Intervento del card. Angelo Scola, Gran Cancelliere, all'inaugurazione della Facoltà Teologica del Triveneto (Padova, 31 marzo 2006)
31-03-2006

INAUGURAZIONE DELLA FACOLTÀ TEOLOGICA DEL TRIVENETO

PADOVA, 31 MARZO 2006

Intervento del Gran Cancelliere

+ Angelo Card. Scola
Patriarca di Venezia

1. In questo solenne Atto Accademico di Inaugurazione ufficiale della Facoltà Teologica del Triveneto è opportuno fare un brevissimo cenno alla dinamica specifica che caratterizza quella singolare forma di sapere che è la teologia cristiana.
Singolare perché poggia su ciò che la miglior tradizione cristiana ha chiamato la drammatica dell’incontro. Proprio in forza di questa dinamica Alessandro di Hales poteva affermare che «la teologia, che perfeziona l’anima secondo l’affezione, muovendo al bene per mezzo dei principi del timore e dell’amore, propriamente e principalmente è sapienza» . E questo perché, ultimamente, l’oggetto proprio della teologia non è la Scrittura, né la Tradizione, né il magistero della Chiesa, né l’esperienza religiosa dell’uomo, né l’elaborazione dei saperi sul fondamento, ma – attraverso tutti questi fattori ‘ il contenuto proprio a cui la teologia tende è la stessa comunione delle Persone divine, lo stesso Dio vivente. Dio solo, infatti, può perfezionare l’anima secondo l’affezione. È un principio elementare ma gravido di conseguenze per l’epistemologia teologica, dal momento che falsificando o spostando il fine di una conoscenza, se ne falsifica o se ne deforma l’impianto stesso e quindi la natura.
Se la teologia vive di questa drammatica dell’incontro, si comprende allora perché la sua natura più intima sia intrinsecamente testimoniale. In proposito osserva acutamente Balthasar: «Dio non vuole amministrare da solo la verità, chiama gli uomini ad amministrarla insieme. Al punto di incrocio tra natura e libertà c’è la testimonianza. L’uomo è chiamato ad essere testimone della verità» .

2. L’erezione della nuova Facoltà, mi sembra di poter affermare, è una prova concreta della fecondità di questa testimonianza cui mi sono riferito. Infatti essa è qualcosa di nuovo e, contemporaneamente, il frutto maturo di una coscienza ecclesiale e di un lavoro più che decennale.
A questo proposito, nel documento della Conferenza Episcopale Triveneta La croce di Aquileia, sintetizzando il lavoro svolto nel Convegno di Aquileia (1991), si legge: «Alcuni settori di collaborazione sembrano particolarmente urgenti e necessari, e devono diventare spazio concreto di attività comune per le nostre chiese. Il primo è il potenziamento della formazione teologica, al quale vorremmo provvedere anche assicurando alla nostra Regione ecclesiastica la presenza di istituti teologici accademici, che siano luogo e stimolo per un permanente approfondimento delle verità della fede nel contesto culturale della nostra terra, e per la preparazione di operatori pastorali e di maestri» (n. 15).
Questo dato ha incrociato la consapevolezza – pure decennale e sempre più acuta ‘ della necessità di una riforma degli studi teologici in Italia. Un compito di cui si è fatta carico direttamente la Conferenza Episcopale Italiana attraverso l’opera del ‘Comitato per gli Studi Superiori di teologia e di religione cattolica’ e che, di fatto, ha trovato nella nostra Regione Ecclesiastica un fattore trainante oltre che un maturo campo di prova.
Per queste ragioni mi sembra di particolare importanza riconoscere che il carattere ecclesiale e inevitabilmente sempre situato della teologia impone a noi tutti, all’inizio di questa nuova tappa, una particolare attenzione alla missione delle Chiese nel Nord-Est.

3. A questo riguardo vi propongo due rilievi che mi sembrano significativi.
Anzitutto credo fondamentale riconoscere che la Facoltà Teologica del Triveneto si pone come il primo esempio in Italia ‘ insieme alla Facoltà delle Puglie, che ha seguito sotto questo aspetto il percorso da noi tracciato ‘ di sistema accademico a rete. Uno strumento messo a disposizione delle comunità cristiane e della società civile di tutto il territorio in cui vivono le nostre diocesi, per sostenere e promuovere una rete di istituzioni atte a conferire i gradi accademici in Teologia (sia attraverso il percorso classico del baccalaureato, licenza e dottorato; sia attraverso il nuovo percorso 3 + 2 degli ISSR). Tale rete è chiamata a garantire, promuovere e valorizzare, secondo il principio di sussidiarietà, tutti i centri di elaborazione teologica presenti nelle nostre Chiese. Il sistema a rete permette che lo sviluppo di queste istituzioni nasca dalla vita concreta delle singole Chiese particolari e, nello stesso tempo, non ceda a tentazioni centrifughe. Così se, da una parte, la rete potrà garantire sempre più il livello accademico dei singoli centri, dall’altra il radicamento territoriale capillare di questi istituti manterrà l’elaborazione del sapere teologico nell’ambito che gli è proprio: la concreta vita delle Chiese.
In secondo luogo, dal punto di vista della missione evangelizzatrice delle Chiese del Nordest e, concretamente, nella direzione dell’inculturazione della fede, la Facoltà Teologica del Triveneto potrà offrire un prezioso contributo nella misura in cui sarà fedele al taglio ‘pastorale’ che la caratterizza fin dall’origine. La specializzazione in Teologia pastorale è una risorsa per tutte le istituzioni accademiche della Facoltà. E questo perché alla teologia pastorale compete specificamente (non esclusivamente) l’elaborazione scientifica degli aspetti all’azione ecclesiale necessaria alla compiutezza del discorso teologico , sempre radicato nelle vicende ecclesiali.

4. Le radicali trasformazioni in atto ad ogni livello – filosofico, sociale, geopolitico e tecnologico – impongono oggi di perseguire, almeno tentativamente, l’evangelizzazione della cultura partendo però dalla consapevolezza che essa sgorga sempre dall’esperienza integrale unitaria dell’uomo. La cultura non ha unicamente il compito di raccontare i diversi stili di vita, ma alla fine quello di fornire all’uomo un ambito unitario entro cui egli è chiamato a rischiare la propria libertà.
Siccome la teologia non può mai sottrarsi al confronto con la storia, ma viene sempre elaborata all’interno di ben precise coordinate di spazio e di tempo – cioè dentro un contesto che non può essere appiattito su contesti precedenti o altrimenti situati – lo studio, l’insegnamento e la ricerca in ambito teologico sono chiamati ad offrire un apporto decisivo all’evangelizzazione della cultura e all’inculturazione della fede. E questo vale anche per il Nordest di inizio millennio. Tale apporto emergerà tanto più luminoso quanto più il sapere teologico saprà subordinare l’analisi critica delle forme culturali dominanti al positivo compito di mostrare come la libertà del credente sappia contribuire alla fisionomia culturale del nostro tempo.
È possibile indicare con precisione alcuni ambiti in cui la nostra Facoltà potrà realizzare questo compito positivo? Mi limito a proporre un semplice elenco di questioni, ovviamente non esaustivo:
a) l’attenzione alla dimensione pastorale della fede come espressione del fatto che la fede, per essere universalmente proponibile, non venga separata dall’esistenza umana e ridotta a sentimento e ad esperienza soggettivistica da una parte o a sapere intellettualistico dall’altra. Solo così la tradizione cristiana, ancora profondamente radicata nelle nostre terre, potrà essere vivificata e rifiorire;
b) tutto il ventaglio di temi della dottrina sociale della Chiesa: famiglia e vita, lavoro, economia, sviluppo, emarginazione, migrazioni, sussidiarietà, nuova laicità’ La nostra Facoltà dovrà offrire il suo specifico contributo teso a favorire il passaggio dal modello di sviluppo al modello di civiltà;
c) un terzo ambito di lavoro sarà quello del dialogo ecumenico ed interreligioso. È un’urgenza imposta sia dalla nostra storia, sia dalla crescente immigrazione.

5. L’augurio in questo giorno di festa vuol essere nello stesso tempo un’indicazione di lavoro. Si tratta di affrontare con rigore, dedizione e acribia l’elaborazione del sapere teologico ‘ a tutti i suoi livelli: dall’insegnamento alla ricerca specialistica ‘ quale espressione dell’incontro con il Dio vivente. Ben consapevoli, come ricorda San Lorenzo Giustiniani, portavoce della migliore tradizione teologica delle nostre terre, che «nessuno si avvicina di più alla conoscenza della verità di chi comprende che nelle cose divine, per quanto egli possa molto progredire, non mancherà mai qualcosa da cercare» .