Intervento del Patriarca alla tavola rotonda "Giovani e lavoro 4.0" organizzato dalla Fondazione Marcianum (Mestre / Liceo Franchetti – 22 marzo 2018)
22-03-2018

Fondazione Marcianum

Tavola rotonda “Giovani e lavoro 4.0”

(Mestre / Liceo Franchetti – 22 marzo 2018)

Intervento del Patriarca Francesco Moraglia

 

 

Un saluto cordiale a voi studenti, ai dirigenti scolastici, ai relatori, al moderatore e al presidente del Marcianum.

 

Il tema dell’incontro riguarda voi giovani e il vostro futuro. Si parla, infatti, della quarta rivoluzione industriale/economica con le sue prospettive solo parzialmente esplorate. Si tratta di una parte (il lavoro) che si inscrive in un tutto (la società) ma che la condiziona e plasma profondamente; siamo in un «cambiamento d’epoca» – come dice Papa Francesco – e non solo in un’epoca di cambiamento.

 

Lavoro 4.0: indica la tendenza all’automazione che integra nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la quantità e la qualità produttività degli impianti. Da qui sorgono molte delicate questioni.

 

Dagli ultimi anni del secolo scorso si parla di nuovi scenari circa il mondo del lavoro… Ill cambiamento è opportunità che genera “timori” e “speranze”. Il mondo del lavoro si pone, di fronte a noi, come sfida; i cambiamenti già in atto vanno “governati dall’uomo” se non si vuole che finiscano per governare gli uomini. Di fronte a scenari incerti o sconosciuti circa il mondo del lavoro i timori non mancano. Certo, la tecnologia sempre più sostituirà parti rilevanti del lavoro.

 

Ma saranno proprio i lavoratori a venir meno? Pensiamo a recenti dichiarazioni circa possibili numerosi esuberi (migliaia) causati proprio dall’innovazione produttiva.  La Germania è stata tra le prime economie ad affrontare la grande trasformazione del lavoro legata alla quarta rivoluzione industriale; lo scenario è tutt’altro che semplice.

 

Oggi viviamo in una società complessa, i cambiamenti sono repentini e quasi tutto avviene in tempo reale e le lontananze sono azzerate… Il pianeta è diventato il villaggio globale! Il “cambiamento epocale” che stiamo vivendo genera incapacità di prevedere.

 

È importante, quindi, non adattarsi acriticamente all’esistente ma applicarsi e saper discernere, possedere una sapientia cordis capace di considerare l’uomo prima del profitto, prima dei nuovi traguardi della tecnoscienza e delle sue mirabolanti conquiste.

Ma una domanda si impone a chi si interroga nella nostra società, detta liquida (Bauman): si danno ancora ragionevoli certezze? E, se sì, su cosa si fondano?

 

Nell’epoca moderna le certezze venivano dalla razionalità, dal lume della ragione, dal consenso circa le acquisizioni della scienza positiva, portatrice di progresso per cui l’uomo avrebbe conosciuto quanto ancora ignorava. Ci si è accorti, però, che non era così.  Il cambiamento d’epoca che viviamo ci chiede, prima di tutto, d’investire sull’umano.

 

Oggi cosa crea certezza? In psicologia si parla di autostima, ossia la persona ha fiducia in sé e, quindi, si sa muovere. E la fiducia è conseguenza di esperienze positive, di buone relazioni, di una riflessione costruttiva sulle proprie possibilità. Credo, però, che oggi sia oltremodo necessaria una profonda riflessione antropologica sull’uomo, a partire dai suoi limiti, sul fondamento dell’etica personale e sociale.

 

Anche la parola “speranza” ci aiuta a comprendere a patto che non sia intesa in senso consolatorio o fatalistico (ricordo, qui, il libro con sessanta temi scritti da bambini napoletani “Io speriamo che me la cavo”). Per il cristiano poi si dà la Speranza che «non delude» (Rm 5,5) e che, in quanto speranza affidabile, porta ad agire anche con confidenza nei cambiamenti umani e aiuta pure a governare lo stesso cambiamento.

 

Non è ancora possibile immaginare fino in fondo le trasformazioni dell’economia e della società a cui porterà la quarta rivoluzione del lavoro che, comunque, domanda nuove risorse per “formare” e “accompagnare” i lavoratori di oggi e domani.

 

E qui va ripensato e valorizzato il ruolo dei corpi sociali intermedi, sindacato compreso e al quale va riconosciuto il tentativo di cambiamento in atto e che va incoraggiato.

 

Oggi è essenziale accompagnare i giovani nell’essenziale percorso formativo dinanzi allo smarrimento presente. Non è possibile lasciare sole persone e comunità. E indico quattro ambiti che vanno declinati fra loro nel momento formazione, ossia:

1) competenze digitali, è la competenza più semplice con molte risorse disponibili;

2) competenze non cognitive, centrali nello sviluppo dei giovani: flessibilità (non sinonimo di precarietà), apprendimento, organizzazione, saper lavorare in gruppo, problem solving e decision making;

3) competenza cruciale: sapersi aprire a nuove possibilità per scegliere e muoversi;

4) competenza antropologica ed etica sull’uomo e il suo agire personale e sociale.