Intervento del Patriarca alla cerimonia di consegna della XXXVI edizione del Premio “Pietro Torta” per il restauro architettonico (Venezia / Aula magna dell’Ateneo Veneto, 13 novembre 2021)
13-11-2021

 Cerimonia di consegna della XXXVI edizione del Premio “Pietro Torta” per il restauro architettonico

(Venezia / Aula magna dell’Ateneo Veneto, 13 novembre 2021)

Intervento del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

 

Rivolgo il mio ringraziamento al Presidente dell’Ateneo Veneto, l’Ambasciatore Giampaolo Scarante, per l’invito all’odierna cerimonia. Il grazie va anche a quanti promuovono il premio “Pietro Torta” che, in questa edizione 2021, è stato assegnato alla Procuratoria di San Marco “per  – recita la motivazione – la costante e qualificatissima opera di restauro e manutenzione” portata avanti a favore della Basilica cattedrale e, di fatto, all’intera città di Venezia e di quanti, da ogni parte d’Italia e del mondo, vengono ad ammirarla.

Rinnovo la mia stima e gratitudine al Primo Procuratore di S. Marco, Carlo Alberto Tesserin, che ritira il premio ed “incarna” al meglio la cura e la passione per l’ingente e delicata opera di conservazione, restauro e manutenzione di cui la Basilica – dedicata all’evangelista e martire Marco – ha costante bisogno.

La storia del premio Torta testimonia che questa onorificenza è stata assegnata sempre a personalità ed istituzioni che si sono distinte per l’amore alla città e alla cultura del territorio a cui veniva riconosciuto un ruolo speciale nella tutela di Venezia e nella sua promozione. Il premio oggi assegnato a Carlo Alberto Tesserin va in tale direzione.

Il servizio attuale del Primo Procuratore alla Basilica di San Marco mostra la costanza del suo impegno per la città e la sua vivibilità che si concretizza nella realtà della Basilica che, con i suoi secoli di storia e la sua bellezza, rappresenta la vita della Chiesa locale ed è l’immagine di tutte le comunità parrocchiali e religiose della Diocesi di cui è il simbolo dell’unità e della comunione.

Non c’è solo la Basilica ma quanto viene fatto a suo favore è simbolo dello sforzo per edificare una polis contraddistinta da peculiari rapporti che trovano l’ultima spiegazione nel Vangelo. Dai problemi conservativi alla capacità di accoglienza, dalle celebrazioni delle feste alle liturgie quotidiane o appuntamenti culturali, la Basilica richiama ogni chiesa del Patriarcato.

Riconoscere e premiare l’impegno di chi custodisce la Basilica significa sottolineare l’impegno condiviso di quanti lavorano nelle diverse comunità della Diocesi e sono veri custodi della bellezza, dei servizi di carità, di educazione, di prossimità e di dialogo, illuminati dal Vangelo. E tutto questo non può che essere motivo di gioia e speranza per il Vescovo di una Chiesa locale.

La cerimonia di oggi avviene a due anni dalla tragica “acqua granda” del novembre 2019 che – prima dell’attuale e drammatica pandemia con le sue ulteriori conseguenze – aveva messo in ginocchio la città e molte sue strutture ed attività. La città, però, non è stata a guardare e superando gravi difficoltà ha cominciato a rialzarsi e a porre le premesse per una ripresa complessa, mai da dare per acquisita.

La Basilica ora viene di nuovo visitata, talvolta vi sono anche turisti in attesa. Da qualche tempo, infatti, Venezia – che festeggia il suo 1600esimo compleanno – è di nuovo tornata a “vivere” e ad avere fiducia nel futuro.

Gli accadimenti chiedono con forza che la città sia messa – da parte di tutti (istituzioni, politica, economia, realtà sociali e culturali ecc.) – in condizione non di sopravvivere ma di avere un progetto in sintonia col particolare tempo di transizione che viviamo in cui l’eco-sostenibilità e, prima ancora, la centralità della persona, siano garantite.

Dobbiamo tornare ad “abitare” Venezia, come cittadini che possono vivere la loro quotidianità in modo accogliente ed ordinato, in una città a misura di uomo nelle differenti stagioni della vita, a misura di famiglia. Senza ridurla ad una città che si racconta solo nei libri di storia e d’arte o a prodotto commerciale da vendere e consumare.

Il lavoro prezioso che la Procuratoria di San Marco svolge – e per il quale ringrazio non solo il Primo Procuratore ma tutti i Procuratori, il Proto, il personale e le maestranze che vi operano – rientra in tale prospettiva: dare nuova vitalità alla Basilica e all’intera città di cui proprio la Basilica è il cuore e il simbolo. Il lavoro della Procuratoria di San Marco è essenziale per continuare a raccontare a tutti che Venezia, iniziando dalla sua “Basilica d’oro”, è viva e intende ripartire ricostruendosi come civitas dai valori antichi, declinati secondo il nostro tempo.

Per questo, mentre siamo felici che la struttura del Mose cominci con una certa regolarità ad alzarsi per “salvare” la città dalle conseguenze delle acque più alte, insieme a coloro che hanno a cuore la Basilica e la vita di Venezia, siamo non poco preoccupati che non si sia ancora giunti a risolvere i gravi disagi portati dalle acque medio-alte non solo alle strutture ma anche alla vita quotidiana della città e delle persone.

La strada per la soluzione di tali questioni è lunga e irta di ostacoli. Rinnovo, quindi, il mio augurio alla Procuratoria di San Marco affinché onori sempre meglio i suoi compiti di salvaguardia e valorizzazione di un patrimonio inestimabile affidato alla cura e alla responsabilità di tutti, con interventi che si dispieghino in tempi consoni alle note urgenze.