Indirizzo di saluto del Patriarca al card. Péter Erdõ (Venezia - Festa di S. Marco, 25 aprile 2006)
25-04-2006

BASILICA PATRIARCALE DI SAN MARCO EVANGELISTA

SOLENNITÀ DI SAN MARCO EVANGELISTA, PATRONO DI VENEZIA E DELLE GENTI VENETE

Venezia, 25 aprile 2006

INDIRIZZO DI SALUTO
DI

S.E.R. ANGELO CARD. SCOLA
PATRIARCA DI VENEZIA

A

S.E.R. PETER CARD. ERDÖ
ARCIVESCOVO DI ESZTERGOM-BUDAPEST, PRIMATE DI UNGHERIA

Eminenza Reverendissima,
a nome del popolo cristiano che vive nel patriarcato di Venezia e nelle terre venete, delle autorità civili – che Le indirizzeranno direttamente il loro saluto al termine di questa Santa Eucaristia -, delle autorità militari e degli ospiti di varie nazionalità qui presenti, voglio porgerLe il benvenuto in questa Basilica Patriarcale.

1. La visita del Cardinale primate di Ungheria nella solennità di San Marco Evangelista richiama a noi tutti, in primo luogo, i solidi legami storici che uniscono la Chiesa e la realtà veneziana con la Chiesa e la nazione ungherese.
La figura del santo veneziano Gerardo Sagredo – le cui reliquie riposano oggi nella Chiesa di Santa Maria Assunta, San Donato e Cipriano a Murano – appassionato evangelizzatore che ha speso ampia parte della sua esistenza in profondo sodalizio con il santo re Stefano, per far crescere la fede e la Chiesa in Ungheria, conferisce all’accoglienza dell’Eminenza Vostra un denso spessore di fraterna comunione ecclesiale. Infatti la consapevolezza del grande dono comune della fede cattolica è resa più acuta dal nutrito intreccio di rapporti tra i figli di San Marco ed i figli di Santo Stefano.
Già allora, nell’XI secolo, l’opera di Gerardo e di Stefano fu chiamata a confrontarsi con quel processo complesso e non di rado violento di incontro tra popoli eredi dei romani, dei daci e degli ungheresi, segnato dal difficile dialogo tra cristianesimo latino e cristianesimo bizantino prima del grande scisma (1054). L’appassionata azione di amore e di pace del vescovo veneziano a Csanád non ne impedì il martirio. Così come, purtroppo, non poté contribuire ad evitare la dolorosa separazione di cui ancora patiamo le conseguenze. Tuttavia a partire dalla personalità e dall’azione di San Gerardo ancor oggi possiamo costatare come sia la storia ungherese che quella veneziana, in sé e nel loro rapporto, abbiano contribuito a mostrare la rilevanza sociale e politica della vita del popolo di Dio.
Questa collaborazione tra le nostre Chiese, che non è mai venuta meno, ha ripreso vigore proprio grazie a Lei, Eminenza Reverendissima, non solo per il Suo diretto personale interessamento al culto di San Gerardo, ma anche per la Sua duplice collaborazione all’avventura dello Studium Generale Marcianum, il polo pedagogico-accademico con cui il Patriarcato intende (tra l’altro) collaborare al superamento della crisi antropologica della città lagunare. L’Eminenza vostra infatti è membro del Consiglio Scientifico Internazionale dello Studium e al contempo è membro del Comitato Promotore del Centro Oasis, per la cui Rivista ha firmato lo stimolante editoriale del Numero 2.

2. Charles Péguy, nel suo stile inconfondibile, afferma che i cristiani debbono essere «i più civici fra gli uomini (…), eredi degli antichi civici, universalmente, eternamente civici». Tale virtù è oggi più che mai necessaria: ad esigerlo è il travaglio di civiltà nella quale siamo immersi.
La storia contemporanea della Sua terra è segnata dal gravoso peso di una delle più dolorose forme di comunismo realizzato. Il recente scambio epistolare tra l’Eminenza Vostra ed il Patriarca Alessio II a 50 anni dalla rivoluzione ungherese è una testimonianza privilegiata della forza edificatrice della riconciliazione. Ma in Ungheria oggi, come per il resto d’Europa, sembra gravare sugli animi quello che potremmo chiamare il pesante disagio di un disordinato liberismo pragmatico e consumistico, segnato da una grave incapacità di coniugare il rispetto dei diritti sostanziali della persona, dei corpi intermedi e di tutti i popoli con le leggi del mercato e di una sua crescita equilibrata e solidale.
Una dolorosa prova del travaglio che stiamo vivendo è la quasi impotenza dell’Europa a profilarsi come soggetto sostanziale ed effettivo di politica e di cultura, e quindi di civiltà plurale, che non teme di valorizzare il cristianesimo come una delle sue principali risorse storiche ed attuali.

3. La Sua visita tra noi è motivo di letizia. E la gioia incrementa negli uomini, in particolare nei cristiani, la virtù della speranza.
Secondo la tradizione San Gerardo nutrì amore e venerazione profondi per Maria Santissima. Egli dedicò il giorno di Sabato alla Madonna componendo una speciale liturgia con preghiere peculiari rivolte a Maria. In questa nostra Basilica Cattedrale è venerata una preziosa icona della Madonna assai cara ai veneziani e ai nostri fratelli orientali.
Alla Vergine Nicopeia, Eminenza, raccomandiamo in questo giorno di festa la Sua persona, la Sua Chiesa e le Sue intenzioni. E all’intercessione dell’Evangelista Marco, patrono di Venezia e delle genti venete, affidiamo la rigenerazione della fede nei nostri popoli. Certi che la fede dei cristiani è per il bene di tutti i fratelli uomini.
Grazie Eminenza!