"Aspetti sacrali della famiglia e impronte religiose sul matrimonio": intervento al convegno "Legami in famiglia tra invarianza e trasformazioni" (Monza, 12 novembre 2008)
12-11-2008

Università degli Studi di Milano Bicocca

 

Clinica di Neuropsichiatria Infantile

 

ASNEA

 

 

Convegno Internazionale

 

 

Legami in famiglia tra invarianza e trasformazioni

 

12-14 novembre 2008

 

 

 

12 novembre 2008 ‘ ore 15.00

 

Aspetti sacrali della famiglia e impronte religiose sul matrimonio

 

 

Card. Angelo Scola

 

Patriarca di Venezia

 

 

 

 

1. ‘Si può fare perciò si deve fare?’

 

 

«Non esiste nulla di più nobile del marito e della moglie. Marito e moglie, moglie e marito, raggiungono il divino» (Nichts Edlers sei, als Weib und Mann. Mann und Weib, und Weib und Mann, reichen an die Gottheit an). Le battute conclusive del celebre duetto di Pamina e Papageno nel Primo Atto de Il flauto magico di Mozart possono emblematicamente spiegare la scelta operata dai promotori di un Convegno, organizzato in ambito medico e clinico, di dedicare un’intera sessione al tema Aspetti sacrali della famiglia e impronte religiose sul matrimonio.

 

Il matrimonio tra l’uomo e la donna e la famiglia che ne consegue ‘ intesa questa non solo in termini di eventuale prole, ma anche nella sua realtà di legame tra le generazioni: si pensi ai nonni, ai fratelli, ai nipoti, ai cognati e ai cugini’ – è stato storicamente vissuto come uno dei contenuti essenziali dell’esperienza religiosa.

 

Quante volte, infatti, la stessa poesia ha fatto ricorso alla categoria di miracolo per parlare dell’assoluta gratuità e del carattere di dono proprio dell’amata. Così, ad esempio, Dante, nella Vita nova, descrive il suo incontro con Beatrice: «E par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare»[1]. Lo stesso contesto religioso emerge considerando la realtà del figlio come qualcosa che eccede assolutamente i propri genitori. A questo proposito genialmente Hölderlin (Il Reno) scrive: «’ Il più lo può la nascita ed il raggio di luce che al neonato va incontro»[2]. Questa ‘eccedenza’, questo raggio di luce è ciò che le tradizioni religiose identificano con il Mistero che permanentemente è all’origine di ogni cosa.

 

Per questo occorre riconoscere un dato universalmente evidente: il matrimonio-famiglia appartiene all’esperienza umana elementare. In tale esperienza si trova situato ogni uomo, credente e non credente. A conferma di questo dato basta rilevare che ogni uomo e ogni donna venendo al mondo porta con sé un’immagine, in buona misura inconscia, del proprio corpo[3], che dice sempre e simultaneamente differenza sessuale, relazione e fecondità. L’intreccio di queste tre fattori, che sono uso chiamare ‘mistero nuziale[4], è un’autoevidenza e, in questo senso, costituisce il luogo privilegiato in cui l’uomo accede originariamente alla verità di sé.

 

Non possiamo, tuttavia, dimenticare che la considerazione dell’impronta religiosa del matrimonio-famiglia è, almeno in Occidente, sempre meno riconosciuta dalla mentalità comune. Non appare azzardato ipotizzare all’origine di una tale trasformazione di mentalità, la sempre più marcata incomprensione dell’inscindibilità dei tre fattori del mistero nuziale[5]. Lo straordinario connubio realizzato negli ultimi due secoli tra scienze e tecnologie – in modo particolare negli ultimi decenni nell’ambito della biologia – ha prodotto – nella sfera dell’amore, del matrimonio e della famiglia – una serie di separazioni: tra la coppia ed il matrimonio, tra la sessualità e la procreazione, tra la coppia e l’essere genitori, tra l’essere genitori ed il procreare, ed infine tra la coppia-famiglia e la differenza sessuale[6].

(il testo integrale dell’intervento è nel file allegato)

 


[1] Dante, Vita nuova XXVI.

[2] In proposito cfr. S. Grygiel, Per guardare il cielo. Vita, vita umana e persona, in A. Scola (a cura di), Quale vita? La bioetica in questione, Mondadori, Milano 1998, 43-73, 357-359.

[3] Cfr. F. Dolto, L’immagine inconscia del corpo, Bompiani, Milano 2001

 

[4] Cfr. A. Scola, Il mistero nuziale. 1. Uomo ‘ Donna, Pontificia Università Lateranense ‘ Mursia, Roma 1998 e Il Mistero Nuziale. 2. Matrimonio-Famiglia, Pontificia Università Lateranense ‘ Mursia, Roma 2000.

[5] «Se, da una parte, l’espressione mistero nuziale indica l’unità organica di differenza sessuale, amore (relazione oggettiva all’altro) e fecondità, dall’altra essa fa obiettivamente riferimento, in forza del principio dell’analogia, alle diverse forme dell’amore che caratterizzano sia l’uomo-donna, in tutti i suoi derivati (paternità, maternità, fraternità, sonorità, ecc.), sia il rapporto di Dio con l’uomo nel sacramento, nella Chiesa, in Gesù Cristo per giungere fino alla Trinità stessa», Scola, Il mistero nuziale 2, 81.

[6] Cfr. ibid., 82.