Carissimi,
mi rivolgo a tutti voi che vivete nella Chiesa di Venezia: la drammaticità della situazione è sotto gli occhi di tutti.
Le proporzioni del fenomeno sono epocali e la politica sembra trovare con fatica nuovi spiragli. I fatti o, meglio, gli uomini, le donne e i bambini in fuga da una morte pressoché certa ci interpellano. E la loro domanda è senza sconti!
Ciascuno di noi, con la sua comunità, è chiamato in causa: ormai sono centinaia di migliaia gli uomini, le donne e i bambini che fuggono dalle guerre e dalle dittature alla ricerca “disperata” di una possibilità di vita.
La fotografia del piccolo Aylan che ha scosso le coscienze, anche di quanti sembravano più restii, e lo ritrae sdraiato sul bagnasciuga, col volto rivolto alle onde di quel mare che poco prima lo aveva inghiottito, non ci racconta – possiamo esserne certi – un caso isolato. Quanti piccoli Aylan, infatti, ci rimarranno per sempre ignoti!
Il ringraziamento per quanto già fate è forte, come è forte la richiesta di crescere ulteriormente nell’impegno, coordinando sul territorio – a livello vicariale e delle nascenti collaborazioni parrocchiali – interventi concreti volti a suscitare sempre più una cultura della solidarietà e dell’accoglienza nel rispetto della persona.
Questa scelta segna anche una maturazione nel cammino di un’accoglienza che va oltre la logica ristretta del campanile. Scegliere la strada degli incontri concreti sul territorio, legando assieme le diverse realtà che vi operano, va oltre la logica dei grandi incontri – certamente belli e utili – ma l’urgenza chiede tempismo e concretezza, guardando alla realtà quotidiana nella quale viviamo.
Esorto, quindi, con animo trepidante a percorrere questa strada di concretezza e di ecclesialità collaborando con tutti coloro che vivono sul territorio; è un gesto di testimonianza e di conversione che ci prepara al grande Giubileo della Misericordia.
Tutti benedico con affetto e gratitudine grande
Francesco, patriarca