Indirizzo di saluto nella solennità di San Marco (Venezia, 25 aprile 2008)
25-04-2008

Basilica Patriarcale di San Marco Evangelista

 

 

Solennità di San Marco Evangelista, Patrono di Venezia e delle Genti Venete

 

Venezia, 25 aprile 2008

 

Indirizzo di saluto

 

di

 

S. E. R. Angelo Card. Scola, Patriarca di Venezia

 

 

1. «Urbem, tui quae corporis/ praedulce pignus possidet,/ o Marce sancte, protegas‘» (O San Marco, proteggi la città che custodisce il dolce pegno del tuo corpo’). Questo bel passaggio di un Inno in onore di San Marco evangelista, patrono di Venezia e delle genti venete, la cui forza espressiva ci sorprende ogni anno, assume oggi un significato del tutto particolare.

Il recente pellegrinaggio compiuto dal patriarca e dal vescovo ausiliare con sacerdoti, diaconi e fedeli della nostra Chiesa sulle orme di Marco in terra d’Egitto, ed in particolare nella città di Alessandria, intendeva ridestare in noi tutti come Chiesa patriarcale e come comunità civile, una più acuta consapevolezza del dono delle reliquie corporali marciane custodite, secondo una veneranda tradizione, in questa nostra Basilica Cattedrale. Come ci dice l’inno, questo dono è un pegno, cioè è nello stesso tempo un anticipo e una garanzia di quella vita eterna di cui non cessa di parlarci, in modo particolare attraverso  il Vangelo di San Giovanni, questo tempo pasquale.

A cosa ci richiamano le nostre radici marciane? Ad una adeguata visione della vita eterna, sulla cui meditazione si è impegnato in modo potente il Santo Padre nell’Enciclica Spe salvi. Egli ci ha fatto presente che per vita eterna la nostra fede non intende solo la vita dopo la morte, ma tutta l’esistenza del cristiano, a partire dalla vita presente, fino all’al di là. Il cristiano è reso nuova creatura per la potenza di Gesù risorto nel suo vero corpo e per l’intercessione di Maria Santissima, assunta nel seno della Trinità, Ella pure nel suo vero corpo.

Il dolce pegno delle reliquie corporali di Marco ci ricorda in tal modo che la morte stessa, nonostante conservi una dimensione di dolorosa ferita, non va più temuta come se fosse un fossato incolmabile che rompe l’unità tra la vita presente e la vita futura.

Veneriamo le reliquie dei santi e in questa nostra Basilica quelle corporali dell’Heros caelestis (Eroe celeste) perché la speranza in cui siamo stati salvati mostra la ragionevolezza del nostro quotidiano vivere in Cristo. Testimoniare la bellezza di questa integrale vita nuova: a questo ci impegniamo quest’anno venerando solennemente il nostro santo Protettore. Mentre auspichiamo un rifiorire del suo culto nel nostro Patriarcato e anche un più accurato approfondimento della sua figura, dell’importanza della tradizione che lo lega alla genesi della Chiesa in terra d’Africa e dei nostri rapporti con la Chiesa copta cattolica e copta ortodossa, ci permettiamo di rivolgere un umile appello alle autorità civili, in modo particolare al Signor Sindaco, perché si valuti l’opportunità di un gemellaggio tra la nostra città e quella di Alessandria.

Invocando la protezione di Marco sulla nostra città, affidiamo a lui tutti i suoi abitanti, soprattutto i bambini, gli anziani, gli ammalati, e i più poveri e bisognosi, così come non vogliamo dimenticare la ricorrenza civile che si celebra oggi nel nostro Paese. Auspichiamo che la memoria del 25 aprile illumini i passi del nostro non sempre facile presente.

 

2. Vi è quest’oggi per noi un altro, duplice motivo di intensa letizia. Festeggiamo l’onomastico del nostro carissimo Cardinal Marco e, soprattutto, la fausta ricorrenza dei sessant’anni del suo sacerdozio, un dono straordinario del Padre alla sua persona e a tutti noi.

In forza del sacramento dell’Ordine sacro a Lui conferito ben sessant’anni or sono, il Signore Gesù continua a farci godere del suo sapiente magistero, della sua acuta e delicata lettura della Santa Bibbia, del suo insegnamento e della sua custodia spirituale e pastorale. Di questo siamo grati a Dio e a Lui.

La Vergine Nicopeja lo conservi a lungo per il suo ed il nostro bene. Ci stringiamo a Lui, con intenso affetto di comunione, assicurandogli la nostra quotidiana preghiera.

Ricevi, carissimo Cardinal Marco, il mio abbraccio nel vincolo di comunione in Cristo Gesù e tutta la mia gratitudine per la Tua amica collaborazione.