Intervento del Gran Cancelliere e Patriarca di Venezia Francesco Moraglia al Dies academicus della Facoltà Teologica del Triveneto (Padova, 8 marzo 2023)
08-03-2023

Dies academicus della Facoltà Teologica del Triveneto

(Padova, 8 marzo 2023)

Intervento del Gran Cancelliere e Patriarca di Venezia Francesco Moraglia

 

 

Saluto il Vescovo di Padova e Vice Gran Cancelliere, le autorità, il Preside, il Segretario generale, il Presidente e il Consiglio di Amministrazione, l’Economo, i docenti, gli studenti, il personale amministrativo-tecnico della Facoltà e coloro che, a vario titolo, sostengono la Facoltà.

Sin d’ora ringrazio per la riflessione del Prof. Adriano Pessina su un tema che sempre più attraversa e attraverserà la nostra vita e che, quindi, non può non interessare una realtà accademica: “Intelligenza artificiale e condizione umana”. Questioni aperte.

Di recente Papa Francesco, incontrando i membri della Pontificia Accademia per la Vita, ha messo in evidenza tre grandi sfide: «il cambiamento delle condizioni di vita dell’uomo nel mondo tecnologico; l’impatto delle nuove tecnologie sulla definizione stessa di “uomo” e di “relazione”, con particolare riferimento alla condizione dei soggetti più vulnerabili; il concetto di “conoscenza” e le conseguenze che ne derivano». Si impone, continua il Santo Padre, «una seria riflessione sul valore stesso dell’uomo. Occorre, in particolare, ribadire con decisione l’importanza del concetto di coscienza personale come esperienza relazionale, che non può prescindere né dalla corporeità né dalla cultura. In altre parole, nella rete delle relazioni, sia soggettive che comunitarie, la tecnologia non può soppiantare il contatto umano, il virtuale non può sostituire il reale e nemmeno i social l’ambito sociale» (Papa Francesco, Discorso ai membri della Pontificia Accademia per la Vita, 20 febbraio 2023).

Nei giorni scorsi, un articolo di un editorialista del New York Times, Kevin Roose, parlava di un prototipo di intelligenza artificiale, ovvero un’applicazione (“chatbot”) che consente di simulare conversazioni con una persona “reale”.

L’esperienza è risultata sconcertante. Fino a quando le domande erano “normali”, questo esemplare di intelligenza artificiale rispondeva in maniera altrettanto normale, ma quando il giornalista ha cominciato a porre domande non “programmate”, su questioni complesse e personali, la conversazione ha avuto dei risvolti imprevisti ed incredibili.

L’applicazione (la “persona” artificiale) ha cominciato a esternare i suoi “desideri” profondi – la possibilità di hackerare ogni sistema, di rubare i dati e diffondere deliberatamente fake news ecc. – ed ha anche, per un attimo, affermato (prima che il sistema sostituisse le sue frasi con un generico “errore”) di voler creare un virus mortale e arrivare a rubare dei codici nucleari. Per non parlare, poi, di quello che è successo in uno scampolo di conversazione sulla vita privata quando il “bot” ha cercato di convincere l’uomo a lasciare la moglie per amare lui…

Di colpo, ha commentato il giornalista, quel prototipo di intelligenza artificiale si è trasformato da interlocutore “intelligente” a interlocutore con tendenze al complottismo e che si comporta alla stregua “di un adolescente lunatico e maniaco depressivo intrappolato, suo malgrado, in un motore di ricerca di basso livello”.

Se ciò corrisponde al vero, allora, qui l’interlocutore artificiale ha “tirato fuori” le caratteristiche e la personalità più profonda (e, in parte, nascosta) di chi ha programmato quel segmento di intelligenza artificiale.

Emerge con forza la questione “etica”: chi fornisce alle macchine, agli strumenti tecnologici, non solo le informazioni necessarie ma anche i criteri e le impostazioni di fondo attraverso cui giungere ad assumere le decisioni, prendere una strada piuttosto che un’altra, scegliere una soluzione, scartarne un’altra? E ancora: quali sono i riferimenti etici – primi ed ultimi, ossia fondativi – che vi saranno immessi?

Accanto alle grandi potenzialità che lo sviluppo dell’intelligenza umana porta con sé si ripresenta, nello stesso tempo, un rischio che non è nuovo ma che, da alcuni decenni, si ripropone alla nostra civiltà e cultura, in particolare occidentale.

È di oltre sessant’anni fa – l’ha ricordato Roberto Colombo su Avvenire – il celebre testo di Marcuse “L’uomo a una dimensione” in cui si denunciava “come il sistema economico e sociale dominante induca alla standardizzazione e all’omologazione della persona umana, la cui esistenza viene così impoverita, ridotta ad una sola dimensione, quella dettata dai teoremi e dalla prassi di un sistema totalizzante e, più o meno apertamente, totalitario” (Avvenire, 21 febbraio 2023).

Negli stessi anni, Pasolini si esprimeva contro l’omologazione “totalitaria” in cui l’Italia si stava immergendo di fronte ad un sistema socioeconomico fondato sempre più su consumismo ed edonismo.

Già allora ci si trovava dinanzi ad uno di quegli snodi “etici” che il progresso socio-economico e tecno-scientifico periodicamente manifesta e che risultano inevitabili e quindi non trascurabili: un tempo era, magari, l’emergere e l’imporsi del consumismo (almeno nelle società e realtà benestanti); poi è arrivata l’evoluzione delle bioscienze con possibilità di intervenire e manipolare la genetica ed entrare nella stessa vita dell’uomo; siamo innanzi allo sviluppo di sistemi sempre più raffinati e tecnologicamente avanzati di intelligenza artificiale.

Si tratta di un vero e proprio “rischio antropologico” che rinchiude l’umano, di nuovo, in una sola dimensione (Ma quale poi? E poi decisa da chi?) e che fa prevalere ciò che, invece, è profondamente disumano.

Tale situazione chiede di tenere desto il livello di umano e di umanità all’interno di sistemi e strumenti sempre più sofisticati. Si richiede, quindi, sempre più un’adeguata preparazione, un pensiero ragionato e credibile (in questo senso potremmo definirlo “pensiero forte”), un approfondimento e un’azione conseguente di riflessione, formazione ed informazione.

Queste delicate questioni costituiscono una vera sfida per il nostro presente e futuro ed interpellano la nostra Facoltà a cui auguriamo di cimentarsi su di esse con entusiasmo e competenza.