Discorso alla cerimonia per il conferimento del Premio Alpe Adria al Patriarcato di Venezia
 Alla Fondazione Cini, martedì 19 novembre 2002
19-11-2002

Assemblea Plenaria della Comunità di Lavoro Alpe Adria

Venezia, 19 novembre 2002

Conferimento del Premio Alpe Adria al Patriarcato di Venezia

+ Angelo Scola
Patriarca di Venezia

1. Illustrissimo Signor Presidente Giancarlo Galan, Presidente della Comunità di Lavoro Alpe Adria,
Illustrissimi Signori Presidenti delle Regioni della Comunità di Lavoro Alpe Adria,
Illustri Autorità,
Egregi Signori e Gentili Signore,

Chi, come me, senza averlo previsto né programmato, è chiamato a diventare veneziano, è quasi sopraffatto dall’inestimabile ricchezza della storia e del patrimonio umano – sia esso culturale, sociale o civile ‘ di questa terra. È una opulenza che si propone a chiunque visiti Venezia attraverso il fascino delle sue bellezze naturali e artistiche, corroborato dalle continue testimonianze che a questa singolare città rendono uomini e donne di ogni tradizione e cultura.
Il Premio con cui la Comunità di Lavoro Alpe Adria vuole oggi insignire il Patriarcato di Venezia ne costituisce un chiaro esempio. Nell’affermare pubblicamente, quale motivazione per il conferimento di questo Premio, che la Chiesa in Venezia è soggetto di una ‘tradizione spirituale e culturale da secoli impegnata a costruire ponti di dialogo e relazioni di pace tra Occidente e Oriente’, la Comunità Alpe Adria fa onore a tutto il popolo cristiano che vive nelle Venezie di terra e di mare.
Con questa scelta Voi dimostrate anche una squisita sensibilità sociale, riconoscendo nei popoli i veri soggetti della società civile, della quale – come rappresentanti delle Istituzioni – Vi ponete al servizio. Quella etnia sui generis che è la Chiesa di Dio, come ebbe a dire in un memorabile discorso Paolo VI, si è mostrata lungo la sua storia particolarmente capace – e l’Europa ne dà prova in ogni sua regione e città – di favorire l’inviolabile dignità dell’uomo, pilastro sul quale, non senza travagli e prove talora dolorissime, si è andata costruendo e sviluppando una democrazia sostanziale. Come non ricordare, ad esempio, l’evoluzione che la nozione del civis romano trovò nel concetto di persona elaborato in modo originale dal cristianesimo? Un approfondimento che, arricchito non senza dialettica dalle moderne correnti di pensiero, si trova oggettivamente alla radice della proclamazione della Carta dei diritti dell’uomo su cui si fondano tutte le moderne società democratiche.

2. Questa benefica opera di civiltà promossa dai cristiani riguarda da vicino la storia delle Regioni che costituiscono la Comunità di Lavoro Alpe Adria. E in questo contesto non mancano studi approfonditi per mostrare come i rapporti tra il Patriarcato di Venezia e quelli di Grado e Aquileia diedero vita ad un solido legame tra le nostre regioni, favorito proprio dal cristianesimo.
Sarà sufficiente fare qualche esempio. Il Patriarca Paolino di Aquileia (786-802) , già grammatico alla corte carolingia, si impegnò a fondo per portare l’annuncio cristiano ai popoli della Carinzia, agli Sloveni e ai popoli delle terre viciniori, innestandoli nel cosiddetto rito patriarchino della metropoli e facendo loro gustare i suoi inni. Erano canti di provata dottrina teologica, imperniati sulla devozione alla cathedra Petri nell’orizzonte della romanità e sull’Eucaristia come sacramento di vincolo sociale. Si ricordi il suo suggestivo canto: Ubi caritas et amor, ibi Deus est.
Merita un cenno l’appoggio dato in epoca successiva, nella prima metà dell’XI secolo, dalla Repubblica e dal Patriarcato di Venezia alla missione evangelizzatrice di san Gregorio Sagredo. Uscito dal monastero cluniacense di San Giorgio Maggiore ‘ sede in cui ora ci troviamo ‘ e collaboratore di santo Stefano, primo re di Ungheria, egli contribuì a diffondere un cristianesimo dai caratteri per così dire ‘veneti’ tra il suo popolo. E lo fece nella fase di passaggio dalle scorrerie che devastarono l’Europa centrale alla condizione stanziale, che diventerà definitiva e da allora quel popolo manterrà sempre, sul piano politico-culturale, un rapporto privilegiato con la Repubblica di San Marco.

3. Ma ritorniamo al presente. Le regioni partecipanti alla Comunità di Lavoro Alpe Adria, proprio partendo dai legami geografici, storici e culturali esistenti, cercano di affrontare insieme i problemi relativi alle comunicazioni, alla produzione e trasporto di energia, all’agricoltura e all’economia forestale, all’economia idrica, al turismo, alla protezione dell’ambiente e della natura, alla conservazione e promozione della cultura’ Tutte questioni dai risvolti concreti che esaltano l’importanza del lavoro delle preziose comunità intermedie di cui Voi siete singolare espressione in Europa. Esse contribuiscono a rendere i popoli effettivi arbitri di quel compromesso nobile che costituisce l’arte della politica.
Rinnovando alla Comunità di Lavoro Alpe Adria il grazie a nome del popolo cristiano del Patriarcato di Venezia, mi preme ribadire, sulla scorta dell’alto magistero di Giovanni Paolo II, l’impegno, storicamente ben documentato nelle vicende veneziane, di proporre la religio quale coefficiente pubblico di primaria importanza per il ben-essere dei popoli. A questo continua a stimolarci il sempre valido ideale della pax venetiana, che ha posto, lungo il corso della storia, le autorità veneziane ai ripari dal rischio di trattare la religione quale instrumentum regni.
Di questa testimonianza, le nostre regioni, l’Europa e il mondo intero hanno urgente bisogno in questo travagliato momento.
La figura e l’azione dei Patriarchi che mi hanno preceduto nel XX secolo ‘ e tra questi intendo ricordare non solo i più famosi perché sono saliti al soglio di Pietro, Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I, ma anche tutti gli altri, Cavallari, La Fontaine, Piazza, Agostini, Urbani fino al mio diretto predecessore, il Patriarca Marco Cè, che ha profuso tante energie in più di ventitre anni di illuminata guida di questa amata Chiesa ‘ sono sicura garanzia per l’impegno presente e futuro dei cristiani della nostra terra.
A nome loro, provvidi interpreti della più recente storia veneta, e di tutti i veneziani ricevo, ultimo arrivato, il gradito Premio Alpe Adria.
Grazie.