Cerimonia di riapertura e riconsegna alla città del Tempio Votivo dopo i lavori di restauro (Lido di Venezia, 25 ottobre 2019)
Intervento del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia
“Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”: queste parole del profeta Michea (4,3), appena proclamate, hanno davvero un suono e un sapore particolarissimi nel momento in cui vengono pronunciate in un luogo così significativo ed anche nella felice circostanza della rinconsegna alla città di questo Tempio Votivo, dopo gli importanti lavori di restauro necessari per garantirne sicurezza e funzionalità e possibilità di adeguato utilizzo da parte di tutti.
Ringrazio, perciò, subito e di cuore la Regione Veneto e il suo Presidente, il Comune di Venezia e il Sindaco di questa nostra città, tutte le autorità, gli enti e le singole persone che hanno contribuito in modo decisivo a poter giungere a questo momento e poter gioire insieme della riapertura di questo Tempio.
L’unico sacrario militare di Venezia, con la sua imponente visibilità ci invita – anche e già da lontano – a fare memoria di come siamo ancora lontani dal recepire e dal tradurre in comportamenti personali e collettivi quelle parole: “una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”.
Questo Tempio, del resto, raccoglie e “attraversa” le vicende dolorose e i grandi eventi bellici del secolo scorso. È, innanzitutto, un luogo di raccoglimento e preghiera, con la chiesa intitolata a Maria Immacolata, voluto già più di cento anni fa dal Patriarca Pietro La Fontaine nell’ambito di un voto solenne emesso per il bene e la salvezza di Venezia nel contesto terribile della “grande guerra”: un voto – sono le parole esatte di La Fontaine – “per ottenere da Dio l’incolumità di Venezia e dei suoi cari abitatori… Dio si degni di accettare il nostro umile voto e si impegni a serbare incolume Venezia ed i suoi veneziani”.
Colpisce sempre il fatto che ancora una volta – ed è una singolare e non trascurabile “costante” nella storia di Venezia, basti pensare a come sono nate le basiliche del Redentore e della Salute! – chi aveva responsabilità e uffici determinanti per la città ha voluto e saputo volgere lo sguardo in alto ed appellarsi all’Unico Salvatore e a Colei che sa intercedere con verità e amore.
Questo Tempio ci restituisce la memoria ma anche ci trasmette immediatamente un sentimento autentico di onore e commossa gratitudine verso coloro che hanno offerto e sacrificato la loro vita, per i Caduti di ogni guerra che affidiamo sempre e di nuovo alla misericordia di Dio, senza stancarci di invocare ogni giorno e con fiducia il dono della pace impegnandoci, nel contempo, a lavorare per essa. Nella cripta – come sapete – sono raccolte e custodite le spoglie di oltre tremila Caduti delle due guerre mondiali del secolo scorso.
Ma la lettura del profeta Michea ci invita a compiere un ulteriore passo ed esige anche da noi, oggi, un impegno preciso e un coinvolgimento pieno contro la guerra e a favore della pace. Richiede però di camminare per i sentieri che Dio – se li vogliamo riconoscere ed accogliere – ha tracciato e traccia nella storia degli uomini: “Noi cammineremo nel nome del Signore, nostro Dio, in eterno e per sempre” (4,5). Richiede, insomma, di non escludere mai la fede dai nostri orizzonti ed anzi di riconoscerne il valore pubblico, il contributo concreto al bene comune di una città, di un intero Paese.
Sì, perché come diceva all’incirca un secolo fa san Pio X – già nostro Patriarca – “voler pace, senza Dio, è assurdo”; un insegnamento attualissimo che ci potrebbe essere tranquillamente rivolto anche oggi. E lo stesso Patriarca La Fontaine, sempre al momento di quel voto solenne, invitava a rendere “gloria a Dio, perché la gloria si deve al vero e al bene e Dio è la Verità e la Bontà per essenza; pace in terra agli uomini, poiché adempiendo essi al primo dovere dell’uomo, qual’è quello di glorificare il Creatore, si trovano in una condizione di ordine, e la pace consiste nella tranquillità dell’ordine. Pace soave che dall’individuo si estende alla famiglia, e dalla famiglia alla società”.
Se è vero che con Dio o senza Dio tutto cambia, allora questo luogo – finalmente restituito nella sua brillantezza e fruibilità per essere di nuovo “vissuto” e frequentato da una comunità, insieme, civile e religiosa – diventa, ineluttabilmente, una “provocazione” che tocca e coinvolge la nostra generazione, come è successo a quelle che l’hanno preceduta e a quante la seguiranno.
Osservare questo Tempio, entrare e sostare in esso ci aiuti così a ritornare a guardare in “alto” e ad affidarci con umiltà a Dio per poter camminare – di più e meglio – nei suoi sentieri di pace, di verità, di amore. Ci apra ad una convivenza sempre cordiale e serena fra tutti, susciti la conversione dei nostri cuori e faccia scaturire la pace riconciliatrice all’interno delle famiglie e della società, tra popoli e Stati. Quella pace autentica che tutti desideriamo nel profondo e che qui, oggi, invochiamo.
Il rinnovato Tempio Votivo del Lido di Venezia – per l’intercessione umile e potente della Vergine Immacolata – possa continuamente splendere come un bel faro di luce e di pace, di memoria e di gratitudine, di impegno e di passione per il bene comune; un luogo a noi caro e prezioso, che custodisce, protegge e indica la strada ai veneziani e a tutti coloro che vivono o frequentano, anche solo per qualche ora, questa nostra unica e straordinaria città.