FESTA DELLA «MADONNA DELLA SALUTE»
21-11-2003

BASILICA DELLA MADONNA DELLA SALUTE
2 Sam 7, 1-5.8-11.16; Rom 8, 28-30; Gv 2,1-11

Venezia, 21 novembre 2003

1. «Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò perché abiti in casa sua» (2Sam 7, 10). Così il Signore, attraverso il suo profeta Natan, parla al re Davide. Nessuno meglio di Lui conosce il cuore dell’uomo e sa che egli ha bisogno di un luogo in cui affondare le proprie radici, di una casa dove vivere in «serenità e salute» (Orazione di Colletta).
Lo avevano ben compreso i nostri padri quando, colpiti nel 1630 dal flagello della peste, ai fini di risanare la loro dimora edificarono questo tempio alla Santissima Vergine, Madonna della Salute. Il voto che anche quest’anno, guidati dalle nostre autorità civili e militari, abbiamo voluto sciogliere a nome di tutto il popolo veneziano, non è solo un rito di ricordo ma intende esprimere la nostra odierna supplica alla Vergine perché ottenga da Suo Figlio la liberazione dalla peste della violenza, del terrorismo e della guerra.
‘Madonna della Salute, dirigi i nostri passi sulla via della pace. I passi di ognuno di noi, dei piccoli e dei potenti, dei singoli e di tutte le nazioni’.

2. Qual è la via della pace che la Vergine ci indica? È l’attuarsi del disegno buono del Padre che la Seconda Lettura ci ha indicato. Ognuno di noi è stato chiamato a partecipare a questo disegno. È un disegno di giustizia e di gloria, vale a dire di piena realizzazione (cfr. Rm 8, 28-30).
Come si attua in concreto? Ogni uomo e ogni donna sono resi «conformi all’immagine del Figlio suo perché Egli sia il primogenito di molti fratelli» (Rm 8, 29). La Chiesa, la comunità cristiana, il noi ecclesiale, frutto prezioso della redenzione che Gesù Cristo, «autore della vita, medico del corpo e delle anime» (Orazione di Colletta), è venuto a compiere, sono il cuore di questo disegno. Ognuno di noi vi partecipa in forza della fede e del battesimo. Siamo fisicamente legati, incorporati in Lui come membra vive del Suo Corpo: la Chiesa è nuovo e definitivo popolo di Dio.
La nostra presenza, così imponente, in questa Basilica, che oggi rifulge in tutta la sua bellezza, dice proprio il nostro essere un popolo di salvati.
Perché questa umanissima esperienza di libertà personale e comunitaria si radichi capillarmente in mezzo alla gente, il cristianesimo, fin dal IV secolo, ha dato vita alle parrocchie: la Chiesa ‘tra le case vicine’. Lo Spirito Santo non ha mai cessato di arricchire la sua Chiesa di carismi e ministeri, affinché tutti gli uomini possano toccare con mano la vicinanza di Cristo. E Maria, come a Cana, non cessa di prendersi cura di chiunque la invochi, spingendo il Suo amatissimo Figlio a beneficarci. Come fece allietando col vino buono il finale di quel celebre banchetto nunziale.

3. La Chiesa di Dio che è in Venezia intende, con tenace umiltà, riproporre a tutti e a ciascuno la sua capillare presenza, attraverso le comunità parrocchiali ed associative sul territorio e in tutti gli ambienti di vita.
Dal battesimo dei nostri bimbi, fino alla sepoltura dei nostri cari, nel tempo della gioia ed in quello del dolore, in quello del lavoro ed in quello del riposo, nella cura di ogni singolo e nell’edificazione dei corpi sociali, le comunità cristiane vogliono continuare ad essere la dimora in cui si rigenerano gli affetti familiari e si approfondiscono le capacità di edificazione del popolo. «Io ‘ dice Dio ‘ sarò con te dovunque» (cfr Prima Lettura). Famiglie e comunità diventeranno in questo modo protagonisti attivi della vita sociale. Presenti in tutti gli ambienti dell’umana esistenza essi potranno proporre quella logica di gratuità che dalla famiglia, radicata nella più ampia dimora della parrocchia, si dilata a tutti i livelli dell’umana convivenza: dalla propria abitazione al quartiere, dal municipio alla nazione e al mondo intero.
È la comunione vissuta come principio di organizzazione materiale dell’esistenza a permettere al nostro popolo la serenità e la pace (salute), abilitandolo, come diceva la preghiera di Colletta, a servire «sempre con cuore generoso e fedele».

4. Questo è lo spirito con cui dobbiamo guardare anche alla vicenda del referendum che ha visto impegnato il nostro popolo domenica scorsa. Il realismo, tanto caro al cristianesimo, ci obbliga ad imparare da tutto ciò che accade. Niente deve andare perduto. Sempre, e soprattutto in campo socio-civile, ognuno di noi, secondo le proprie responsabilità e nella necessaria distinzione di competenze, è chiamato a collaborare perché il bene comune – la vita buona – sia tenacemente perseguito. Dobbiamo quindi ora raccogliere, nei modi più adeguati, tutte le istanze autentiche portate avanti da entrambe le parti che si sono civilmente confrontate. Solo così, nel rispetto della sensibilità propria ed altrui, si contribuirà all’obiettivo miglioramento della vita quotidiana. Un obbligo particolare incombe, a questo proposito, sulle autorità costituite. Si devono ripensare forme e modi sia dell’unità, sia delle imprescindibili articolazioni amministrative, per rispondere più efficacemente ai bisogni dei cittadini.
L’unità sostanziale che lega le popolazioni delle Venezie di mare e di terra deve essere favorita da duttili forme di governo che, essendo veramente vicine ai cittadini, non paralizzino nessun soggetto sociale e nessun ambito territoriale.
Limitarsi alle pure interpretazioni dialettiche del significato e dei risultati del referendum non è solo miopia politica, ma obiettiva rinuncia a camminare sulla via della concordia.

5. Con materna delicatezza Maria Santissima si è fatta portavoce del bisogno di quegli sposi rimasti senza vino durante la festa delle loro nozze. Il Vangelo ce la mostra come Madre previdente che ha a cuore la ‘riuscita’ dei suoi figli.
La sua materna sollecitudine raggiunge oggi anche noi. Dalla punta della Dogana la Madonna della Salute vigila e protegge la nostra amata città. La rinsalda nel compito storico ed oggi più che mai attuale di essere città dell’umanità. Città che parla a tutta l’umanità e città che tutta l’umanità visita. Quale responsabilità per il bene sacro della pace!
Allora noi ci affidiamo a Maria. Ai Suoi piedi mettiamo tutti i bisogni del nostro popolo, quelli materiali e quelli spirituali, quelli conosciuti e quelli più segreti che custodiamo nel fondo del nostro cuore.
‘La Tua materna e potente intercessione, o Madre, ottenga che ogni nostra domanda, esplicita o implicita, si compia secondo la volontà di Tuo Figlio e per la Sua gloria che è il nostro bene’. Amen.