Intervento del Patriarca al convegno del Gruppo di parlamentari europei per il Dialogo interculturale con le Chiese e le istituzioni religiose (Venezia, 20 ottobre 2016)

20-10-2016

PPE – Gruppo per il Dialogo interculturale con le Chiese e le istituzioni religiose

Convegno “Costruire la pace e la sicurezza per l’Europa e le popolazioni vicine”

(Venezia / Hotel Marriott – Isola delle Rose, 20 ottobre 2016)

 

Messaggio di saluto del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia

 

 

 

Stimate autorità, gentili signore e signori,

 

rivolgo l’augurio di buon lavoro a Voi che siete giunti a Venezia, da più parti d’Europa, con un proposito di alto profilo che – per quanto intuisco – è “a monte” del vostro Gruppo: mettere in risalto e valorizzare ogni occasione e opportunità in vista di un autentico dialogo interculturale che possa instaurarsi tra persone, religioni, Stati, istituzioni, associazioni e realtà sociali, culturali, economiche e politiche.

Si tratta d’individuare e far emergere, proprio attraverso il dialogo, quelle vie ragionevoli, realistiche e percorribili – anche politicamente – per costruire oggi e insieme la pace, la sicurezza, l’Europa dei popoli e non della burocrazia.

Quest’Europa, nell’attuale e non facile contesto internazionale, è chiamata a un compito epocale a favore di popolazioni più o meno vicine. Se vorrà e saprà onorarlo, ne riceverà una forte legittimazione politica nel presente e nel futuro.

Affido alla comune riflessione uno spunto significativo che Papa Francesco ha espresso nel corso della sua recente visita in Georgia e Azerbaijan. “Le religioni – affermava in quel contesto, rivolto ai rappresentanti delle comunità religiose – hanno un grande compito: accompagnare gli uomini in cerca del senso della vita… La religione è (…) una necessità per l’uomo, per realizzare il suo fine, una bussola per orientarlo al bene e allontanarlo dal male, che sta sempre accovacciato alla porta del suo cuore. In questo senso le religioni hanno un compito educativo: aiutare a tirare fuori dall’uomo il meglio di sé. E noi, come guide, abbiamo una grande responsabilità, per offrire risposte autentiche alla ricerca dell’uomo, oggi spesso smarrito nei vorticosi paradossi del nostro tempo” (Papa Francesco, Discorso all’incontro interreligioso nella Moschea di Baku, 2 ottobre 2016).

 

Troviamo qui indicata la grave responsabilità che, oggi, tocca alle comunità religiose: saper “accompagnare gli uomini in cerca del senso della vita” e “aiutare a tirare fuori dall’uomo il meglio di sé”. Così potrà risaltare l’impegno e la testimonianza delle comunità credenti nell’unico Dio in modo da allontanare ogni forma di radicalismo e fondamentalismo ed “edificare la cultura dell’incontro e della pace” che è fatta di “pazienza, comprensione, passi umili e concreti”.

Tale concretezza e realismo sono chiesti, anche, nelle rispettive sfere di azione e di competenza, tanto alla comunità politica dell’Europa quanto ai Paesi che la compongono. Tutto questo deve, alla fine, evidenziarsi di fronte ai fenomeni epocali – in primis la realtà (non chiamiamola più emergenza…) dei profughi e dei migranti – che ci coinvolgono, ci riguardano e, se non affrontati e governati con magnanimità e lungimiranza politica, finiranno per travolgerci.

Un rappresentante delle istituzioni, recentemente, rilevava su questi temi un “difetto di realtà”, ossia incapacità o non-volontà di vedere e affrontare la realtà come si presenta. In tale frangente, la mancanza di realismo e lungimiranza sono inaccettabili.

Siamo dinanzi a un fenomeno storico di massa, che non avrà risposte in tempi brevi e domanda maggiore responsabilità da parte di chi a livello sovranazionale –  europeo, ma non solo – si è limitato, fino ad oggi, a dichiarazioni e poco più, lasciando sole e “a mani nude” le comunità nazionali (l’Italia in particolare) e i singoli territori a gestire questi flussi migratori sempre più ingenti, generando situazioni umane e sociali tese ed esasperate, nonostante la buona volontà di molti che opera in loco.

Il realismo, la non-indifferenza, la capacità di progettare e prendere decisioni con un orizzonte più ampio rispetto al breve periodo sono – ritengo – i passi necessari che oggi sono richiesti a quanti si impegnano, con buona volontà e determinazione, a costruire la pace e la sicurezza del continente europeo con lungimiranza politica anche nei confronti del benessere e dello sviluppo delle popolazioni vicine, che guardano all’Europa con una speranza mista a qualche timore.

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