1. Domenica, 4 febbraio, la Chiesa Italiana celebrerà la XXIII Giornata della Vita. Essa è stata promossa dopo la legalizzazione dell’aborto diretto ed è andata diffondendosi in molte Chiese del mondo. Ha come obiettivo di maturare una coscienza consapevole circa l’intangibilità dell’essere umano, da Dio chiamato per nome come figlio, indisponibile ad ogni potere umano, a maggior ragione trattandosi di un essere innocente.
Anche quest’anno i Vescovi italiani accompagnano la Giornata con un loro messaggio: in esso non solo si rinnova il rifiuto del ricorso all’aborto diretto in tutte le sue forme, ma si esorta vivamente ad aprirsi alla nuova vita che nasce, con generosità e responsabilità, superando l’attuale situazione di calo demografico, che mortifica la gioia della famiglia e spegne le speranze del nostro futuro.
2. La Giornata per la Vita guarda anche all’altra parte della famiglia umana, quella degli anziani, anch’essa segnata dalla debolezza. Anche intorno a questa fascia d’umanità deve attivarsi una più vigile responsabilità. L’anziano è ormai fuori del ciclo produttivo, tendenzialmente debilitato nelle forze, bisognoso d’assistenza. Va però sottolineato che gli anziani sono generalmente coloro che hanno costruito il nostro benessere.
Anche su questi versanti la nostra cultura, segnata da una produttività frenetica, rischia la disumanità più dura. L’anziano non deve essere consegnato alla solitudine affettiva, anche quando la famiglia non è in grado di provvedere da sola al parente non autosufficiente o gravemente ammalato. La solitudine affettiva è una morte anticipata.
3. Di fronte al problema dell’aborto e alla sofferenza dell’anziano, due urgenze si impongono alla saggezza delle comunità cristiane:
3.1 L’impegno educativo delle giovani generazioni: è compito delle famiglie, della Chiesa e della scuola e, a suo modo, dello stato. Educare i giovani a percepire il valore personale della loro sessualità e a vivere responsabilmente la loro affett
ività, è uno dei compiti educativi più alti. Oggi si tende a dare ai giovani molte informazioni (conoscenza delle lingue e delle moderne tecnologie…), senza preoccuparsi di garantire loro anche una costellazione di valori che orienti le scelte della vita, dimenticando che proprio su queste scelte e sulla capacità di agire con motivata consapevolezza si costruisce la maturità di una persona.
Le famiglie e le comunità cristiane devono prendere coscienza del loro primario impegno educativo. E’ necessario far emergere i bisogni profondi dei giovani ed educare le loro domande, non esonerandoli dalla fatica di trovare e costruire le risposte vere, sostenendoli invece in tale sforzo. L’accontentarli, declinando il difficile e paziente compito di motivare dialogando e di educare, è disimpegno e, talora, tradimento.
3.2 Il volontariato gratuito. Mi riferisco ora al volontariato a favore degli anziani non autosufficienti, siano essi in famiglia o in case d’accoglienza. Oggi più di ieri esiste nelle comunità una fascia di persone in buona età e in pienezza d’energie, provviste d’una pensione che li mette in grado di far a meno d’un lavoro retribuito e di aiutare altri (ammalati o anziani) a vivere bene: spesso, negli anziani, non è il dolore che più pesa, ma la sofferenza della solitudine e dell’abbandono.
Amo pensare che il modo migliore per ringraziare il Signore che ci mantiene a lungo in vita sia proprio quello di impiegare il tempo ad aiutare i più deboli a vivere serenamente i loro giorni. Quando si è circondati d’affetto la vita cambia; anche il dolore, se é sostenuto dall’amore, assume un altro volto.
4. La cultura della vita è una sfida per la comunità cristiana all’inizio di un nuovo millennio. Impensabili progressi scientifici oggi sono capaci di sconfiggere molte malattie, di allungare la vita e di accrescere il benessere. Però se manca una coscienza vigilante, c’è il rischio di costruire una società dalle disuguaglianze disumane, selvaggiamente d
om
in
ata dal denaro, dal mercato e dalla volontà di supremazia sull’altro: una società radicalmente contro l’uomo e, perciò, contro Dio.
Che il nostro sia un futuro per la vita: è l’augurio che ci facciamo all’inizio del terzo millennio.