Epifania 2004: omelia del Patriarca
06-01-2004

SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE
Is 60, 1-6; Sal 71; Ef 3, 2-3.5-6; Mt 2, 1-12

1. «Cammineranno i popoli alla tua luce» (Is 60,3). La redenzione svela (epifania) quel disegno del Padre che, dice San Paolo, non era stato «manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come al presente è stato rivelato» (Ef 3,5). Questo è il disegno del Padre: fare di Cristo il cuore del mondo. Infatti Egli è il Re, come affermano i Magi venuti dall’Oriente, sconcertando i potenti di turno. All’universalità anelano, in forza della comune appartenenza alla natura umana, tutti gli uomini e tutti i popoli. La stessa tanto discussa globalizzazione, così come il bisogno di rifondare le varie organizzazioni di ‘governo’ mondiale, sono radicate in questa costitutiva tendenza al bene dell’universalità.
Essa si realizza attraverso l’unità dei popoli e delle nazioni nella famiglia umana. Per raggiungere questo prezioso risultato l’unità deve però investire tutti gli ambiti espressivi dell’esistenza: da quello più intimo della persona e della famiglia a quello pubblico della società civile.
Eppure, pur tendendo al bene prezioso dell’universalità con tutte le nostre forze, noi non sappiamo costruirla. Troppo spesso, anzi, sembriamo cospirare per distruggerla. Penso alle dolorose ferite inflitte al corpo della famiglia o a quello della società. Penso al tentativo delirante di trasformare l’uomo in oggetto del proprio esperimento, al riaffiorare allarmante dei conflitti sociali, degli egoismi nazionalistici, penso alla recrudescenza del terrorismo, alla tragedia della guerra’ Invece di affermare la forza del diritto, si vanta il diritto alla forza.

2. La solenne festa di oggi ci dice che Dio si è incaricato di ricostruire l’unità tra gli uomini rendendo possibile l’universalità. Come? Attraverso il dono del suo stesso Figlio, luce delle genti. Infatti questo prezioso dono è per tutti. Nessun uomo ne è escluso: «i gentili sono chiamati in Gesù Cristo, a partecipare alla stessa realtà, a formare lo stesso corpo, e ad essere partecipi della promessa» (Ef 3, 5-6). Oggi la Chiesa nostra madre, attraverso la liturgia, ci aiuta a prendere coscienza di tale vocazione invitandoci a riflettere su come il Padre realizza l’universalità attraverso l’unità.
Ce lo manifesta il Bambino che i Magi non si stancano di cercare. Egli ci rivela la vita stessa del Dio Uno e Trino, mistero incandescente di amore che spiega ogni differenza e la pacifica. Lo si vede nella creazione, nell’incarnazione e nella redenzione, che scandiscono la triplice manifestazione dell’amore del Dio Uno e Trino verso ogni uomo e tutta l’umana famiglia. Con la creazione l’Amore chiama dal nulla il mondo, nell’incarnazione del Figlio elargito per amore, attraverso Maria, l’uomo non è più antagonista di Dio ed infine nella redenzione il male che ci separa da Dio è vinto per l’abbassamento amoroso ed inaudito del Crocifisso risorto. Per questi tre grandi misteri della nostra fede la differenza fra Dio, l’uomo ed il mondo non è più divisione e rottura, ma è positivamente trattenuta nell’unità da Dio che è Amore.

3. Il Prefazio ci farà dire tra poco: «oggi in Cristo luce del mondo Tu hai rivelato ai popoli il mistero della salvezza». Oggi! In un certo senso non c’è nulla di ulteriore. Oggi ognuno di noi – ogni uomo – può godere del prezioso scambio tra Dio e l’uomo.
L’universalità quindi non è un traguardo, tanto generico quanto impossibile, perseguibile da umane ideologie, né il frustrante progetto di uomini carichi di buone intenzioni. I Magi l’hanno toccato con mano: quel bimbo singolare, da loro adorato in una grotta dell’oscuro villaggio di Betlemme, è Dio. In Lui l’Universale si attua ‘ prodigio inaudito..! – dentro il particolare. Il tutto si dona nel frammento.
La Festa di oggi rende manifesto (epifania) che in Gesù Cristo la dignità dell’uomo, di ogni uomo, è riscattata. La convivenza tra i popoli diventa possibile, perché la comune appartenenza all’umana natura voluta dall’unico Dio, Padre di tutti, non è annullata da alcuna differenza di razza, di nazione, di cultura e di religione. L’Occidente si è costruito, non senza antitesi e contraddizioni, su questo bimbo adorato che valorizza ogni differenza dentro l’unita! Ed oggi tutto il mondo, ormai villaggio globale, per avere futuro può guardare a Lui con rinnovata speranza.
Ecco il contenuto della manifestazione del Signore a tutti i popoli ‘ dell’Epifania -: Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, redentore di ogni singolo uomo e di tutti i popoli.

4. Il dono della salvezza universale, il Natale del Bambino Gesù, che rende possibile l’unità dell’io e dell’universale famiglia umana ci chiama però ad una scelta. Implica la decisione di accogliere o di rifiutare i segni che il Signore ci offre per riconoscere la Sua dolce presenza. Questa scelta inizia, in modo quasi impercettibile, nel profondo del cuore di ognuno di noi. Lo vediamo nella decisione drammatica di Erode, il cui turbamento carico di menzogna diventò violenza («Erode restò turbato (…) quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo»: Mt 2, 3.8). Ma lo contempliamo soprattutto nella semplicità dei Magi che decisero di restare fedeli alla stella e giunsero ad adorare il Bambino con «grandissima gioia» (Mt 2, 10).

5. San Leone Magno ci ricorda che «questa stella (il segno) ci esorta particolarmente ad imitare il servizio che essa prestò, nel senso che dobbiamo seguire, con tutte le nostre forze, la grazia che invita tutti al Cristo. In questo impegno, miei cari, dovete aiutarvi l’un l’altro» (Discorso per l’Epifania 3). Con queste parole il grande Papa identifica la realtà a cui la stella ci conduce. Essa ci guida nel luogo dove si trova il Bambino. Oggi questo luogo è la Chiesa. La Chiesa, primizia di unità tra gli uomini, ogni giorno ci testimonia come la salvezza universale passa dal particolare concreto. Come Dio, l’universale, si è comunicato a noi nel singolare concreto di Gesù Bambino, così la Chiesa, che è universale (Catholica), ci viene incontro attraverso la capillare e variegata presenza delle parrocchie e delle varie aggregazioni di fedeli, antiche e recenti, che vivono al cuore dei più svariati popoli, dentro ogni cultura, fin nel più sperduto villaggio.

6. «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre» (Mt 2, 11). Entrati nella casa: la vita della comunità cristiana costituisce la condizione concreta e, nello stesso tempo, l’ambito identificabile in cui incontrare il Bambino, per riconoscere il dono dell’universale salvezza, aderirvi e così fare l’esaltante esperienza dell’unità dell’io, della famiglia, della comunità.
Come i Magi anche noi oggi «abbiamo visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Antifona alla comunione). Chiediamo a Colei che è nostra Madre di donarci occhi semplici e un cuore grande nell’amare per riconoscere i segni della Sua presenza.
Così l’epifania di Gesù esalta la vocazione di Venezia come città dell’umanità. Essa si radica nella forza culturale del nostro battesimo, nel quale ci è stata data la salvezza. Allora, come i Magi, dopo queste feste riprendiamo il viaggio della quotidiana esistenza. Le nostre giornate si trasformino in offerta affinché tutti possano conoscere e amare Gesù, luce delle genti. Amen.