"I fondamenti religiosi per lo sviluppo dei popoli": intervento alla tavola rotonda "Oriente - Occidente. Quale sviluppo?" (Verona, 5 novembre 2008)
05-11-2008

Banca Popolare di Verona                                                                  Fondazione Giorgio Zanotto

 

Tavola rotonda:

ORIENTE E OCCIDENTE

 

Quale sviluppo?

 

 

Verona, 5 novembre 2008

 

 

I fondamenti religiosi per lo sviluppo dei popoli

 

+ Card. Angelo Scola

Patriarca di Venezia

 

1. A proposito di sviluppo dei popoli

 

«Lo sviluppo dei popoli, in modo tutto particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa»[1]. Le parole che aprono l’enciclica Populorum Progressio valgono ancora oggi per esprimere la cura che la Chiesa dedica alla questione dello sviluppo. La questione Oriente/Occidente può essere la cifra sintetica dell’attuale fase dello sviluppo perché questo rapporto non può essere pensato se non includendo il doloroso presente del rapporto Nord/Sud del pianeta. Personalmente avrei però preferito che questo aspetto fosse esplicitato nel titolo del nostro incontro.

All’epoca in cui Paolo VI scriveva l’enciclica ‘ era il 1967 ‘ il mondo assisteva al primo affacciarsi di molte delle questioni che oggi ci interpellano: l’incipiente globalizzazione, il fenomeno di incontro-scontro tra popoli e culture, il delinearsi della civiltà delle reti. Era l’epoca segnata dal processo di ‘decolonizzazione’. Suscitava grandi speranze e sembrava promettere l’ingresso in un’era di importanti conquiste umane, economiche e sociali. In realtà, e ne vediamo oggi le conseguenze, la decolonizzazione ha tradito tante delle aspettative suscitate allora. Non pochi popoli che vedevano l’uscita dai regimi coloniali come un’auto-redenzione anche in forza di molteplici carenze in campo economico, sociale, culturale ed educativo sono caduti vittime di mortifere utopie. Dal canto loro, le opulente nazioni del Nord del pianeta, anche a causa di palesi ingiustizie economico-finanziarie, si sono dimostrate incapaci di accompagnare quelle afro-asiatiche e latino-americane in un cammino di autentica liberazione.

Una delle ragioni di questo mancato incontro tra popoli è certo da ricercare nella incapacità di far leva sulle rispettive tradizioni religiose per proporre un progetto realistico di vita buona e di buon governo.

Invece l’attenzione alla dimensione religiosa dei popoli è imprescindibile anche oggi se si vuol guardare al loro incontro. Ne sono conferma le recenti vicende europee.

Dopo il 1989, quando il crollo dei regimi comunisti ha suscitato l’irrompere di grandi speranze messianiche (non a caso si è parlato di ‘fine della storia’), si è pensato che nel trionfo di un sistema politico-economico, il liberismo, si celasse la ricetta di un futuro ormai segnato da uno sviluppo linearmente progressivo. Quanto quelle speranze fossero mal riposte lo constatiamo oggi di fronte ad una crisi economica e finanziaria senza precedenti, che ci costringerà a ripensare ‘ almeno così ci auguriamo – in modo creativo i nostri stili di vita personali e comunitari.

2. Religione, modernità e sviluppo

 

La fine della fede cieca nella possibilità di un progresso lineare e praticamente infinito non segna solo il cedimento di un sistema politico-economico, ma costringe a ripensare il delicato rapporto fra religione, modernità e sviluppo…
(il testo integrale dell’intervento è nel file allegato)

[1] Paolo VI, Populorum Progressio, 1.