Lettera del Patriarca alla Diocesi per la Quaresima 2014
Lettera
Il sacramento della conversione e della gioia
– Lettera per la Quaresima 2014 –
 
Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa che è in Venezia,
 
Vi scrivo all’inizio del tempo quaresimale per dirvi la mia vicinanza e il mio affetto in questi giorni che segnano il cammino della Chiesa verso la Pasqua; il mio grazie, in particolare, va a quanti – presbiteri, diaconi, consacrati, consacrate e laici – servono con impegno e più da vicino il Vangelo.
 
Desidero soffermarmi con tutti, in particolare con i presbiteri che ne sono i ministri (ossia i servitori), sul sacramento della penitenza e riconciliazione che qui mi piace indicare come il sacramento della conversione e della gioia.
 
Papa Francesco ci propone incessantemente il volto di una Chiesa estroversa, gioiosa e ‘in uscita’ , che reca al mondo il buon annuncio di Cristo risorto, vincitore del peccato e della morte. È proprio l’esortazione Evangelii gaudium, già nel suo inizio, a indicare la gioia come condizione che caratterizza il Vangelo e l’evangelizzatore; il Papa lega strettamente gioia, Vangelo e liberazione dell’uomo.
 
Ecco le sue parole: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui – è questo il motivo della gioia – sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.‘ (Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n.1).
 
In Quaresima – tempo di ritorno a Dio e di riconciliazione – dobbiamo accogliere l’invito del Santo Padre percorrendo le vie che la Chiesa ci offre per liberarci dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore e dall’isolamento. E tra queste il Papa, più volte, ha indicato il sacramento della penitenza e della riconciliazione.
 
Egli ci ha ricordato anche di recente (v. Udienza generale, 19 febbraio 2014) che questo sacramento scaturisce direttamente dal mistero pasquale. La sera di quello stesso giorno, infatti, Gesù incontra i discepoli, si fa riconoscere e alitando su di loro lo Spirito Santo dice: ‘A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati’ (Gv 20,23).           
 
 
La Quaresima è il tempo in cui la Chiesa si prepara alla Pasqua; è, quindi, del tutto logico che la liturgia – fin dal primo giorno, il mercoledì delle Ceneri – faccia risuonare l’invito dell’apostolo Paolo: ‘Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio’ vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio’ (2 Cor 5,20. 6,1).
 
 
Paolo qui allude ad uno spazio e ad un tempo che sonoinsieme, ‘grazia’ (ossia ‘dono’) e ‘libertà’ (ossia ‘scelta personale’). E proprio all’interno di tale spazio e tale tempo, Dio – che è Padre misericordioso – veglia con pazienza e tenerezza su ciascuno di noi e ci attende.
 
Così, con fiducia e amore, all’inizio della Quaresima – ‘tempo favorevole’ – desidero rivolgermi ai pastori e ai fedeli. Riscopriamo insieme come Chiesa – comunità del Risorto – la gioia della riconciliazione tramite il sacramento che i Padri hanno considerato come ‘secondo battesimo’. Lo chiamavano così perché celebrato dopo la prima ‘grande riconciliazione’, quella battesimale, ma si servivano anche dell’appellativo ‘battesimo doloroso’, in quanto il cristiano vi è coinvolto con il faticoso cammino penitenziale.
 
Sant’Ambrogio usa un’espressione bellissima che può aiutarci a capire quanto i Padri prendevano con serietà il cammino che conduce all’incontro col Dio della misericordia: ”ci sono l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo e le lacrime della Penitenza‘(Sant’Ambrogio, Epistulae, 4,12: PL16, 1116B).
 
 
La penitenza o riconciliazione, quindi, è il sacramento del cristiano peccatore che, per le sue fragilità, ha bisogno di ritornare a Dio non una ma tutte le volte che si allontana da Lui. Ascoltiamo le parole del santo Padre: ”è la comunità cristiana il luogo in cui si rende presente lo Spirito, il quale rinnova i cuori nell’amore di Dio e fa di tutti i fratelli una cosa sola, in Cristo Gesù. Ecco allora perché non basta chiedere perdono al Signore nella propria mente e nel proprio cuore, ma è necessario confessare umilmente e fiduciosamente i propri peccati al ministro della Chiesa’(Papa Francesco, Udienza generale, 19 febbraio 2014).
 
 
Di seguito Egli ribadisce l’importanza di confessare umilmente e con fiducia i propri peccati al ministro della Chiesa, ossia al sacerdote: ‘Nella celebrazione di questo Sacramento, il sacerdote non rappresenta soltanto Dio, ma tutta la comunità, che si riconosce nella fragilità di ogni suo membro, che ascolta commossa il suo pentimento, che si riconcilia con lui, che lo rincuora e lo accompagna nel cammino di conversione e maturazione umana e cristiana. Uno può dire: io mi confesso soltanto con Dio. Sì, tu puoi dire a Dio ‘perdonami’, e dire i tuoi peccati, ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa. Per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa, ai fratelli, nella persona del sacerdote’(Papa Francesco, Udienza generale, 19 febbraio 2014).
 
 
Riscoprire la gioia del sacramento della penitenza e della riconciliazione è far esperienza della misericordia del Padre e della Chiesa a partire proprio da dove, per fragilità ed egoismo, avevamo fatto quella della solitudine più compiuta: il peccato, frattura con Dio e i fratelli. 
 
Penitenza e riconciliazione, prima d’essere virtù umane, sono espressioni della grazia di Dio. Così il sacramento è, in modo visibile, grazia offerta alla nostra libertà attraverso un preciso segno ecclesiale che consta di un momento obiettivo che è ‘altro da me’ – l’assoluzione della Chiesa (tramite il ministro, vescovo o presbiteri, con la formula ”io ti assolvo…’) – ed uno soggettivo, tutto mio, ‘che mi appartiene’ (gli ‘atti’ del penitente: contrizione, confessione, soddisfazione).
 
Il sacramento della penitenza – istituito da Gesù Cristo(cfr. Gv 20,21-23)in vista dei peccati commessi dopo il battesimo, come ci ha ricordato papa Francesco – ha, quindi, per effetto la riconciliazione con Dio e con la Chiesa.
 
Il Concilio Ecumenico Vaticano II – l’evento ecclesiale più importante nella nostra epoca -, riprendendo l’antica tradizione dei Padri, tratta il sacramento della penitenza a partire dai temi della riconciliazione e della Chiesa (ecclesialità); tutti dobbiamo far più nostri i testi conciliari e il Catechismo della Chiesa Cattolica che ne è frutto. 
 
In tal modo la riconciliazione – gesto che solo Dio può compiere – restituisce l’uomo a Dio, l’uomo a se stesso e l’uomo alla Chiesa donandogli l’amicizia con Dio, la pace del cuore e la comunione con i fratelli.
 
La riconciliazione con la Chiesa risana la ferita che è stata inferta col peccato proprio alla comunione ecclesiale e, in tal modo, il sacramento non solo guarisce colui che si era allontanato da tale comunione ma dispiega il proprio effetto vivificante sulla Chiesa stessa che ha sofferto a causa del peccato di un suo membro.
 
Per accostarsi al sacramento in modo veramente libero e gioioso e, quindi, degno e fruttuoso sono necessari – come insegna il Catechismo del Concilio Vaticano II- l’esame di coscienza, il dolore dei peccati, il proponimento sincero di non peccare più, l’accusa dei peccati e l’accettazione di una penitenza con cui si intende riparare, almeno in parte, ai peccati commessi (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1448-1460).
 
 Nel nostro cammino pasquale poniamoci, in modo evangelico, in ascolto della Parola di Dio. Rileggiamo personalmente e comunitariamente la bella parabola del figliol prodigo ovvero del padre misericordioso (cfr. Lc 15,11-32), in cui Gesù stesso delinea la dinamica psicologica e spirituale della conversione e gli elementi costitutivi del sacramento (contrizione, confessione, soddisfazione e assoluzione). E tutto questo secondo lo spirito di Dio Padre misericordioso che abbraccia, bacia e fa festa per quel figlio ritrovato prevenendolo, nel perdono, al di là di ogni parola che egli potrà dire (cfr. Papa Francesco, Udienza generale, 19 febbraio 2014).
 
Incoraggio ed esorto affinché, in ogni comunità parrocchiale e religiosa, ai bambini dell’iniziazione cristiana, ai ragazzi del dopo confermazione, ai giovani, agli adulti, agli anziani e ai malati siano ‘aperti’ spazi congrui di catechesi su Dio Padre misericordioso e vengano offerte opportunità serene per celebrare, con rendimento di grazie, il sacramento della penitenza e della riconciliazione.
 
Soprattutto in questo periodo parroci e presbiteri vogliano predisporre, attraverso la presenza di un numero sufficiente di ministri, celebrazioni del sacramento secondo la forma delRito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale’(cfr. Rito della Penitenza, cap. II, 53), particolarmente idonea a mostrare e a far vivere le differenti ricchezze del sacramento qui delineate.
 
 
Un’ultima parola rivolgo proprio a voi, ministri del sacramento della misericordia del Padre, e mi servo di quanto Papa Francesco ha raccomandato durante un’udienza di qualche mese fa: ‘Il servizio che il sacerdote presta come ministro, da parte di Dio, per perdonare i peccati è molto delicato ed esige che il suo cuore sia in pace, che il sacerdote abbia il cuore in pace; che non maltratti i fedeli, ma che sia mite, benevolo e misericordioso; che sappia seminare speranza nei cuori e, soprattutto, sia consapevole che il fratello o la sorella che si accosta al sacramento della Riconciliazione cerca il perdono e lo fa come si accostavano tante persone a Gesù perché le guarisse’ (Papa Francesco, Udienza generale, 20 novembre 2013).
 
 
Dio, Padre di misericordia, conceda alla nostra amata Chiesa che è in Venezia, anche attraverso la gioiosa celebrazione del sacramento della conversione da parte dei ministri – chiamati ad essere pure i primi penitenti – e dei fedeli, la vera ‘riforma’ che nasce non da cose esterne ma dall’unica cosa necessaria: la santità che sgorga da Dio, dalla sua grazia.
 
Iniziamo con fiducia nel Padre della Misericordia – insieme alle comunità di cui siamo membra  – il cammino quaresimale salendo, con Gesù, verso Gerusalemme.
 
Tutti Vi porto nella mia preghiera e a tutti auguro sin d’ora una Santa Pasqua.
 
+ Francesco, patriarca  
06-03-2014