Intervento del Patriarca all'inaugurazione del Padiglione della Santa Sede alla 18^ Biennale di Architettura (Venezia / Abbazia di S. Giorgio Maggiore, 19 maggio 2023)
19-05-2023

Inaugurazione del Padiglione della Santa Sede alla 18^ Biennale di Architettura

(Venezia / Abbazia di S. Giorgio Maggiore, 19 maggio 2023)

Intervento del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Saluto innanzitutto Sua Eminenza Josè Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, l’abate e il priore di S. Giorgio Maggiore – Stefano Visintin e Norberto Villa – e la comunità benedettina, da oltre 1000 anni presenza culturale significativa in questa isola e che mette a disposizione gli spazi espositivi.

Saluto il Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto, tutte le autorità presenti ed in particolare il curatore e gli espositori che hanno reso possibile la realizzazione del nuovo padiglione della Santa Sede all’interno dell’odierna Biennale di Architettura.

Non poteva mancare, in effetti, un contributo proposto dalla Santa Sede in un’esposizione, quale è quella che si sta aprendo oggi, caratterizzata da un tema generale che parla espressamente di un “laboratorio per il futuro”. Il richiamo al futuro è essenziale. Non si tratta, infatti, solo di esprimere la vicinanza della Santa Sede alla cultura e all’arte – e qui specialmente nell’architettura -, ossia a chi progetta, elabora e realizza luoghi, spazi, punti d’incontro e ritrovo, le direttrici lungo le quali si svilupperanno le città e gli ambienti di vita.

Si tratta di indicare una linea, di aprire un processo, di offrire dei riferimenti e delle suggestioni all’uomo contemporaneo. Si tratta di entrare nel panorama culturale, artistico e architettonico con una “visione”, il più possibile creativa, che scaturisce da ciò che – come credenti – più ci caratterizza: l’incontro e il dialogo incessante tra Dio e l’uomo, attraverso una compresenza che si rinnova nell’oggi e si realizza nel quotidiano, dove la vitalità dell’uomo e il dinamismo della natura (il creato) si intrecciano e si confrontano continuamente.

In questo ambito, ma anche in altri, la proposta cristiana si caratterizza per essere “diacronica” e “sincronica”, capace cioè di essere in continua evoluzione e distaccata rispetto al tempo vissuto ma anche contemporanea, capace di entrare nello spirito del tempo e dei contesti attuali con un respiro più ampio, anche critico se necessario, aperto all’Altro, all’Oltre, all’eternità, alla verità più profonda dell’uomo e del creato.

Il progetto che la Santa Sede offre con questo padiglione mette a tema l’ “amicizia sociale” che Papa Francesco ha posto al centro della sua enciclica Fratelli tutti e che è base indispensabile per la vita buona di una società, per la costruzione di un futuro davvero “umano”, sostenibile e di speranza per tutti.

Non dimentichiamo che l’anelito di ogni “amicizia sociale” e di “fratellanza universale” richiede una condizione: “C’è un riconoscimento basilare, essenziale da compiere per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale: rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza. (…) Ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente, e nessun Paese può negare tale diritto fondamentale. Ognuno lo possiede, anche se è poco efficiente, anche se è nato o cresciuto con delle limitazioni; infatti ciò non sminuisce la sua immensa dignità come persona umana, che non si fonda sulle circostanze bensì sul valore del suo essere. Quando questo principio elementare non è salvaguardato, non c’è futuro né per la fraternità né per la sopravvivenza dell’umanità” (Papa Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, nn. 106-107).

Amicizia sociale e autentico incontro sono le “chiavi” del futuro che la Chiesa – anche attraverso questo padiglione all’interno della Biennale di Architettura – offre e indica a tutti da un proscenio straordinario che è Venezia, da sempre città dell’incontro tra differenti provenienze umane, religiose e sociali. Da sempre Venezia è posta dinanzi ad interrogativi e questioni che guardano al presente e al futuro, che chiedono di cercare e trovare nuovi ed ulteriori equilibri non solo nelle relazioni tra le persone e i popoli, ma anche tra l’uomo e l’ambiente (come realtà da fruire e custodire) nonché tra le facoltà e le doti tipiche dell’uomo e quelle risorse della tecnica e della scienza che sembrano espandersi senza più confini.

Ecco, allora, tutta l’importanza di architettare e saper suggerire una “visione” antropologica e del creato che interroghi ed indichi una via e una prospettiva di speranza, che contraddica e contrasti le diffuse forme di pessimismo e nichilismo che spesso avvolgono tanta parte del mondo culturale, intellettuale e sociale e che finiscono per impadronirsi di molte intelligenze e di molti cuori.

C’è bisogno di guardare avanti, possibilmente insieme (l’amicizia sociale, appunto), ma anche di guardare oltre, di fare un passo in là. “Un principio è indispensabile per costruire l’amicizia sociale – scrive Papa Francesco in Fratelli tutti -: l’unità è superiore al conflitto. Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto… Ogni volta che, come persone e comunità, impariamo a puntare più in alto di noi stessi e dei nostri interessi particolari, la comprensione e l’impegno reciproci si trasformano […] in un ambito dove i conflitti, le tensioni e anche quelli che si sarebbero potuti considerare opposti in passato, possono raggiungere un’unità multiforme che genera nuova vita” (Papa Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, n. 245).