Appunti dell'omelia nel mercoledì delle Ceneri (Venezia, 6 febbraio 2008)
06-02-2008

Basilica Patriarcale di San Marco

 

Venezia, 6 febbraio 2008

 

Mercoledì delle ceneri

 

Gl 2, 12-18; dal Salmo 50; 2Cor 5, 20-6,2; Mt 6, 1-6. 16-18

 


Appunti Omelia Card. Angelo Scola, Patriarca

 



1. «Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti». Ci è ridata una possibilità. Quale? Le ceneri ci ricordano cosa sarebbe la nostra vita senza Cristo, sono un richiamo a ciò che saremmo stati senza la sorprendente misericordia da cui siamo stati salvati. A causa del peccato finimmo nel nulla (deriva nichilista): «vituperio e derisione delle genti»(Gioele, Prima Lettura). Questo è «il momento favorevole, il giorno della salvezza» (2Cor, Seconda Lettura).

È la ragione per cui il credente compie anche questo gesto segno di penitenza e digiuno nella gioia: «Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto» (Mt 6, 17).


2. La sorpresa della Sua misericordia mette al lavoro (ascesi): «Vi supplichiamo, in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (Seconda Lettura).

Conversione e penitenza, due parole chiave che descrivono la responsabilità del nostro lavoro quaresimale.

3. Conversione: «Laceratevi il cuore e non le vesti» (Gl 2, 13). L’etimo della parola penitenza deriva dal latino penitus, interno, intimo. L’essenza della penitenza è una specie di rifusione del nostro essere, del nostro modo di pensare, del nostro modo di amare che vale di più di ogni mortificazione esteriore o di ogni esteriore rinuncia. Anche se queste ne sono segni importanti.

 

«Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini» (Mt 6, 5). Ipocrisia, etimologicamente, è la commedia recitata, perciò qualcosa di giustapposto, che non incide sulla radice del nostro io: giudizio e libertà. La verifica che la mia fede funziona nel reale è se cambia la mia umanità.

 

4. La conversione implica una coraggiosa e salutare valutazione della propria miseria. «Contro te, contro te solo ho peccato» (Sal 50): riconoscere il proprio peccato coincide con la dolorosa ammissione dell’essersi sottratti al rapporto con Lui. Non tanto con uno scorato avvilimento che è l’estrema arma del demonio per paralizzare la nostra libertà in uno sterile egotismo.

Il riconoscimento del proprio male e la disponibilità all’espiazione sono possibili solo dentro la rinnovata esperienza della Sua misericordia: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio» (2Cor 5,21).

Sottrarsi al rapporto con Lui ha un test: sottrarsi alla comunione tra noi e a quel suo punto cruciale che è il rapporto autorevole.

5. La Quaresima inizia con la memoria dei quaranta giorni di Gesù nel deserto. Quaranta giorni di dialogo con il Padre, esperienza consapevole e intensa del Suo amore filiale. Deserto: salutare richiamo al silenzio nel multiloquio (che è spesso vaniloquio) di questa nostra società delle reti. »I santi del Signore consapevoli che la parola dell’uomo è l’inizio dell’errore umano, amano il silenzio» (Ambrogio, De officiis 1, 6). «Cristo vuol essere seriamente cercato e non ama le chiacchiere» (Ambrogio, De virginitate 84). Il silenzio è l’humus della preghiera. «Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto» (Mt 6,6).

6. «Convertitevi, e credete al Vangelo»: questo è l’invito che la Chiesa ci fa oggi, imponendo le ceneri sul nostro capo, così che «mediante le opere di carità e penitenza’ possiamo celebrare la Pasqua» (Orazione sulle offerte). Al centro il comandamento dell’amore.

 

«L’intero Vangelo non si riassume forse nell’unico comandamento della carità? La pratica quaresimale dell’elemosina diviene pertanto un mezzo per approfondire la nostra vocazione cristiana. Quando gratuitamente offre se stesso, il cristiano testimonia che non è la ricchezza materiale a dettare le leggi dell’esistenza, ma l’amore. Ciò che dà valore all’elemosina è dunque l’amore, che ispira forme diverse di dono, secondo le possibilità e le condizioni di ciascuno» (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2008, n. 5).

 

‘Pane per amor di Dio’.

«Crea in me un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo» (Sal 50). Amen