che il fine di un regime democratico è quello di garantire un più ampio e più libero sviluppo della persona umana (…) Poiché partiamo da una esperienza politica comune, anche se non da una comune esperienza ideologica, questo – a mio avviso – dovrebbe offrire un terreno d’intesa”.

Cari ragazzi, vorrei farvi notare l’articolo 2 della nostra Costituzione perché in esso si dice qualcosa di fondamentale, senza dimenticare che la Carta Costituzionale ha voluto essere la risposta al dramma e ai danni causati dal totalitarismo (il Ventennio fascista). Sempre in quell’epoca Winston Churchill – che riceverà anche il Premio Nobel per la letteratura – disse che una cortina di ferro era scesa da Stettino a Trieste ed aveva diviso in due l’Europa. Sì, il totalitarismo nazifascista si concludeva mentre in Europa proseguiva un’altra forma di totalitarismo, quella del socialismo reale incarnato nella Unione Sovietica.

Ebbene, la nostra Carta Costituzionale all’articolo 2 dice (attenti bene all’espressione che usa): ”La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”. Sarebbe stato molto diverso se vi fosse stato scritto: la Repubblica attribuisce e garantisce i diritti dell’uomo. La formula scelta vuol dire che la nostra Carta Costituzionale riconosce l’eccellenza della persona rispetto allo Stato.

Questo è qualcosa di fondamentale: un conto è garantire i diritti, altro attribuirli. Riconoscere e poi garantire significa vedere qualcosa che c’è prima di me e, quindi, io non la posso modificare. Qui si afferma l’intangibilità della persona e dei diritti che, prima di tutto, chiedono d’essere riconosciuti. Altrimenti uno Stato diventa il dio di sé stesso!

L’altro elemento importante dell’articolo 2 riguarda i “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Realmente la nostra Carta Costituzionale ci dice che ci sono dei “doveri inderogabili” e sono, precisamente, dei doveri di “solidarietà” (politica, economica e sociale).

Il prof. Zamagni, nel suo intervento, ha parlato prima di peccati di omissione. Ieri ero in una scuola: quando c’è un fenomeno di bullismo e ci sono due ”disgraziati” che rovinano un coetaneo e una famiglia, pensate al dolore di quel ragazzo (o di quella ragazza) e alla pena del cuore di un papà e di una mamma nel sapere che il loro figlio (o figlia) va a scuola e vive tale situazione, attendendo solo l’ora di ritornare a casa… Ma, nella conversazione, aggiungevo un altro pensiero: taluni episodi di bullismo accadono perché ci sono alcuni (pochi) che li compiono e tutti gli altri che stanno zitti…

Ho così provato a fare un’applicazione concreta dell’art. 2 della Costituzione: la solidarietà sociale inizia quando io siedo in un banco di scuola e sono chiamato a non stare zitto se vedo succedere certe cose.

Vi sottopongo, infine, un altro elemento di riflessione sempre su quest’articolo 2: è importante riconoscere, da parte dello Stato, i diritti dell’uomo perché i diritti della persona vengono prima dello stesso Stato. Ogni forma di totalitarismo, poi, ritiene che un’istituzione possa diventare un assoluto ma, in realtà, di assoluto c’è solo la persona la quale è tenuta a rapportarsi al bene comune e non a fare quello che vuole.

La Carta Costituzionale – vedete – coinvolge, riguarda e vincola tutti: anche il presidente della Repubblica, anche il presidente del Consiglio, i parlamentari e i singoli cittadini.

Cari ragazzi, mi sembra importante – come risultato positivo di questa giornata – che possiate riprendere i primi 12 articoli, il fondamento della Carta Costituzionale. Ma ricordate che, se la Costituzione deve essere la nostra casa comune come cittadini, questa è nata da un compromesso politico e culturale, dalla necessità e dalla volontà di non imporsi agli altri.

E ricordo, ancora, la citazione di poco fa di Togliatti che non era proveniente dall’area cattolica ed era genovese come, del resto, lo era anche Terracini (di famiglia ebraica): ci possono essere – e ci sono – anche delle differenze, ma partiamo dall’esperienza comune e da lì ricerchiamo un’intesa “per un più ampio e più libero sviluppo della persona umana”.

E la persona si realizza come persona nel momento in cui assume una rilevanza sociale e la società – lo Stato – è veramente tale quando riesce a fare in modo che una persona si realizzi. Non siamo un alveare dove tutti lavorano per un bene esterno ai singoli componenti (alle singole api), non siamo un formicaio.

Il bene comune è la cosa più difficile e più necessaria per la società e non è il bene della maggioranza. Non a caso, sempre in quei primi 12 articoli, la nostra Costituzione afferma anche l’esigenza di tutelare le minoranze.