Intervento del Patriarca all'inaugurazione e benedizione del Crocifisso restaurato dopo i danni subiti in occasione dell’acqua “granda” del novembre 2019 (Venezia / Chiesa parrocchiale S. Moisè, 12 novembre 2021)
12-11-2021

Inaugurazione e benedizione del Crocifisso restaurato dopo i danni subiti in occasione dell’acqua “granda” del novembre 2019

(Venezia / Chiesa parrocchiale S. Moisè, 12 novembre 2021)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Un cordiale saluto al parroco, don Roberto Donadoni, e a tutti i presenti.  Siamo riuniti in chiesa che è lo spazio più idoneo per esporre alla preghiera il Crocifisso anche se, come in tal caso, è un’opera d’arte.

Viviamo un appuntamento semplice, ma che riveste un alto valore simbolico e per differenti motivi.

Si tratta, innanzitutto, di un gesto con cui intendiamo riconoscere l’omaggio dovuto al Crocifisso, quella realtà che sintetizza ed esprime la carità di Cristo, ossia l’amore di Dio per l’umanità peccatrice.

S’intende poi esprimere gratitudine per chi ha messo a disposizione delle risorse per provvedere al restauro di questo Crocifisso ligneo; tale intervento si era reso necessario per i danni subiti proprio due anni or sono in occasione dell’acqua “granda”.

Ringrazio Valentina Marini Clarelli Nasi che presiede la Fondazione Venetian Heritage e, attraverso di lei, quanti vi hanno contribuito.

Desidero ribadire l’importanza di questo momento di preghiera, raccoglimento e riflessione che segna – come dicevo – nel modo più appropriato il ritorno del Crocifisso nella sua “casa” abituale, questa splendida chiesa parrocchiale intitolata a San Moisè.

Due anni fa, quando l’acqua “granda” sorprese e travolse Venezia, insinuandosi nelle calli, nelle case e nelle chiese, nella Basilica di san Marco, ci sono state alcune immagini che – in maniera più efficace e diretta di altre – si sono impresse nella memoria collettiva e hanno presentato, in maniera eloquente, e senza bisogno di ulteriori parole, la drammaticità del momento. Una di queste è stata quella che mostrava la chiesa di S. Moisè allagata, con i banchi galleggianti e il Crocifisso immerso dall’acqua e, come molti in quei giorni a Venezia, in balia delle acque.

Ecco perché ammirare e contemplare, nuovamente, il Crocifisso restaurato e collocato al suo abituale posto, è segno evidente della volontà di rialzarsi e ripartire che, subito, ha pervaso la città, i suoi abitanti e coloro che, anche se non veneziani, amano questa realtà unica al mondo e fanno la loro parte con forza e determinazione – pure dopo il dramma della pandemia – per tornare a far rivivere, nei diversi contesti, la città stessa.

Inoltre, non sfugge che quest’opera d’arte raffigurante Gesù in croce – che secondo l’evangelista Giovanni è l’“ora” di Gesù (cfr. Gv 2,4 – 7,30 – 13,1 – 19,30) –  ha il merito di riportarci al cuore della fede cristiana e l’antico inno liturgico latino che abbiamo cantato poco fa, il Vexilla Regis, ce lo ha fatto di nuovo comprendere: “Vexilla regis prodeunt, fulget crucis mysterium…“ – ossia “I vessilli del Re avanzano; risplende il mistero della Croce…”-, così iniziava. E poi alla fine ecco la grande invocazione: “O crux, ave, spes unica”“Salve, o Croce, unica speranza”.

Il Crocifisso attesta, ogni volta che lo contempliamo nella fede, come la caratteristica di Dio – per quanto possa sembrare paradossale – è l’umiltà e solo la virtù dell’umiltà può condurre l’uomo a riconoscere il Dio Onnipotente. D’altra parte, e in modo paradossale, l’umiltà, appartiene solo a chi è sa d’essere Onnipotente.

La sapienza di Dio, come ricorda la prima lettera ai Corinzi, si manifesta proprio nella croce: ”…quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2,1-5).

La passione, la morte e la risurrezione di Cristo – un unico quadro composto da “momenti” mai rescindibili fra loro – attestano il “tutto” della storia della salvezza e del giudizio di Dio sul mondo, poiché è proprio dalla croce che Dio giudica il mondo: “…nella potenza misteriosa della croce tu giudichi il mondo e fai risplendere il potere regale di Cristo crocifisso” (Prefazio della Passione del Signore I).

Guardando al Crocifisso “innalzato” come segno di salvezza, per chiunque entri nella chiesa di S. Moisè, chiedo che il senso del Mistero si riappropri di noi e possa sgorgare dal nostro cuore, aprendoci a pensieri di speranza insieme al desiderio di ritornare a Lui, poiché, come ci fa pregare la liturgia della Chiesa: “Noi ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua croce hai redento il mondo” (dalla Liturgia).