Intervento del Gran Cancelliere al Dies Academicus della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X (Venezia, 8 novembre 2017)
08-11-2017

Dies Academicus della Facoltà di Diritto Canonico San Pio X

(Venezia, 8 novembre 2017)

Intervento del Gran Cancelliere mons. Francesco Moraglia

 

 

Eminenza, preside, professori, cari studenti,

rivolgo a tutti voi un cordiale saluto all’inizio di questo dies academicus che segna un ulteriore importante passo in avanti della nostra Facoltà San Pio X la cui vivace presenza nel panorama accademico – non solo triveneto, ma italiano e internazionale – ci verrà illustrata dal preside che ringrazio sin d’ora per il suo prezioso lavoro.

Un particolare ringraziamento porgo all’eminentissimo relatore, il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, Primate d’Ungheria, che ha alle spalle una intensa attività scientifica; è autore di circa 250 saggi e 25 volumi nell’ambito del diritto canonico e della storia medievale del diritto canonico e, inoltre, ha pubblicato diversi volumi di cultura e spiritualità.

L’argomento che affronterà – “Il valore teologico del Diritto Canonico: una questione storica” – non è scontato; si ritrova, infatti, lungo le vicende travagliate della vita della Chiesa e il Cardinale è esperto conoscitore di questo tema.

È interessante richiamare quanto il professor Erdő annotava nella premessa al suo volume “Teologia del diritto canonico. Un approccio storico istituzionale” del 1996: «…il mio lavoro intende essere utile orientamento per tutti i christifideles nel vivere coerentemente la loro fede nella dimensione giuridica della Chiesa (…) nel percepire il diritto della Chiesa cattolica con la simpatia che deriva da una profonda convinzione interiore, e aiuti tutti (…) – credenti e non credenti – a cogliere e assumere, autenticamente, lo “spirito” peculiare di questo diritto e il ricco patrimonio culturale che lo animano e lo strutturano».

Quando a san Giovanni Paolo II fu presentato, nel 1982, il progetto definitivo del nuovo Codice di Diritto Canonico, il Santo Padre – il ricordo è del Cardinale Herranz, per 13 anni Presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi – “disse che sarebbe uno sbaglio contrapporre il Vangelo alla Legge ecclesiastica, perché questa si basa sulla Rivelazione e inoltre perché la giustizia – che la legge tutela – è un’esigenza primaria della carità, essenza stessa del messaggio evangelico” (Cardinale Julián Herranz Casado, “Il Diritto Canonico, perché?” – Lezione all’Università Cattolica di Milano, 29 aprile 2002).

Ed è certamente noto il passo in cui la costituzione dogmatica Lumen gentium ha evidenziato l’unicità della realtà visibile e spirituale della Chiesa: “Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia. Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l’assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino. Per una analogia che non è senza valore, quindi, è paragonata al mistero del Verbo incarnato” (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 8).

Uno dei maggiori riflessi del rinnovamento conciliare sta proprio nell’insistenza con cui, nella Chiesa, viene posta l’inseparabilità tra il carisma e l’istituzione, ossia tra l’essere insieme «communio spiritualis» di fede, speranza e amore e «compago visibilis», società terrena dotata appunto di organismi gerarchici. In questo contesto si inserisce ed emerge perciò, a pieno titolo, tutto il valore teologico del Diritto Canonico.

Mi piace, infine, ricordare in questo contesto una recente considerazione di papa Francesco espressa in riferimento al centenario della promulgazione del primo Codice di diritto canonico che è oggi “occasione propizia per riflettere su una genuina formazione giuridica nella Chiesa, che faccia comprendere la pastoralità del diritto canonico, la sua strumentalità in ordine alla salus animarum (can. 1752 del Codice del 1983), la sua necessità per ossequio alla virtù della giustizia, che anche in Ecclesia dev’essere affermata e garantita. Sotto questo punto di vista, ritorna impellente l’invito di Benedetto XVI nella Lettera ai seminaristi, ma valido per tutti i fedeli: «Imparate anche a comprendere e – oso dire – ad amare il diritto canonico nella sua necessità intrinseca e nelle forme della sua applicazione pratica: una società senza diritto sarebbe una società priva di diritti. Il diritto è condizione dell’amore» (18 ottobre 2010). Nulla est charitas sine iustitia” (Papa Francesco, Messaggio del Santo Padre in occasione del XVI Congresso internazionale della Consociatio Internazionalis Studio Iuris Canonici Promovendo, 30 settembre 2017).

Se la misericordia è il pieno compiersi della giustizia, è pur vero che la misericordia mai può essere in contraddizione con la giustizia. E, per questo, anche attraverso il significato teologico del Diritto Canonico, possiamo scoprire come perseguire e testimoniare una fede (e una Chiesa) sempre più “amica” dell’uomo e, quindi, in grado di riconoscere, rispettare e promuovere l’umano, senza rinnegare ma, anzi, portando a compimento – insieme – la giustizia e la carità. In tal senso, grazia e legge si confermano unite ma non confuse: per un verso, la grazia precede e compie la legge; d’altro canto, è anche vero che la stessa grazia suppone in qualche modo la legge ed aiuta a viverla, sia nel suo spirito sia nella sua lettera.